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A Palazzo Ducale di Genova una mostra dedicata ad Amedeo Modigliani ripercorre la breve vita dell’artista che ha saputo dipingere le donne con dei tratti indimenticabili.
Il mondo al femminile di Amedeo Modigliani arriva a Genova a Palazzo Ducale fino al 16 luglio: una splendida mostra ci porta alla scoperta dell’artista toscano che ha caratterizzato la sua opera con la presenza di donne enigmatiche e sensuali. Una pennellata unica l’ha reso riconoscibile e famoso, una vita difficile, affascinante.
Spesso i più grandi artisti vengono riconosciuti solo dopo la loro morte. È accaduto anche ad Amedeo Modigliani, livornese di nascita (1884), trasferitosi a Parigi da giovanissimo per coltivare la sua passione che è poi ben presto divenuta la sua arte. Un pittore e, forse non tutti sanno, scultore la cui carriera artistica è stata fortemente limitata dalla cagionevole salute che l’ha portato alla morte a soli 35 anni.
Nella Parigi dei primi del Novecento Modigliani visse gli epocali cambiamenti del mondo dell’arte: mentre prendeva forma il cubismo così come l’espressionismo ma il giovane artista italiano riuscì a individuare, perfezionare e seguire una sua linea espressiva che lo connotò per sempre. In vita e soprattutto dopo.
Sembra non essere stato influenzato sino in fondo da ciò che lo circondava, pur vivendolo a pieno: molto si è detto sulla sua vita dissipata, dell’uso di droga e alcol ma non tutti i biografi e critici sono concordi che sia stato un aspetto così rilevante della sua arte. Quel che è certo è che le sue donne ci appaiono sofisticate, altere e sole. Sembrano diverse e avulse da tutto il resto, come la sua arte. I circa trenta dipinti in mostra a Genova sono un breve viaggio in un universo femminile con poche ma intense tappe sensuali. Le stesse che presentate negli anni di Modigliani – nel 1917 –, vennero considerate scabrose e indecenti e che ora appaiono semplicemente raffinate e vive: sarà un caso che queste donne a differenza di molte altre dipinte hanno uno sguardo attento e guardano lo spettatore?
Amedeo Modigliani, Modì – soprannome affibbiatogli in Francia per via dell’italianizzazione del vocabolo francese maudit, traducibile in “maledetto”, che per assonanza è identico alle prime quattro lettere che compongono il suo cognome – ci ha lasciato opere magnifiche e una storia struggente: nel 1917 conobbe la diciannovenne Jeanne Hébuterne, studentessa di pittura, che nonostante la forte opposizione della famiglia fu la sua compagna negli ultimi anni di vita. Il 24 gennaio 1920 Modigliani morì e il giorno seguente Jeanne, incinta del secondo figlio, si uccise gettandosi dalla finestra del quinto piano. Il funerale di Jeanne e Amedeo, a cui partecipano gli amici più cari e molti abitanti di Montparnasse, fu la fine di un’epoca irripetibile. Solo dopo diversi anni i parenti Hébuterne hanno acconsentito che Amedeo e Jeanne fossero sepolti insieme nel cimitero parigino di Pére Lachaise.
Le ultime opere esposte a Palazzo Ducale raccontano questo amore e ciò che da lì è nato: Jeanne, la figlia che aveva poco più di un anno al tempo della morte dei suoi genitori, ha raccolto in pubblicazioni e ricerche le memorie di famiglia, dedicandosi alla riabilitazione della figura del padre dalla leggenda dell’artista maledetto.
La mostra è aperta sino al 16 luglio da lunedì a domenica con i seguenti orari: 09.30 – 19.30 e venerdì dalle 09.30 alle 22.00, il biglietto costa 13 euro.
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