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Un elenco delle parole che l’amministrazione Trump sta scoraggiando o cancellando da siti e documenti delle agenzie federali, legate al clima e ai diritti.
Immaginiamo di dover descrivere la realtà che ci circonda senza poter usare tutte le parole del nostro vocabolario. Anzi, senza usare le parole più importanti per quel tipo di realtà. Il risultato sarebbe un altro tipo di racconto, distorto o molto diverso. Immaginiamo ora che questo avvenga nelle comunicazioni ufficiali del governo di un Paese e che la realtà da descrivere sia legata alla scienza del clima e dell’ambiente e alla sfera dei diritti. Quest’ultimo scenario è ciò che sta accadendo negli Stati Uniti, dopo l’insediamento del presidente Donald Trump.
È consuetudine per ogni nuova amministrazione di un presidente appena eletto negli Stati Uniti modificare il linguaggio usato nei documenti, nelle pagine web e nelle comunicazioni ufficiali per riflettere al meglio la propria linea politica. Già dal discorso di insediamento, Donald Trump ha reso chiare le sue posizioni e i suoi interventi netti su tematiche come diritti, energia e clima, incluso nel linguaggio che le riflette.
Alcuni giornalisti del New York Times hanno quindi iniziato un’indagine sulle modifiche apportate in migliaia di siti e documenti federali, monitorandoli prima e dopo l’insediamento del 20 gennaio 2025.
Quello che hanno scoperto è che già poche ore dopo la cerimonia, almeno 8.000 pagine web su decine di siti federali erano state oscurate. Non solo, nelle settimane successive hanno evidenziato parole ed espressioni che sono state modificate, cambiate o addirittura cancellate. “Le modifiche sono un riflesso inequivocabile delle priorità di questa amministrazione”, spiega il Nyt. “Si tratta di un considerevole cambiamento nel linguaggio che viene usato nei corridoi di potere del governo federale e tra i suoi ranghi e documenti”.
Infatti, i giornalisti riportano come ci siano state indicazioni e note, ufficiali e non, mandate dal governo alle agenzie federali. Queste sono risultate a volte in modifiche, altre nell’eliminazione di specifici termini o addirittura ci sono stati casi in cui le direttive suggerivano di evitare o eliminare l’intero concetto.
“Questo rischia di alterare veramente la nostra abilità come società di identificare e discutere una realtà”, ha affermato Gretchen Gehrke, che monitora i siti federali per l’Environmental data and governance initiative, una rete di professionisti che controlla i cambiamenti relativi ai dati ambientali e scientifici sulle piattaforme governative, per assicurarsi che siano equi. La stessa organizzazione aveva segnalato come nel primo mandato di Trump i riferimenti legati ai cambiamenti climatici erano stati tolti da numerosi siti di agenzie ambientali, con una diminuzione del termine “climate change” del 38 per cento. Mentre ora l’organizzazione ha creato un file dove tiene traccia dei link scomparsi e del tipo di modifica effettuata.
Non puoi affrontare un problema che non conosci
Secondo gli scienziati il nuovo linguaggio avrà un grande impatto su quello su cui altri potranno fare ricerca, dai dati sul clima fino agli studi su come questo colpisce le persone in maniera non equa.
Per quanto riguarda la sfera dei diritti, le modifiche seguono le direttive dell’amministrazione volte a tagliare fondi e discussioni sui temi di diversità e inclusione, e sui diritti di genere per colpire in particolare la “teoria gender”.
Le parole, dunque, sono importanti. Potrebbe sembrare la classica frase fatta, un monito dopo discussioni inasprite, ma si tratta di una nozione che ci ricorda che i termini e il linguaggio descrivono e definiscono la realtà che viviamo ogni giorno. Nozione che diventa ancor più vera quando si tratta di descrivere sfide globali e i temi da cui dipendono i diritti delle persone e del Pianeta.
Il New York Times ha fatto un elenco di alcune delle parole che sono state modificate o tolte dalle piattaforme e documenti federali. Non è un elenco completo, perché si ferma a inizio febbraio. Eccone alcune:
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