Nft, anche Aphex Twin vende la sua prima opera in token non fungibili

Parte del ricavato della vendita sarà utilizzato per compensare l’impronta ecologica dell’opera. Che cosa sono gli Nft, come stanno cambiando la musica e qual è il loro impatto ambientale.

La scorsa settimana Richar David James, musicista britannico meglio conosciuto come Aphex Twin, ha lanciato una nuova opera d’arte digitale sulla piattaforma Foundation, popolarissima app per la gestione e la vendita di token non fungibili (non-fungible token o Nft).

L’opera, che si intitola afx \ / weirdcore \ blockscanner, è un artwork digitale audiovisivo animato in 3d che ricrea l’iconico volto dell’artista come appare, per esempio, sulla copertina del disco Richard D. James album, pubblicato nel 1996, e contiene una traccia sonora progettata proprio da Aphex Twin.

L’audiovisivo è frutto della collaborazione con l’artista Weirdcore, autore dei videoclip e delle installazioni visive dei brani e dei live di Aphex Twin, e con Freeka Tet, artista e performer multidisciplinare.

L’asta Nft è stata annunciata dallo stesso Aphex Twin tramite Twitter e in sole ventiquattro ore ha raggiunto l’offerta vincente di 72 ether, criptovaluta che al pari delle altre sfrutta la tecnologia blockchain, equivalenti a circa 130mila dollari (al momento della vendita, l’offerta valeva quasi 137mila dollari). Il prezzo di partenza era di un ether, circa mille ottocento dollari.

Al momento dell’annuncio dell’asta, l’artista ha anche fatto sapere che parte del ricavato delle vendite dell’opera sarebbe stato destinato alla compensazione dell’impatto ambientale derivato dalla produzione di Nft: “Spenderemo una parte del denaro per piantare alberi e sostenere progetti di permacultura o allestirli noi stessi, a seconda di quanto otterremo”, ha scritto su Twitter.

Nft, che cosa sono e come cambiano la musica

L’artista, icona dell’elettronica sperimentale che durante i suoi trent’anni di carriera si è distinto per la sua arte e le sue idee profondamente innovative (e non solo dal punto di vista musicale), ha deciso di sfruttare la nuova tecnologia Nft: un tipo speciale di token crittografici non reciprocamente intercambiabili — al contrario delle criptovalute che invece sono fungibili — che permettono la compravendita e la verificabilità della proprietà di opere digitali, sfruttando la tecnologia blockchain (in questo caso la stessa utilizzate dalle criptovalute).

In sostanza, gli Nft rappresentano la digitalizzazione della proprietà di un qualunque bene, fisico o immateriale, e sono utilizzati sempre di più in campo artistico in quanto permettono di certificare la proprietà di una parte di una risorsa digitale come un file mp3, una gif, clip video, pdf o qualsiasi altro file digitale, nonché l’accesso sicuro a spettacoli dal vivo.

Quando un’opera digitale viene immessa sul mercato Nft, quella che viene acquistata non è l’opera in sé, ma un’attestazione della proprietà dell’opera informatica. Se si trattasse di un’opera materiale, potremmo paragonarla a una copia autografata o una copia numerata da collezione di un’edizione limitata, per esempio. Gli  Ntf offrono all’arte intangibile l’autenticità che è naturalmente conferita all’arte fisica.

L’interesse degli artisti musicali nei confronti dell’industria Nft è cresciuta di recente perché questo nuovo mercato permette loro di monetizzare il proprio lavoro, immettendo sul mercato opere digitali uniche e non replicabili, non condivisibili o duplicabili, e di guadagnare su opere che altrimenti sarebbero, invece, facilmente replicabili in copie gratuite.

Aohex Twin ha venduto la sua prima opera Nft.
Gli Nft permettono la compravendita e la verificabilità della proprietà di opere digitali, sfruttando la tecnologia blockchain © Freepik

Sono molti gli artisti musicali che hanno deciso di pubblicare la propria musica o le proprie opere sotto forma di Nft: il produttore musicale Deadmau5 ha messo in vendita veri e propri “pacchetti di articoli digitali”; la cantante canadese Grimes ha recentemente venduto dieci opere Nft in meno di venti minuti, guadagnando quasi sei milioni di dollari.

Gli artisti ad immettere opere Nft sono prevalentemente quelli della scena elettronica come Disclosure, Carl Cox, Steve Aoki, Jacques Greene e Richie Hawtin, ma a far parlare di sé nell’ultimo periodo è stato soprattutto il gruppo rock che ha portato gli Nft nella musica mainstream.

I Kings of leon, infatti, sono stati la prima band ad aver messo in vendita un intero album (il loro nuovo When you see yourself) anche in Nft. Secondo i dati della piattaforma Open sea, l’operazione ha generato vendite per quasi due milioni di dollari nei primi cinque giorni.

