Diritti umani

Diritti umani, nel 2019 sono stati uccisi più di 300 attivisti nel mondo

Un rapporto dell’associazione irlandese Front Line Defenders indica l’America Latina l’area più pericolosa per chi si batte per difendere i diritti umani.

Militanti ambientalisti, attivisti impegnati nella difesa dei diritti Lgbt che lottavano per salvare le loro terre. Sono 304 le persone uccise nel corso del 2019 per il solo fatto di aver deciso di battersi per difendere i diritti umani. A riferire le drammatiche cifre è un rapporto pubblicato dall’associazione irlandese Front Line Defenders (Fld), che ha fornito una mappa globale degli omicidi.

In Colombia più di 100 morti in un solo anno

Due terzi di questi ultimi si sono verificati in America Latina. Dove nella maggior parte dei casi, l’impunità è ancora oggi la norma. È in particolare la Colombia la nazione nella quale si concentra la maggior parte della violenza patita dagli attivisti per i diritti umani. In particolare leader di comunità locali che si oppongono a mega-progetti nefasti per l’ambiente.

E che hanno pagato carissimo il loro impegno: i morti nel corso degli ultimi dodici mesi sono stati 106 secondo Fld. Uno in più stando ai calcoli delle Nazioni Unite, che si sono dette “profondamente turbate per il numero impressionante di vittime”. “Il nostro personale – ha aggiunto Marta Hurtado, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i Diritti umani – sta inoltre verificando 13 altri casi che sono stati segnalati. Qualora fossero confermati, il totale arriverebbe a 120”.

La stessa dirigente ha sottolineato come “si tratta di numeri in aumento rispetto agli anni precedenti e che non sembrano arrestarsi: sono almeno dieci gli attivisti per i diritti umani che sono stati uccisi nel corso delle prime due settimane del 2020 in Colombia”. Di qui l’ennesimo appello al governo di Bogotà affinché attui politiche in grado di proteggere i militanti, indaghi su ciascun caso e assicuri alla giustizia i responsabili.

colombia proteste
Proteste nelle strade di Bogotà, in Colombia, il 23 novembre 2019 © Juan Barreto/Afp via Getty Images

Diritti umani negati anche nelle Filippine, in Honduras, Brasile e Messico

Al secondo posto nella classifica mondiale stilata da Front Line Defenders ci sono le Filippine, con 43 morti. Seguite da Honduras, Brasile e Messico. Ma il 2019 è stato caratterizzato anche da ondate di protesta che hanno toccato numerose nazioni del mondo: da Hong Kong all’Iraq, dall’India al Cile. Proprio in quest’ultimo, a preoccupare non è stato solo il numero di morti (23) ma anche di feriti: ben 2.300, principalmente a causa della dura repressione organizzata dalla polizia.

manifestazioni cile
Un immenso corteo ha attraversato le strade di Santiago del Cile il 25 ottobre 2019 © Marcelo Hernandez/Getty Images

Ma le uccisioni non sono le sole violenze subite da chi difende i diritti umani. Il rapporto dell’associazione irlandese cita anche aggressioni, campagne di diffamazione, accanimento giudiziario, attacchi omofobi. Principalmente contro chi si è ribellato a diseguaglianze, corruzione e autoritarismo.

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