Mito e magia dell’Orient Express. Il più bel viaggio da ieri a oggi

Cosa intendiamo esattamente per “viaggio”? È il trasferimento verso una meta prestabilita o piuttosto il percorso da compiere per raggiungerla? Su questo sottile ma determinante slittamento di prospettiva si gioca il fascino di una vacanza in cui la suggestione del mezzo di trasporto prevale perfino su quella della destinazione prescelta, com’è quasi inevitabile che accada

Cosa intendiamo esattamente per “viaggio”? È il trasferimento verso una meta prestabilita o piuttosto il percorso da compiere per raggiungerla? Su questo sottile ma determinante slittamento di prospettiva si gioca il fascino di una vacanza in cui la suggestione del mezzo di trasporto prevale perfino su quella della destinazione prescelta, com’è quasi inevitabile che accada se a condurci in giro per l’Europa non è un veicolo qualunque ma addirittura il fuoriclasse per eccellenza del mondo dei treni, ovvero il leggendario Orient Express.

 

Una delle vetture d'epoca
Una delle vetture d’epoca

Un intramontabile mito della letteratura e del cinema

Impossibile non aver già sentito parlare dell’Orient Express. La memoria corre immediatamente all’inossidabile Hercule Poirot che nelle pagine di Agatha Christie si districa tra gli indizi di un misterioso assassinio sull’Orient Express inanellando uno dei suoi più brillanti successi investigativi. Ma a parte il buon Poirot -che in uno dei più noti adattamenti cinematografici di quel giallo del 1934 esibisce il volto di Albert Finney– pare che la stessa celeberrima autrice si servisse regolarmente del più sofisticato treno dell’epoca per raggiungere il marito impegnato in scavi archeologici in Iraq.

Inoltre è sempre tra i vagoni dell’Orient Express che si consuma il duello tra il James Bond impersonato da Sean Connery ed una spia nemica in From Russia with love (1963). E a parte la pletora di episodi di fiction televisive, brani musicali e perfino videogiochi ispirati al celebre treno, i cultori della materia non dimenticano la suggestiva mostra a tema Il était une fois l’Orient Express allestita appena un paio di anni fa all’Institut du Monde Arabe di Parigi.

 

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Coccole e ricercatezze del bel mondo d’antan

L’intuizione dell’imprenditore belga Georges Nagelmackers fu tanto brillante quanto elementare: trasformare l’esperienza disagevole e polverosa dei viaggi dell’epoca in un tripudio di lussi e ricercatezze tali conferire al tragitto in treno tutti i crismi di un vero e proprio status symbol.

Fu così che nel 1883 nacque l’Orient Express, fiore all’occhiello con cui la Ciwl (Compagnie Internationale des Wagons-Lits) esordì nel dorato mondo del cosiddetto luxury travel, nell’ambito del quale avrebbe poi continuato ad operare anche attraverso altri prestigiosi treni europei quali il Blue Train, il Golden Arrow e il North Express.

Cristalli di Lalique, camerieri in livrea e guanti bianchi, vetture sontuosamente arredate con confortevoli canapè, preparazioni culinarie di elevatissimo livello divennero in breve tempo il marchio di fabbrica del prestigioso Orient Express, che si muoveva inizialmente tra due capolinea palesemente all’altezza della sua fama, ovvero Parigi e Istanbul.

 

Ancora oggi è possibile degustare cocktail ricercati o pasti realizzati con ingredienti locali acquistati lungo il percorso, elegantemente serviti in una serie di carrozze-ristorante (la Côte d’Azur, l’Étoile du Nord e l’Oriental) che, grazie all’apposito restauro, conservano intatto il fascino degli anni Venti.

I bagni sono in fondo alle vetture e non esistono toilettes personali nelle singole cabine, che dispongono soltanto di lavandini privati: spostare all’indietro le lancette del tempo richiede qualche evidente sforzo di adattamento ma in compenso, nell’era in cui la musica sgorga dagli iPad o da Spotify, si riscopre la suggestione della carrozza piano-bar, che regala un sottofondo sonoro eseguito dal vivo.

 

Un reticolo di percorsi

La denominazione originaria del più celebre treno del mondo, che inizialmente collegava Parigi a Vienna, era quella di Express d’Orient e solo nel 1891 fu convertita nella dicitura attuale.

La rotta successiva prevedeva che dalla parigina Gare de l’Est ci si dirigesse fino in Romania, a Gurgiu, passando per Monaco e Vienna. Giunti a destinazione si riusciva poi, con una combinazione di successivi treni e traghetti, a guadare il Danubio approdando fino alla Bulgaria, con l’ulteriore chance di spingersi fino a Costantinopoli/Istanbul, che diverrà in seguito il capolinea ufficiale a partire dal quale si sarebbe potuto, volendo, attraversare il Bosforo.

Dopo la sospensione del servizio durante gli anni della Prima guerra mondiale, l’inaugurazione del tunnel Simplon nel 1919 consentì di includere nel percorso anche le rotte meridionali che passavano attraverso Milano, Venezia e Trieste.

 

 

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Come salire a bordo

Com’era ampiamente prevedibile, l’Orient Express ha rischiato di soccombere dinanzi alla concorrenza dell’alta velocità, che per alcuni anni ne determinò la momentanea scomparsa.

A partire dal 1982 la gestione delle vetture è stata privatizzata e dal marzo 2014 percorsi e itinerari sono amministrati dal marchio Belmond dal cui sito si possono pianificare viaggi e prenotazioni.

Tra le città attualmente raggiunte figurano Londra, Parigi, Venezia, Berlino, Roma, Cracovia, Praga, Budapest, Innsbruck, Vienna, Istanbul e perfino Stoccolma.

 

Il nostro consiglio LifeGate Express

La stazione di Sirkeci a Istanbul
La stazione di Sirkeci a Istanbul (foto di Martin Dürrschnabel)

Se proprio vi annoverate tra i fan più irriducibili del leggendario treno, al punto di essere ormai giunti ai limiti del feticismo, e dopo aver sperimentato l’itinerario completo non ne avete ancora avuto abbastanza, allora non vi resta che inserire nell’agenda vacanziera una visita accurata della stazione di Sirkeci, principale scalo ferroviario di Istanbul, appositamente edificato a fine Ottocento come capolinea dell’Orient Express.

La facciata rivolta verso il Bosforo e l’ibrida architettura orientaleggiante che fu artificialmente ricreata dall’ingegnere tedesco dell’epoca, caratterizzano l’atipica grandeur di un luogo che accoglie perfino un piccolo museo a base di fotografie, trenini elettrici e – guarda caso – cimeli dell’Orient Express.

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