L’impronta ecologica di cripto art e Nft

A seguito della recente espansione degli Nft e del loro utilizzo da parte di un sempre maggior numero di artisti, si è rinnovato l’importante dibattito riguardo al loro impatto ambientale.

Le piattaforme dove vengono in gran parte acquistate e vendute le opere Nft, come MakersPlace, Nifty gateway, SuperRare, Foundation e Open sea per citarne alcune, utilizzano per lo più la piattaforma open source Ethereum, nata per consentire la negoziazione di smart contract tramite scambi di valuta fungibile (gli ether) e che dal 2017 ha sviluppato nuovi standard per la gestione di Nft.

La maggior parte dei non-fungible token in commercio, quindi, sfrutta la tecnologia blockchain di Ethereum, basata su protocolli di tipo proof of work (Pow). In questo caso le transazioni vengono verificate attraverso un processo complesso, chiamato mining, che implica la risoluzione di crittografie complesse tramite l’uso di grandi reti di macchine che emettono a loro volta grandissime quantità di CO2. Si può dire che queste reti siano intenzionalmente inefficienti dal punto di vista energetico, proprio per disincentivare attacchi informatici esterni che richiederebbero risorse energetiche ed economiche troppo elevate.

L’indice di consumo energetico di Ethereum pubblicato da Digiconomist, una piattaforma dedicata a esporre le conseguenze indesiderate delle tendenze digitali, fornisce l’ultima stima del consumo energetico totale della rete Ethereum. Allo stato attuale, l’intera rete Ethereum utilizza in un anno la stessa quantità di elettricità dell’intera Libia (sebbene Ethereum, per esempio, consumi un quarto dell’energia utilizzata dalla rete Bitcoin).

La maggior parte di Nft sfrutta la rete Ethereum.
L’intera rete Ethereum in un anno utilizza la stessa quantità di elettricità dell’intera Libia © digiconomist.net

Da tener presente, poi, anche il fatto che la maggior parte del mining di criptovalute avviene in Cina, che rimane fortemente dipendente dal carbone, secondo una ricerca dell’Università di Cambridge.

La stessa Ethereum, tramite il progetto Ethereum 2.0, ha in programma di cambiare il suo algoritmo proof of work in un algoritmo proof of stake, più efficiente da un punto di vista energetico, ma non esiste ancora una data certa in cui avverrà questo passaggio.

Esiste un’alternativa a Ethereum per gli artisti?

Molti attivisti per il clima hanno cercato di sensibilizzare la comunità artistica su questo problema, dato il grande impatto che avrà il nuovo interesse da parte degli artisti al mercato Nft. Uno su tutti il francese Joanie Lemercier.

Scultore e attivista ambientale, Lemercier ha venduto recentemente sei opere Nft sulla piattaforma Nifty gateway, guadagnando migliaia di dollari in soli dieci secondi. Solo in seguito, tramite il sito avviato dal collega artista Memo Akten cryptoart.wtf, che tiene traccia delle emissioni associate alle singole aste, ha scoperto che la sua vendita aveva consumato 8,7 megawattora di energia, equivalenti a due anni di consumo energetico del suo laboratorio fisico. Lemercier ha, così, deciso di attivare una campagna di sensibilizzazione sulla tematica dell’impatto ambientale degli Nft.

Molte piattaforme Nft, come SuperRare, hanno già dichiarato che in futuro si impegneranno nella compensazione di carbonio derivante dalla propria attività per mitigare l’impatto di Ethereum sul Pianeta e sempre più artisti stanno iniziando a portare alla luce la problematica.

Lo stesso Aphex Twin ha deciso di destinare parte del ricavato della vendita della sua opera Nft alla compensazione del consumo energetico della piattaforma Ethereum.

E nonostante il quasi totale monopolio di Ethereum per la creazione di Nft, opzioni più sostenibili sono possibili. In rete esistono già guide per artisti che decidono di vendere opere Nft eco compatibili e, per esempio, l’artista Jose Andres Rosero ha creato un foglio di calcolo Google dove vengono elencate le diverse piattaforme Nft disponibili, classificate a seconda del protocollo utilizzato (Pow o Pos) per coniare le opere d’arte. Pixeos, per esempio, utilizza il sistema Eos, che afferma di essere carbon neutral.

Il problema di queste alternative, per ora, è che non sono ancora percepite come sicure e consolidate e, quindi, sono poco utilizzate sia da venditori che acquirenti. Secondo Lamercier e Akten, se un artista di spicco utilizzasse queste piattaforme per le sue opere Nft, potrebbe annullare ogni tipo di scetticismo.

Quel che è certo è che le potenziali soluzioni al problema dell’inquinamento climatico delle Nft sono ancora in lavorazione: il dibattito è ancora del tutto aperto.

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