Perché non possiamo permetterci il riscaldamento dei tavolini all’aperto

Rennes, in Francia, ha deciso di vietare i sistemi di riscaldamento all’esterno di bar e ristoranti, per il loro impatto ambientale troppo elevato.

Lampade a incandescenza, stufe elettriche o a gas. Durante l’inverno sono moltissimi i bar, ristoranti, caffè che puntano a rendere più confortevole il tempo passato dai clienti seduti ai tavolini all’aperto. In pochi, però, si domandano quale sia l’impatto sul clima. In termini di consumo di energia così come di spreco di risorse.

La questione del riscaldamento all’aperto ha scatenato un dibattito in Francia

A Rennes, in Francia, le autorità locali hanno riflettuto sulla questione. E sono giunti ad una conclusione radicale: vietare ogni tipo di riscaldamento sulle “terrasses” all’aperto. A partire dal 1 gennaio, gli esercenti di tutta la città sono tenuti a conformarsi all’ordinanza.

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La città di Rennes, in Francia, ha deciso di vietare i sistemi di riscaldamento all’esterno di bar e ristoranti, per via dell’impatto climatico troppo elevato © Andreas Rentz/Getty Images

E anche la capitale Parigi sta riflettendo sulla possibilità di seguire la stessa strada (dopo aver già tentato, qualche anno fa , invano, di imporre la regola). Poche settimana fa, il “mini sindaco” del secondo arrondissement della metropoli transalpina, Jacques Boutault, ha depositato una richiesta in questo senso, che tuttavia non è stata approvata dal consiglio comunale.

Scaldare un grande spazio all’aperto comporta un enorme impatto ambientale

Ma qual è, realmente, l’impatto ambientale dei sistemi di riscaldamento all’aperto. Il settimanale L’Express cita uno studio del dicembre 2009, curato dallo studio di consulenza Carbone 4, che ha calcolato le emissioni di un bar i cui tavolini all’aperto sono dotati di quattro bracieri a gas, accessi per otto ore. Ebbene, il risultato indica che l’impatto climatico è identico a quello di un’automobile che percorre 350 chilometri.

Allo stesso modo, un altro ingegnere – Thierry Salomon, dell’associazione NégaWatt – ha riferito alla radio FranceInfo che un grande spazio con 15 radiatori accesi per dieci ore consecutive “corrisponde all’assorbimento annuale necessario per far funzionare gli elettrodomestici di 10-15 famiglie”. “Riscaldare 12 metri quadrati – ha confermato Boutault – per il Pianeta equivale a coprire la distanza tra Parigi e Rennes a bordo di un suv. Stiamo parlando di un enorme spreco. Siamo in una situazione di emergenza climatica, critichiamo aspramente il Qatar che vuole climatizzare gli stadi e sappiamo che le città sono i luoghi in cui si produce la maggior parte della CO2: abbiamo il dovere di fungere da motore dell’azione contro i cambiamenti climatici”.

Il 60 per cento delle “terrasses” parigine è riscaldato

Nelle metropoli tutto ciò va moltiplicato all’infinito. Basti pensare che, su un totale di 13.500 aree all’aperto di bar e ristoranti a Parigi, il 60 per cento risulta dotato di sistemi di riscaldamento elettrici o a gas. Ciò nonostante, a Rennes molti esercenti si sono schierati con decisione contro il divieto. Parlando di probabile calo del fatturato e di possibili riduzioni del personale.

Un punto di vista contestato dall’assessore socialista al commercio della città francese, Marc Hervé: “Nei giorni in cui fa freddo o piove le persone non scelgono i tavolini all’aperto, che ci sia il riscaldamento o meno. La nostra decisione non impedirà alla popolazione di uscire per bene o mangiare fuori”.

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