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Leoluca Orlando, sindaco di Palermo. Sicura e accogliente, così la città si sta trasformando
Palermo sta diventando una delle città più accoglienti d’Italia: per il turismo e non solo. La trasformazione raccontata dal sindaco Leoluca Orlando.
Nel quartiere di Ballarò quella che adesso è una discarica abusiva diventerà uno spazio polifunzionale per concerti, spettacoli di teatro, rassegne. In quello di Danisinni, una enclave a lungo dimenticata da tutti ad appena 500 metri da Palazzo dei Normanni, sorgerà una cucina sociale no profit di cui potranno godere i turisti, ma anche i più bisognosi. Sono i due progetti vincitori dell’iniziativa indetta dal Comune di Palermo insieme ad Airbnb, il portale web di prenotazioni di stanze e alloggi per turisti, che sono stati presentati mercoledì scorso dal sindaco Leoluca Orlando e dell’amministratore delegato di Airbnb Italia Matteo Frigerio.
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Ma sono solo la punta dell’iceberg di un percorso che Palermo ha intrapreso negli ultimi anni e che sta portando il capoluogo siciliano, parola del sindaco Orlando “a diventare una città exciting and safe, oltre che not expensive”: stimolante, sicura, non costosa. Ed evidentemente accogliente e multiculturale, visto che la proposta di una partnership con Palermo è arrivata proprio da Airbnb California.
Sindaco Orlando, questa partnership tra pubblico e privato conferma che Palermo sta cercando di affermare rapidamente la propria immagine di città vitale, accogliente in tutti i sensi?
È una novità che va inquadrata nella visione complessiva di una città accogliente, che grazie a questa sua natura ha fortemente sviluppato le attività turistiche, non solo quelle legate ai migranti. Palermo negli ultimi anni è diventata una tra le più importanti città turistiche d’Italia: prima ci venivano solo i giornalisti per le inchieste sulla mafia…
Come è iniziato questo piccolo rinascimento di una città che ha una grande storia, ma anche storici problemi?
In questi anni abbiamo affrontato il tema dell’accessibilità: quella fisica, ma anche quella che riguarda i regimi alimentari, sviluppando la cucina kosher e quella per celiaci. Abbiamo fatto un monitoraggio a livello comunale per facilitare l’accesso a tutti, siamo l’unica città italiana con un car sharing per persone con disabilità e, da Firenze in giù, l’unica con un car sharing elettrico gestito da una società partecipata al 100 per cento. E poi abbiamo sviluppato le aree wifi free, istituito 25 aree pedonali: oggi credo si respiri un clima di accoglienza nei confronti del turista, grazie al miglioramento della vivibilità di tutta la città, quindi anche per i cittadini. Resto convinto che, dopo la scuola, la seconda agenzia culturale che ci sia è il turismo, perché costringe tutti a conoscere gli altri e ad adeguarsi a usi e abitudini.
Un lavoro che ha richiamato l’interesse di uno dei principali colossi mondiali nel settore del turismo a basso impatto…
L’anno scorso, all’improvviso, il presidente fondatore di Airbnb mi ha chiamato dalla California dicendo che voleva incontrarmi, perché Palermo era diventata la città che aveva avuto, in un anno, il maggior aumento percentuale di turismo, il 54 per cento. Abbiamo stipulato un protocollo d’intesa che prevede la delega ad Airbnb della riscossione dell’imposta di soggiorno: già solo quello ha comportato una drastica riduzione dell’evasione, perché la ritenuta viene fatta alla fonte e perché chi affitta ha tutto l’interesse a rimanere legato a un grande network come Airbnb. Ma poi Airbnb ha scelto di versare alla città il 10 per cento della tassa (che le sarebbe spettato per regolamento comunale, ndr), tra l’altro in un modo molto significativo perché partecipato, dal basso: il comune ha individuato dei quartieri, abbiamo organizzato delle assemblee nelle quali i residenti hanno presentato dei progetti di riqualificazione urbana, l’assemblea ha votato 3 progetti tra tutti, e alla fine questi sono stati posti in votazione ai cittadini. È un’occasione straordinaria per un cambiamento culturale.
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I progetti vincitori avranno come teatro due quartieri molto significativi per la città, seppur in maniera diversa: è un caso?
A Ballarò e Danisinni c’era già in piedi un cammino dell’amministrazione comunale con forme di partecipazione democratica alla vita del quartiere attraverso assemblee pubbliche. A Ballarò, che è un po’ più conosciuto, è in corso un grande risveglio di coscienza democratica nel quartiere, Danisinni invece era una zona off-limits fino a poco tempo, una specie di enclave mai raggiunta da mezzi urbani o da progetti di riqualificazione sebbene fosse non in periferia, ma a 500 metri dal Palazzo dei Normanni. I ragazzi dell’Accademia delle Belle Arti hanno decorato gli esterni degli edifici, sono stati realizzati degli orti urbani, è stato sistemato un tendone per il circo senza animali. Su questo tessuto già maturo abbiamo inserito questa iniziativa tra pubblico e privato, i progetti riceveranno 20mila euro ciascuno per la realizzazione. È un progetto pilota di riqualificazione dal basso, continueremo negli anni seguenti con altri progetti in altri quartieri, insieme a iniziative collaterali.
A Ballarò nascerà un luogo di socialità e cultura dove ora c’è una discarica abusiva: com’è la situazione per quanto riguarda la gestione dei rifiuti a Palermo, rispetto alle difficoltà incontrate in questi anni dalle altre grandi città del Centro-Sud?
A Palermo ci sono ancora zone abbandonate diventate di fatto luoghi dove il cittadino scarica cose vecchie, armadi, frigoriferi… questo nonostante noi abbiamo un servizio gratuito di ritiro a domicilio di materiali ingombranti. Diciamo che siamo l’unica città italiana che non ha appalti privati nei settori dei rifiuti e dell’acqua, il che quantomeno non ci fa essere nella cronaca giudiziaria per mafia. Siamo soddisfatti del lavoro che stiamo facendo, anche se i problemi da superare ci sono ancora.
Il progetto della cucina sociale invece conferma un particolare interesse all’inclusione: dei cittadini in difficoltà, ma anche di chi cerca accoglienza, come dimostra la vostra opposizione al decreto sicurezza?
La cucina sociale consentirà in primis alle donne del quartiere di Danisinni di mettersi alla prova liberamente e di creare delle esperienze culinarie condivise, per i turisti e per i cittadini. Poi, a proposito di cittadini, io ho già iscritto all’anagrafe 4 stranieri con permesso di soggiorno per motivi umanitari: qualcuno dice in violazione delle leggi (il decreto sicurezza non prevede più questa possibilità per i migranti, ndr) , io preferisco dire nel rispetto della Costituzione. E altre 200 iscrizioni sono in lista d’attesa: le firmerò io stesso, per non mettere in difficoltà i dipendenti.
Nessun timore per la sicurezza dei cittadini dunque?
L’Istat ha detto di recente che Palermo già così è diventata la città più sicura tra quelle più grandi in Italia. E la guida Michelin ci ha dato il massimo, 3 stelle, per il turismo. Anche gli investitori esteri se ne sono accorti: avevamo quattro grandi alberghi invenduti da quindici anni, in pochi mesi sono andate a buon fine tutte le trattative, anche di acquirenti dall’estero. Siamo una città exciting and safe, stimolante e sicura, e anche poco costosa: questo magari è il sintomo di una crisi economica che ancora c’è, ma ci sono tanti margini per crescere.
Foto di apertura: il Palazzo dei Normanni a Palermo © Jerome Bon/Wikimedia Commons
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