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Dal terremoto del 24 agosto 2016, che ha colpito Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto, è passato un anno. A che punto è la ricostruzione dei centri storici?
Dalla cattedrale di San Benedetto alle chiese di Amatrice: serviranno soprattutto per il restauro di questi monumenti-simbolo, colpiti dal terremoto del 24 agosto scorso, i 100 milioni stanziati dal decreto legge per il Mezzogiorno, che inizieranno a essere usati da qui a pochi giorni.
Dopo il violento sisma dello scorso anno, che ha distrutto i paesi di Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto, si continua infatti a lavorare senza sosta, non solo per mettere in sicurezza il territorio e le persone, ma anche i beni culturali, artistici e architettonici, persi durante la tragedia. Perché se è vero che la sicurezza delle persone, in uno stato di calamità, deve essere la priorità assoluta, quando l’emergenza passa è necessario, anzi è obbligatorio, prendersi cura anche della loro memoria e della loro storia, recuperando chiese, dipinti ed edifici storici, per evitare che le perdite non siano superiori a quelle già subite. Cercando magari di ispirarsi al “modello Friuli”, che costituisce un esempio ben riuscito di ricostruzione, dopo il terremoto del 1976, non solo efficiente e rapida, ma anche attenta all’accuratezza storica (e il borgo di Venzone, per esempio, ne è una prova).
Nel decreto legge per il Mezzogiorno sono stati stanziati appunto 100 milioni di euro per un piano di restauro complessivo del Centro Italia, dove i beni culturali danneggiati sono ancora 2456 nelle Marche, 1150 in Umbria, 742 in Abruzzo e 473 in Lazio.
A un anno di distanza dalla prima scossa, gli interventi di messa in sicurezza di beni artistici e archeologici sono stati finora 17 mila, con 4.513 metri lineari di archivi e 9.743 volumi salvati dalle macerie. I tecnici che si stanno occupando di questo lavoro sono più di 600, di cui un’ottantina anche durante questo periodo ferragostano.
Come confermato dal segretario generale del Mibact, Antonella Pasqua Recchia, le risorse economiche verranno inizialmente concentrate sui monumenti icona, come la cattedrale di San Benedetto a Norcia o quella di Camerino, le chiese di Amatrice di San Francesco e Sant’Agostino, la Collegiata di San Genesio a Macerata e il santuario di Macereto a Visso. Il Mibact si occuperà principalmente dei beni ecclesiastici perché sono la maggioranza di quelli colpiti e perché di quelli pubblici si stanno occupando i comuni, con la supervisione delle soprintendenze.
Anche se l’obiettivo primario sarebbe recuperare tutto com’era, dov’era, si cercherà, coi mezzi a disposizione, di restituire alle popolazioni colpite almeno il vecchio impianto urbano dei centri storici. Lo scopo è anche quello di riportare il turismo in queste zone, magari un turismo diverso, più consapevole e sostenibile, che diventi (di nuovo) il motore delle economie dei borghi centro italici.
Perché la ripresa dei territori colpiti dovrebbe, almeno in parte, passare anche da questo.
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