India, una catena umana lunga 18.000 chilometri per protestare contro i cambiamenti climatici

50 milioni di persone si sono prese per mano in India fino a formare un’interminabile catena umana. Il messaggio? Bisogna unirsi per salvare il Pianeta.

Circa cinquanta milioni di persone di tutte le età hanno formato una catena umana lunga 18mila chilometri con l’obiettivo di manifestare la loro preoccupazione per le condizioni di salute della Terra. È successo il 19 gennaio in India, precisamente nello Stato nord-orientale del Bihar.

La protesta, organizzata dall’amministrazione locale, ha riscosso un enorme successo: dai più giovani fino agli anziani, tutti quelli che sono scesi nelle strade hanno preso per mano il vicino oppure sollevato un cartello recante slogan appassionati. Le immagini che arrivano dalla città di Chapra, in particolare, sono impressionanti.

Le ragioni della protesta

Lo scopo dei manifestanti era duplice. Da un lato, hanno denunciato i problemi ambientali che affliggono l’intero Pianeta, ma l’India soprattutto. Nella top ten dei centri urbani più inquinati al mondo, i prime sette si trovano proprio lì. La vasta nazione dell’Asia meridionale genera circa 25.940 tonnellate di rifiuti di plastica al giorno, secondo un rapporto pubblicato nel 2017 dalla Commissione centrale per il controllo dell’inquinamento (Central pollution control board), che ha estrapolato i dati provenienti da sessanta grandi città indiane. Nonostante questo, il governo non ha mantenuto la promessa di vietare la plastica monouso. Come se non bastasse, i cambiamenti climatici sono drammatici: a maggio l’uragano Fani, il più potente degli ultimi 43 anni, ha provocato decine di vittime. Subito dopo, gli abitanti si sono trovati ad affrontare la peggior ondata di calore nella storia del Paese.

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Dall’altro lato, il malcontento della popolazione è dipeso anche dalle irrisolte questioni sociali. Sebbene una pratica aberrante come il divorzio lampo, che consentiva ai mariti di divorziare dalle proprie mogli semplicemente ripetendo tre volte una parola, sia stata abolita; nonostante i rapporti sessuali con le spose bambine siano diventati reato di stupro; i matrimoni con le minorenni sono ancora una consuetudine. Un evento come quello del 19 gennaio, però, suscita la speranza che qualcosa stia cambiando. Dal basso. Un po’ come quando, nello Stato del Kerala, cinque milioni di donne avevano formato un muro umano chiedendo di poter accedere al tempio. Un muro positivo. Che si trasforma in catena e, anziché dividere, unisce più che mai.

Foto in anteprima © Roberto Schmidt/Afp via Getty Images

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