Nigeria, esplode una raffineria clandestina. Almeno 110 morti

Una delle centinaia di raffinerie clandestine presenti nel sud della Nigeria è esplosa, provocando almeno 110 morti, secondo l’ultimo bilancio.

Un’esplosione in una raffineria clandestina nella Nigeria meridionale si è trasformata in una tragedia, con la morte di almeno 110 persone, inclusi alcuni bambini. La deflagrazione è avvenuta nella serata di venerdì 22 aprile, provocando un vasto incendio in una zona, quella del delta del Niger, già devastata da decenni di sfruttamento legale ed illegale delle riserve di idrocarburi.

Nella raffineria clandestina erano presenti numerosi operatori e clienti

Un primo bilancio diffuso dall’Agenzia nazionale per la gestione delle emergenze (Nema) aveva parlato di 80 vittime, ma molti dei feriti gravi, in particolare coloro che hanno riportato ustioni, sono morti nei giorni successivi. Secondo un responsabile locale dell’organismo pubblico, Ifeanyi Nnaji, solo in un secondo momento alcuni corpi sono stati ritrovati nella savana e nei boschi circostanti.

nigeria petrolio
Secondo uno studio svizzero, le fughe di petrolio uccidono 16mila bambini all’anno in Nigeria. Foto tratta dal sito di Amnesty International.

Al momento dell’esplosione della raffineria clandestina, infatti, numerosi operatori e clienti si erano riuniti sul posto per trattare le vendite. Il direttore dell’organizzazione non governativa Youths and Environmental Advocacy Centre (Yeac), Fyneface Dumnamene, ha parlato di cadaveri irriconoscibili ritrovati anche a distanza. Si tratta di persone che avevano tentato, invano, di fuggire.

Nel 1998 l’incidente peggiore: mille morti nell’esplosione di Jesse

L’Agenzia nazionale per il rilevamento e la risposta agli sversamenti petroliferi (Nosdra) ha annunciato l’apertura di un’inchiesta. Ma al di là di quali saranno i risultati delle indagini, ciò che è chiaro è che si tratta di tragedie annunciate. Lo sfruttamento illegale del petrolio è noto a tutti nella zona, con centinaia di raffinerie clandestine.

L’incidente di venerdì è d’altra parte soltanto l’ultimo di una lunga serie. Il peggiore è quello dell’ottobre del 1998: all’epoca, nei pressi di Jesse, una gigantesca esplosione in una pipeline provocò la morte di oltre mille persone.

In Nigeria il mercato nero sottrae 200mila barili di petrolio al giorno

La Nigeria è infatti il primo produttore di petrolio africano, con esportazioni pari a circa due milioni di barili di greggio al giorno. Ciò copre attorno al 90 per cento dei ricavi della nazione. Ma si stima che circa 200mila barili al giorno vengano sottratti in modo illegale e finiscano in siti come quello esploso. Ciò sotto il controllo di gruppi armati che “pescano” il greggio dagli oleodotti, raffinandolo sfruttando manodopera locale a bassissimo costo e rivendendolo quindi sul mercato nero.

Così, nonostante l’immensa ricchezza garantita per decenni dalla fonte fossile, la stragrande maggioranza dei ricavi rimane nelle mani delle multinazionali o dei gruppi clandestini. E la popolazione rimane in condizioni di povertà. Al contempo, l’area è devastata dall’inquinamento provocato dalle fughe di petrolio provenienti dagli impianti sparsi sul territorio, legali e illegali.

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