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Il Getty ha raccolto in un libro gli scatti coi capolavori dell’arte in versione casalinga. Il ricavato andrà agli artisti in difficoltà dopo la pandemia.
Si intitola Off the walls: inspired re-creations of iconic artworks ed è il libro che il Getty Museum di Malibù, California, ha pubblicato grazie agli scatti, spiritosi e ironici, dei propri utenti. Durante i mesi del lockdown, infatti, mentre musei e istituzioni culturali di tutto il mondo proponevano dirette Instagram e visite guidate virtuali per mantenere viva l’attenzione del pubblico, il famoso museo statunitense ha lanciato ai propri utenti social una challange molto particolare: reinterpretare, in modalità casalinga, i grandi capolavori della storia dell’arte.
Tra gli scatti proposti dai follower ci sono opere come “L’urlo” di Edvard Munch, ricostruito grazie agli utensili della cucina e due ombrelli; “La dama con l’ermellino” di Leonardo da Vinci, dove l’animale è sostituito da un tigrotto di peluche; “Notte stellata” di Van Gogh, riprodotto con bucce di limone e pasta corta. Gli esempi sono migliaia: sono stati quasi 49mila gli utenti di Instagram che hanno utilizzato l’hashtag #gettymuseumchallange per rispondere alla sfida del museo e dare la propria versione dei capolavori dell’arte mondiale.
Si è trattato insomma di un’operazione di comunicazione e di coinvolgimento del pubblico davvero ben riuscita, che ora è diventata un libro fotografico da 144 pagine, edito da Getty Publications e acquistabile direttamente sul sito del Getty Museum. Questa sorta di “catalogo della quarantena” è una – seppur piccola – testimonianza di come l’arte abbia permesso alle persone non solo di ingannare la noia, la tristezza e la frustrazione, ma anche di trovare sollievo grazie a quadri e statue durante un momento difficile da superare e metabolizzare.
L’iniziativa, però, ha anche un risvolto benefico per gli artisti. L’editore Getty Publications ha infatti deciso di devolvere l’intero ricavato della vendita del libro ad Artist Relief, un fondo di emergenza creato appositamente per rispondere alle difficoltà economiche riscontrate dagli artisti statunitensi durante la pandemia di coronavirus.
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