Il ciclone Amphan devasta India e Bangladesh. Almeno 24 i morti

India e Bangladesh sono state colpite dal super-ciclone Amphan. Per un bilancio definitivo di danni umani e materiali ci vorranno probabilmente giorni.

Aggiornamento 21 maggio ore 9 – Il ciclone Amphan, definito “super” dai meteorologi, ha colpito ieri, mercoledì 20 maggio, le coste dell’India sud-orientale e del Bangladesh. Si era formato due giorni prima nel golfo del Bengala. Inizialmente si era temuto potesse risultare il più forte dal 2007, anno in cui fu registrato il devastante ciclone Sidr. Ma si ritiene che il fenomeno possa essere stato il più potente dai tempi del ciclone Orissa, che provocò la morte di oltre 10mila persone e danni per più di 4,5 miliardi di dollari.

L’ultimo bilancio riferito dalla stampa internazionale è tuttavia infinitamente meno drammatico in termini di perdite di vite umane. Nella serata di mercoledì, il numero di morti ufficiale era pari a quattordici. La cifra è stata rivista dalle autorità a 24 nella prima mattina di oggi. Si parla tuttavia di coste devastate e di migliaia di case distrutte. E ci vorranno probabilmente alcuni giorni per stabilire un bilancio definitivo dei danni e delle vittime. Il direttore generale della National Disaster Relief Force indiana ha definito la situazione della regione di Sundarbans con parole tragiche: l’area è stata “polverizzata” dal ciclone. Un’affermazione inquietante, se si tiene conto che lì è presente la più grande foresta di mangrovie del mondo.

Ore 18.30 – Il ciclone Amphan si estende dall’India orientale al Bangladesh, con piogge torrenziali e venti a più di 190 chilometri all’ora. Ha toccato terra attorno alle 18 a un centinaio di chilometri da Calcutta e punta ora verso il Bangladesh.

Secondo quanto riferito dalla stampa internazionale, i meteorologi indicano che le onde potrebbero raggiungere i cinque metri di altezza. Finora, le autorità hanno riferito di aver accertato la morte di tre persone a causa del ciclone. Migliaia di persone sono prive di energia elettrica, mentre la forza del vento sta strappando dal suolo alberi e abbattendo tralicci. Le autorità di Dacca hanno spiegato di aver evacuato complessivamente 2,4 milioni di persone dalle zone costiere.

Aggiornamento 20 maggio ore 14 – I media internazionali hanno comunicato che in Bangladesh è stato annunciato il primo morto causato dal ciclone Amphan. Quando quest’ultimo ancora non ha toccato terra, la potenza del vento ha fatto rovesciare un’imbarcazione di un’organizzazione non governativa impegnata nell’evacuazione di alcuni villaggi. Un uomo che trasportava un megafono pesante, degli stivali e un impermeabile non è riuscito a salvarsi nei pressi della città di Kalapara, secondo quanto riferito all’agenzia Afp dalla Mezzaluna Rossa.


Milioni di persone evacuate e una nazione intera che si prepara all’arrivo del più potente ciclone degli ultimi anni. Amphan, così è stato battezzato, si appresta a colpire il Bangladesh, una delle nazioni più povere del mondo, nella giornata di mercoledì. Dovrebbe toccare la costa dello stato asiatico nel corso del pomeriggio o della serata, con venti fino a 200 chilometri orari, secondo le previsioni dei meteorologi.

Fino a 2,2 milioni di persone evacuate in Bangladesh per il ciclone Amphan

Amphan sta riportando nella mente degli abitanti del Bangladesh i tragici giorni nei quali, nel 2007, il ciclone Sidr si abbatté sulle coste provocando ampie inondazioni, ingenti danni e uccidendo 3.500 persone. Rispetto ad allora, tuttavia, le autorità affermano di essere più preparate all’evento estremo. Hanno costruito infatti migliaia di rifugi per la popolazione, predisponendo al contempo piani di evacuazione rapidi.

Questi ultimi sono già in fase di attuazione: “Sposteremo fino a 2,2 milioni di persone, nel tentativo di provare ad evitare che ci siano vittime”, ha dichiarato all’agenzia Afp Enamur Rahman, segretario di stato incaricato della gestione delle catastrofi. I primi ad essere evacuati sono stati gli abitanti delle zone costiere, soprattutto quelle più esposte ad una possibile risalita repentina del livello del mare.

Sheikh Hasina, primo ministro del Bangladesh
Sheikh Hasina, primo ministro del Bangladesh © Mary Altaffer-Pool/Getty Images

Il governo del Bangladesh ha anche predisposto una serie di misure pensate per evitare che la presenza di troppe persone nei rifugi. Essa potrebbe infatti agevolare la diffusione del coronavirus. Sarà infatti imposto l’obbligo di indossare mascherine ed è stato aumentato ulteriormente il numero di lunghi protetti a disposizione della popolazione, al fine di mantenere, per quanto possibile, sufficienti distanze tra i singoli individui.

Il rischio di contagi da coronavirus nei rifugi anti-inondazioni

Chi abita invece nelle isole è stato già trasportato a terra dalle imbarcazioni della Guardia costiera. Tutte le imbarcazioni hanno inoltre ricevuto ordine di rientrare e i porti sono stati chiusi.

Fin qui, però, si tratta di dati forniti dalle autorità. Secondo l’organizzazione non governativa Catholic Relief Services, in realtà la sfida per gli abitanti delle zone costiere del Bangladesh è “impossibile”. In un comunicato, la presidente dell’associazione Snigdha Chakraborty ha sottolineato infatti che “nei rifugi gli spazi sono limitati e chi oggi è confinato potrebbe esitare ad abbandonare le proprie case, pur se poco solide”.

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