Un compromesso piatto e al ribasso. La Cop30 sul clima ha deluso le aspettative ed è terminata con accuse reciproche tra i governi.
Le temperature in Alaska hanno superato di 20 gradi la media stagionale, e il riscaldamento globale sta mettendo in pericolo la fauna e comunità locali.
Le temperature record di questi giorni registrate in Alaska, negli Stati Uniti, rendono la primavera appena iniziata tra le più calde di sempre nella regione. Nella città di Utqiaġvik (Barrow), le cui temperature nel mese di marzo dovrebbero attestarsi su una media di -20 gradi Centigradi, si sono verificati picchi vicini allo zero nei giorni del 30 e 31 marzo 2019. A darne notizia è l’Alaska center for climate assessment and policy. Questo primato fa seguito a quanto già avvenuto nel mese di febbraio, il più caldo degli ultimi 95 anni secondo l’ong Bethel search and rescue. L’innalzamento così repentino delle temperature è dovuto, secondo i climatologi, al riscaldamento globale che, soprattutto nelle zone artiche, si sta verificando a una velocità maggiore rispetto al resto del Pianeta.
Here’s one way sustained warm weather impacts southwest Alaska: a very early end to safe on-ice travel. Read the full report from Bethel Search and Rescue here: https://t.co/2pXx2jMYj8 #Arctic #akwx @Climatologist49 @DaveSnider @KYUKNews @klshall @MarkSpringer @NWSAPRFC pic.twitter.com/ydQumSmPPJ
— Rick Thoman (@AlaskaWx) March 29, 2019
Nell’Alaska settentrionale, inoltre, la quantità di precipitazioni è stata ben al di sotto della media stagionale con la conseguenza di eventi meteorolgici brevi e intensi, com’è accaduto a Kotlik il 22 febbraio dove un temporale eccezionale ha causato l’allagamento del centro abitato.
Lo scioglimento del permafrost, così come l’assottigliamento e la riduzione degli strati ghiacciati, costituiscono un doppio ordine di problemi a livello locale.
Il settore dei trasporti commerciali, che in queste aree vive soprattutto di rotte marittime e fluviali, è compromesso: le alte temperature, infatti, rendono gli strati ghiacciati meno resistenti ai carichi pesanti in questa stagione dell’anno, rendendo di fatto impossibile affidarsi ai canali fluviali locali per il trasporto delle merci.
Lo stesso ghiaccio marino, che ha l’importante ruolo di protezione naturale per i centri abitati costieri, sta scomparendo mettendo a repentaglio la sopravvivenza delle comunità locali.
Anche per le foche il riscaldamento globale è un problema serio, soprattutto in questo periodo dell’anno. Le femmine partoriscono generalmente tra febbraio e marzo e hanno bisogno di spessi strati ghiacciati per poter mantenere al sicuro i propri cuccioli nelle loro prime settimane di vita. Appena nati, infatti, i piccoli non hanno ancora sviluppato un manto abbastanza resistente per muoversi alle basse temperature dei mari artici: per questo durante le prime settimane di vita dei piccoli, sono gli adulti a immergersi nelle acque gelate in cerca di cibo mentre i cuccioli attendono al sicuro sopra le calotte galleggianti. Questo fino a che se ne troveranno ancora in questa stagione.
Le previsioni dei climatologi, purtroppo, non sono affatto rassicuranti: l’ondata di “calore artico” dovrebbe continuare per tutto il mese di aprile colpendo, ancora una volta, la regione nordoccidentale dell’America del Nord. Una stagione che di primavera sembra avere ormai solo il nome.
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