Chi sono gli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas

Dai 240 iniziali, gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas a Gaza sarebbero ancora circa 132. Proseguono i negoziati per arrivare alla loro liberazione.

  • Durante l’azione terroristica in suolo israeliano del 7 ottobre, i miliziani di Hamas hanno rapito 240 persone.
  • In questi mesi oltre un centinaio sono stati liberati come parte di accordi, altri sono morti anche per stessa mano israeliana.
  • Oggi gli ostaggi sarebbero ancora 132, reclusi probabilmente nei tunnel sotterranei in condizioni difficili.

Sin dall’inizio dell’offensiva sulla Striscia di Gaza del 7 ottobre, Israele ha detto che gli obiettivi dell’operazione sono due: distruggere l’organizzazione radicale palestinese Hamas e liberare gli ostaggi israeliani. Quando il 7 ottobre i miliziani palestinesi hanno assaltato il festival Supernova e i kibbutz al confine con la Striscia, oltre a causare 1.200 morti hanno anche preso in ostaggio circa 240 persone

Alcune di queste sono state liberate nelle settimane successive, altre sono morte, la maggioranza si trova ancora nelle mani di Hamas. E proprio attorno alla loro liberazione girano i negoziati recenti per un cessate il fuoco.

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La richiesta di liberare gli ostaggi nelle mani di Hamas © Aaron Chown/PA Images via Getty Images

La presa degli ostaggi

Il 7 ottobre mattina migliaia di miliziani di Hamas hanno dato vita a una brutale operazione terroristica in suolo israeliano. Superate le barriere della Striscia di Gaza, hanno assaltato per via terra e via aerea un festival musicale frequentato da centinaia di giovani e una serie di kibbutz, cioè insediamenti di comunità israeliani.

Nel corso dell’operazione Hamas ha ucciso circa 1.200 persone. Diverse abitazioni sono state date alle fiamme, i miliziani hanno messo in atto veri e propri atti di tortura nei confronti di chi gli capitava sotto tiro. E una volta tornati nella Striscia di Gaza, si sono portati con sé 240 persone in ostaggio.

Nelle ore successive Israele ha dato il via a una pesante operazione militare sulla Striscia di Gaza, motivandola con la necessità di distruggere Hamas e di liberare gli ostaggi. Tra retorica genocida, bombardamenti indiscriminati, operazioni via terra e blocco all’ingresso dei beni di prima necessità (il cosiddetto assedio totale), Israele ha ridotto allo stremo la popolazione nella Striscia di Gaza. A 110 giorni dall’inizio dell’offensiva, i morti palestinesi sono oltre 26mila, di cui il 40 per cento bambini. L’85 per cento della popolazione è sfollata, il 90 per cento si trova in condizione di insicurezza alimentare e più della metà degli edifici del territorio sono distrutti. Intanto, 132 persone continuano a essere ancora ostaggio di Hamas, probabilmente in condizioni precarie secondo le informazioni raccolte dalle intelligence.

Le liberazioni parziali

Il 7 ottobre i miliziani di Hamas hanno preso in ostaggio 240 persone. Oggi gli ostaggi sono 132, perché alcuni sono stati liberati in maniera spontanea o grazie ad accordi specifici. Altri sono stati liberati dai soldati israeliani durante l’operazione via terra. Altri ancora invece sono morti, in alcuni casi anche uccisi per stessa mano israeliana.

I primi quattro ostaggi sono stati rilasciati da Hamas a ottobre. Si è trattato di una donna e un bambino con cittadinanza americana, liberati grazie alla mediazione del Qatar, e di due donne israeliane. Sempre a ottobre è avvenuta la liberazione di un altro ostaggio, questa volta attraverso un blitz dell’esercito israeliano. A fine novembre Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco temporaneo, che prevedeva tra le altre cose il rilascio di un ostaggio ogni tre prigionieri palestinesi liberati dalle carceri israeliane. Nel corso della sospensione delle ostilità di una settimana, Hamas ha liberato 109 ostaggi, di cui circa 23 di nazionalità thailandese grazie ad accordo con la Thailandia. Per quanto riguarda gli ostaggi israeliani, di cui molti con doppia nazionalità, si è trattato solo di donne e bambini.

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Un sit-in di Amnesty International per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi © Amnesty International Italia

Se il numero di ostaggi è calato rispetto ai numeri nazionali è anche perché diversi hanno perso la vita. Hamas ha più volte denunciato che alcuni di loro sono morti a causa dei bombardamenti israeliani. A metà dicembre tre ostaggi che probabilmente erano riusciti a scappare sono stati uccisi per strada a sangue freddo da soldati israeliani, in quello che Washington ha definito “un tragico errore” ma che ha fatto luce sull’ordine di Tel Aviv di sparare, di fatto, a tutto quello che si muove nella Striscia di Gaza.

Chi resta in ostaggio

Secondo le informazioni diffuse da Israele, oggi in ostaggio ci sarebbero ancora 132 persone (ma alcuni potrebbero essere morti). Tra questi ci sarebbero 19 donne, due bambini e dieci persone con più di 75 anni. Le donne ancora detenute appartengono all’esercito israeliano, mentre tra gli altri ostaggi ci sono cittadini thailandesi, nepalesi e un franco-messicano. 

Secondo le informazioni dell’intelligence internazionale e i racconti degli ostaggi liberati, queste persone si troverebbero nel labirinto di tunnel sotterranei di cui è costellata la Striscia di Gaza. Le condizioni di detenzione non sarebbero semplici, alcuni degli ostaggi liberati hanno perso diversi chili e hanno denunciato di non aver avuto accesso a cure sanitarie adeguate. 

In queste settimane stanno andando avanti i negoziati tra Israele e i dirigenti di Hamas per raggiungere un accordo sulla liberazione degli ostaggi. L’uccisione israeliana di uno dei più importanti uomini dell’organizzazione palestinese, avvenuta con un drone nella capitale libanese Beirut a inizio gennaio, ha allontanato un accordo. Ma proprio nelle ultime ore di gennaio sembra che le parti si siano avvicinate per raggiungere un cessate il fuoco che, come a novembre, preveda anche la liberazione totale o parziale degli ostaggi.

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