![Trento, l’orsa KJ1 per ora non sarà abbattuta. E adesso che succede?](https://cdn.lifegate.it/1szwuIGZW1uHElCDjPUlwp3H0nM=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/03/bear-838688-1920.jpg, https://cdn.lifegate.it/Ia8KznV6dKUUJaRlccNlHTLkMtI=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/03/bear-838688-1920.jpg 2x)
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L’orso bruno in Italia risulta confinato in ambienti montani caratterizzati da elevata copertura boschiva. Impariamo a conoscerlo per non temerlo.
L’orso bruno è ampiamente distribuito nel Paleartico e in Europa sopravvive in Scandinavia, Polonia, Russia, Balcani, Alpi e Pirenei. In Italia è presente con tre nuclei distinti: la popolazione più numerosa si trova nell’Italia centrale, incentrata nel Parco Nazionale d’Abruzzo, da cui si è irradiata in buona parte dell’Abruzzo e marginalmente in Molise, Lazio e Marche. Nel Trentino orientale sopravvive con pochissimi individui quella che fino a pochi anni fa era l’ultima popolazione di orsi delle Alpi. Nella porzione alpina di Friuli e Veneto l’Orso è ricomparso di recente per ricolonizzazione naturale a partire dalla confinante popolazione slovena. Nel futuro si può ipotizzare una progressiva espansione di areale per la popolazione delle Alpi orientali, che potrebbe raggiungere anche le Alpi centrali, mentre appare più problematica la situazione dell’Orso nell’Italia centrale.
L’orso bruno è legato preferibilmente agli ambienti di foresta, anche se si adatta ad una grande varietà di condizioni ecologiche. In Italia risulta confinato in ambienti montani caratterizzati da elevata copertura boschiva e morfologia aspra, tuttavia questa limitazione degli habitat frequentati deriva dalla necessità di evitare le aree caratterizzate da un eccessivo disturbo umano, piuttosto che da una selezione primaria degli ambienti montani. Il legame con i boschi risulta maggiore in primavera e autunno, mentre in estate vengono frequentate maggiormente aree caratterizzate da cespugli e vegetazione erbacea posti a quote più elevate. Queste differenze derivano dalla disponibilità trofica offerta dai diversi ambienti e dalle particolari esigenze ecologiche della specie nel corso delle stagioni. Durante l’inverno vengono preferite ripide fasce rocciose, possibilmente lontane da fonti di disturbo umano, in cui sia possibile trovare grotte o comunque anfratti nei quali scavare una tana per il letargo.
L’Orso bruno è attivo prevalentemente, anche se non esclusivamente, di notte. È territoriale e solitario, con interazioni sociali limitate al periodo degli accoppiamenti. Nei mesi invernali va in letargo per un periodo variabile in funzione della rigidità del clima.
Dato il comportamento elusivo risulta estremamente difficile censire con esattezza le popolazioni di orso bruno, a dispetto delle dimensioni considerevoli dell’animale. Sicuramente in Europa si tratta di una specie globalmente minacciata, e la situazione italiana appare ancora più critica in quanto le popolazioni sono tra le più piccole e isolate. In Italia centrale sopravvivono meno di 100 individui, in isolamento genetico da oltre un secolo.
Dati recenti fanno supporre che la popolazione abbia un basso tasso di riproduzione e sia numericamente in calo, anche se negli ultimi anni ha leggermente ampliato il suo areale. Nel Trentino orientale sopravvivono tre individui nel Parco Naturale Adamello Brenta che non si sono riprodotti dal 1989. Questa popolazione è quindi sostanzialmente estinta, anche se è in corso un progetto di conservazione di tale nucleo che prevede il rilascio di individui provenienti dalla Slovenia. Nelle Alpi orientali dagli anni Settanta è in corso una naturale espansione verso l’Italia della popolazione slovena; attualmente è stata accertata la presenza di individui isolati che hanno raggiunto le Alpi friulane e venete, tuttavia il costante aumento delle segnalazioni fa supporre un’evoluzione positiva di questo nucleo.
Nonostante l’orso bruno sia protetto in Italia dal 1939, il bracconaggio rappresenta tuttora una grave minaccia per la specie. Altre cause di mortalità sono dovute agli incidenti con automobili o treni. La persecuzione che l’uomo esercita sull’orso è legata principalmente ai danni che esso causa ad alcune attività quali la pastorizia e l’apicoltura e ne ha determinato la scomparsa della specie da buona parte d’Europa e d’Italia. I problemi di conservazione sono legati però anche alla progressiva riduzione e frammentazione degli habitat forestali. L’orso bruno è infatti molto sensibile al disturbo umano e l’eccessiva antropizzazione del nostro Paese ha ridotto drasticamente gli ambienti ancora disponibili per la specie.
Ha un mantello che sfuma dal bruno scuro al marrone chiaro; le punte grigiastre del pelo gli conferiscono un aspetto brizzolato, grizzled in americano, da cui il nome. Il più grosso degli orsi bruni è il Kodiak, tre metri di lunghezza, per quasi una tonnellata di peso. Vive lungo le coste dell’Alaska e della Columbia britannica, in Canada, ed è proprio nell’isola di Kodiak che vivono gli esemplari di dimensioni maggiori. La sua immagine più nota lo ritrae, in estate, lungo le rapide del McNeil intento a catturare i salmoni mentre risalgono la corrente.
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