Un compromesso piatto e al ribasso. La Cop30 sul clima ha deluso le aspettative ed è terminata con accuse reciproche tra i governi.
Un anno fa, il commissario per il cambiamento climatico Naderev M. Sa
“Mi appello al mondo intero, ai leader di tutto il mondo affinché apriamo gli occhi di fronte alla cruda
realtà che stiamo vivendo. Mi appello ai ministri. Il risultato del nostro lavoro non riguarda ciò che vogliono i
politici. Riguarda ciò che ci chiedono sette miliardi di persone”.
Questa è solo una parte del discorso che Naderev M. Saño, commissario delle Filippine per il cambiamento climatico, ha tenuto giovedì 6 dicembre 2012 durante i lavori della conferenza sul clima (Cop 18) del Qatar.
Un discorso che oggi, dopo il passaggio del tifone Haiyan, suona come un monito ancora più pesante per i delegati che sono riuniti fino al 22 novembre a Varsavia, in Polonia, per la Cop 19 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc).
Saño aveva chiesto un anno fa ai delegati di tutto il mondo, dopo che il sedicesimo tifone stagionale aveva colpito le Filippine causando centinaia di vittime, di smettere di accampare scuse, di smettere di posticipare le decisioni e di agire subito contro il cambiamento climatico per il bene della popolazione delle Filippine e del resto del mondo.
“Se non noi, chi, se non ora, quando, se non qui, dove”. Parole che oggi pesano come macigni e che forse potrebbero smuovere anche i delegati più rigidi nel fare concessioni pur di raggiungere un nuovo accordo globale sul clima da sottoporre alle firme dei paesi entro il 2015.
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