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Una nuova versione dell’accordo tra i 196 governi della Cop 21 è stata pubblicata mercoledì. Ancora molto il lavoro da fare nelle ultime ore di negoziati.
Una nuova versione della bozza di accordo della Conferenza mondiale sul Clima delle Nazioni Unite è stata consegnata poco dopo le 15 di ieri, mercoledì 9 dicembre, al presidente della stessa Cop 21, Laurent Fabius. Da quel momento, è partito il rush finale: c’è tempo fino a venerdì per dirimere i problemi ancora sul tavolo. Che non sono pochi, come testimoniano le circa venti opzioni (paragrafi alternativi l’uno all’altro) e le 350 parentesi quadre (espressioni sulle quali ancora non c’è accordo tra le parti).
#COP21 – Sit-in des ONG pr demander +d’ambition: financements #climat, solidarité pr les pays vulnérables pic.twitter.com/18IQpfLVna
— Oxfam France (@oxfamfrance) 9 Dicembre 2015
Il testo è composto da ventinove pagine: si tratta, dunque, di un documento decisamente più snello rispetto alle versioni precedenti. La squadra di quattordici “facilitatori” schierata da Fabius lo ha limato per tutta la notte tra martedì e mercoledì. Ciò nonostante, restano ancora da sciogliere alcuni nodi fondamentali. Primo fra tutti, quello legati ai finanziamenti: il paragrafo che tratta la questione appare infatti ancora da definire. Ma non c’è ancora accordo neppure su un altro punto chiave, ovvero le date di revisione degli “Indc”, le promesse di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra avanzate dai governi prima della conferenza. Secondo le numerose ong presenti (che possono assistere ai negoziati solamente in parte, su richiesta dei ministri) occorrerebbe rivederli prima possibile. Mentre nella bozza si parla solo di un “incontro facilitatore” (espressione particolarmente vaga) da effettuarsi nel 2018 e di una vera revisione parecchi anni dopo.
Grosse action #cop21 @karinegavand @Romina_Sfrche @anabella_tu @ClimatAlix @RomainBenicchio @Fredericamiel pic.twitter.com/HKctoAJc7E — Sarah Fayolle (@SarahFayolle) 9 Dicembre 2015
Ancor più importante, rimangono sul campo anche tutte le opzioni relative all’obiettivo principale della Cop 21, ovvero se puntare a limitare la crescita della temperatura media globale a 2 gradi centigradi (come immaginato inizialmente) o a 1,5 gradi (come chiesto a gran voce dalle associazioni e dalle nazioni più minacciate dagli effetti dei cambiamenti climatici). “Ci sono tre punti fondamentali che devono assolutamente essere presenti nell’accordo: la chiarezza sulle modalità di finanziamento, la parità tra le somme consacrate all’adattamento e quelle per la mitigazione, e la revisione degli Indc a partire dal 2020”. Su quest’ultimo punto le ong godono dell’appoggio del presidente francese François Hollande.
“Il rischio sempre più pronunciato – ha spiegato la Réseau action climat – è di avere, alla fine, un accordo al ribasso, ingiusto, incapace di porre il mondo sulla corretta traiettoria. Certo, le opzioni e le parentesi quadre sono diminuite. Certo, la possibilità di imporre un limite di 1,5 gradi non è stata cancellata. Ma i fondi e la road map per raggiungere gli obiettivi mancano ancora all’appello. E il meccanismo di revisione degli Indc appare ancora debole e troppo ritardato nel tempo”.
Per tutte queste ragioni, ha spiegato la coordinatrice della rete che raggruppa decine di ong, Célia Gautier, “se privato delle sue funzioni vitali, l’accordo di Parigi darà ragione a quelli che si battono per preservare il loro diritto ad inquinare. Un documento simile sarebbe inammissibile”. “Siamo ancora molto lontani dall’obiettivo, e restano ormai solo ventiquattro ore”, gli ha fatto eco Jean-François Juillard di Greenpeace.
Più ottimista Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente, presente a Le Bourget, secondo il quale “è abbastanza chiaro che l’accordo non sarà perfetto. Ma credo che ci sarà. E questo vorrà dire che, per lo meno, il mondo avrà cominciato a muoversi”. Mentre per Mariagrazia Midulla, responsabile Clima e Energia del Wwf Italia, “gli ingredienti per un buon risultato alla Cop 21 di Parigi ci sono ancora tutti ma occorrerà lavorare giorno e notte per scongiurare il rischio di un accordo di facciata”. Federico Brocchieri, project coordinator dell’Italian climate network, sottolinea che “su Indc e finanziamenti c’è ancora molto lavoro da fare. Servono cento miliardi di dollari, tenendo presente che l’anno scorso se ne sono trovati solo dieci”.
Trattativa tutta la notte, nuovo testo domani pomeriggio alla #COP21 (dovrebbe essere il penultimo ) https://t.co/PT8rTbDHq4
— Mariagrazia Midulla (@MgMidu) 10 Dicembre 2015
Una nuova versione del testo (dopo che ieri c’è stato un piccolo colpo di scena, con il principio dell’equità inter-generazionale rimosso temporaneamente, per errore, dalla bozza) potrebbe essere pubblicata già nella giornata di oggi, 10 dicembre. I facilitatori hanno continuato a lavorare fino alle 5 di mattina e ripreso alle 8. In ogni caso, Fabius ha ripetuto più volte che occorre completare i lavori imperativamente entro venerdì (benché alcuni, tra le sale riunioni della Cop 21, non escludano che i negoziati possano protrarsi anche nel weekend). Le prossime ore saranno in ogni caso determinanti.
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