La legalizzazione della marijuana nel mondo

Gli elettori della California, del Massachusetts e del Nevada hanno votato a favore della legalizzazione della marijuana. Chiamati alle urne anche per scegliere il 45esimo presidente degli Stati Uniti, gli stati americani hanno deciso che si potrà crescere, vendere, trasportare e fare uso della pianta, non solo a scopo terapeutico ma anche ricreativo. Il consumo di marijuana verrà trattato

Gli elettori della California, del Massachusetts e del Nevada hanno votato a favore della legalizzazione della marijuanaChiamati alle urne anche per scegliere il 45esimo presidente degli Stati Uniti, gli stati americani hanno deciso che si potrà crescere, vendere, trasportare e fare uso della pianta, non solo a scopo terapeutico ma anche ricreativo. Il consumo di marijuana verrà trattato in modo simile a quello dell’alcol: vietato alle persone minori di 21 anni e negli spazi pubblici, sarà regolato e tassato severamente. L’Arizona, invece, si è espressa contro la legalizzazione e i risultati in Maine non sono ancora stati resi noti. In Florida è passato un emendamento costituzionale per la legalizzazione della marijuana per scopi terapeutici e anche il Nord Dakota e l’Arkansas hanno approvato misure simili.

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Coltivazione di marijuana in una serra © Uriel Sinai/Getty Images

Stati Uniti

Altri quattro stati – Colorado, Washington, Oregon e Alaska – hanno legalizzato la marijuana sia per scopi terapeutici che ricreativi. L’uso esclusivamente medico è invece legale in altri 25 stati e nella capitale Washington. Oggi più della metà degli americani è a favore della legalizzazione, dieci anni fa erano solo un terzo, secondo quanto riportato da un’indagine del 2015 del Pew research center. Chi è favorevole indica come motivazioni principali i benefici medici (41 per cento) e l’uso sicuro (27 per cento). Tuttavia, questo cambiamento è ancora limitato da argomentazioni convenzionali quali il fatto che la marijuana è dannosa per gli individui e la società, come espresso dal 43 per cento dei contrari, e che si tratta di una droga pericolosa che causa dipendenza, come ha invece specificato un terzo degli intervistati contrari.

Canada

Il nuovo primo ministro Justin Trudeau ha mantenuto la sua posizione a riguardo. Seguendo l’esempio degli Stati Uniti, il Canada dovrebbe arrivare a “legalizzare, regolare e limitare l’acceso”. Attualmente il paese permette l’uso terapeutico della marijuana per alleviare il dolore legato a malattie quali l’epilessia, l’aids e il cancro. Sono circa 30mila le persone registrate come pazienti che usano la marijuana a scopo terapeutico. Trudeau, inoltre, sostiene la legalizzazione per motivi di pubblica sicurezza: darebbe al governo il controllo sul mercato, diminuendone la distribuzione illegale che è particolarmente pericolosa per i giovani. “Tra i paesi industrializzati il Canada ha il più alto tasso di uso di marijuana da parte dei minorenni. Dobbiamo assicurarci che i nostri figli siano al sicuro”, ha affermato il premier.

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Marine americani pattugliano i campi di marijuana © Scott Olson/Getty Images

America Latina e Caraibi

Mentre le preoccupazioni dell’America settentrionale riguardano principalmente la salute pubblica, i politici dell’America Latina e dei Caraibi devono affrontare il problema della forte presenza di organizzazioni criminali nella regione. “La preoccupazione per la criminalità organizzata legata alla droga influenzerà la direzione della politica”, ha affermato nel 2013 Ivor Archie, presidente della Corte suprema di Trinidad e Tobago.

La risposta a livello regionale ai problemi legati alle droghe si è tradotta nella depenalizzazione graduale dell’uso di droga e nell’adozione di un approccio orientato alla salute. L’Organizzazione degli stati americani (Oas), uno dei più importanti organismi di integrazione regionale, sostiene questa prospettiva: “Il cambiamento principale è stato passare dal considerare chi fa utilizzo di droghe in modo criminale o da complice dei trafficanti, a vederli come vittime e dipendenti cronici”.

Messico

La marijuana è stata resa legale in Messico dalla Corte suprema sostenendo che il divieto dell’uso e del possesso personale viola il “diritto al libero sviluppo della personalità”. Si tratta di un’ulteriore dimostrazione del fatto che l’acceso dibattito sulla legalizzazione si sta spostando da questioni di sicurezza nazionale ad argomentazioni di carattere scientifico, dei benefici della regolamentazione di stato e dei diritti umani. Diamo uno sguardo più approfondito alle politiche riguardanti la marijuana in tutto il continente americano per capire come questo cambiamento abbia accelerato il processo di legalizzazione in alcuni paesi.

 

Uruguay

La riforma più radicale è stata attuata nel 2014 dall’Uruguay, che è così diventato l’unico stato del Sudamerica a legalizzare l’uso e la vendita di marijuana. La pianta può essere coltivata in casa per uso personale, o comprata in farmacie o in gruppi collettivi di “coltivatori”. L’ex presidente José Mujica, che ha introdotto la riforma, ha fornito argomentazioni quali la salute e la sicurezza. “Il divieto si era rivelato un eccezionale fallimento”, ha commentato Mujica. “Abbiamo perciò optato per regolamentare la vendita di marijuana. Vogliamo portare fuori dalla clandestinità chi ne fa uso e creare una situazione in cui possiamo dire: ‘state esagerando’”. Tuttavia, nonostante l’entusiasmo iniziale per questo piano, ci sono troppe parti che criticano l’efficienza della sua implementazione. “Il problema è la mancanza di informazione. C’è ancora molta ignoranza sulla marijuana”, ha affermato l’agricoltore Marcos Berneda.

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Manifestazione a favore della legalizzazione in Florida, negli Stati Uniti © Joe Raedle/Getty Images

Messico

Il dibattito non ha potuto che intensificarsi dopo la decisione della Corte suprema messicana dello scorso settembre per permettere a una paziente epilettica di 8 anni di sottoporsi a una cura a base di cannabis per alleviare il dolore. È stata la prima sentenza a favore della marijuana ad uso medico in Messico. L’apice della discussione più recente è stato raggiunto con la decisione storica presa a novembre del 2015 sempre dalla massimo tribunale messicano che ne favoriva l’uso su argomentazioni di diritti civili, con particolare riferimento al diritto al libero sviluppo della personalità. Il presidente Enrique Peña Nieto ha condannato la decisione, spiegando che “è provato che il consumo di questa sostanza danneggia la salute dei bambini e dei giovani”.

La legalizzazione della marijuana continua a rappresentare un problema sfaccettato per i politici. Nonostante si osservi in tutto il continente americano una tendenza generale verso un allentamento delle leggi a riguardo, la legalizzazione comporta benefici e rischi, rendendo perciò il processo estremamente controverso.

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