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Dall’esodo dei lavoratori migranti ai soprusi da parte della polizia: l’India ai tempi del coronavirus

Con la chiusura delle attività, decine di migliaia di persone hanno invaso le stazioni di tutta l’India per tornare ai propri villaggi. Qualcuno è partito a piedi per affrontare viaggi di centinaia di chilometri. Nella battaglia contro la pandemia, persino i vagoni dei treni vengono convertiti in reparti di isolamento.

Dal 25 marzo anche in India è scattato il lockdown, con l’autoconfinamento di oltre un miliardo di persone e il fermo delle attività per ventuno giorni al fine di contenere la diffusione del nuovo coronavirus.
Una decisione difficile, presa dal primo ministro Narendra Modi, che il presidente del Congresso Rahul Gandhi ha parzialmente contestato, definendo la chiusura “potenzialmente devastante” perché “il numero di persone povere che in India sopravvivono grazie a guadagni giornalieri è troppo consistente per decidere di bloccare in modo unilaterale ogni tipo di attività economica”.

situazione lavoratori migranti ai tempi del coronavirus in India
Sono una marea i lavoratori migranti che aspettano di salire su un autobus per tornare a casa © Yawar Nazir/Getty Images

“Lo stop completo e improvviso ha determinato panico e confusione, portando un altissimo numero di lavoratori migranti a spostarsi per tornare verso le loro case. Questo fenomeno amplificherà notevolmente le conseguenze nefaste della diffusione del virus”, è l’allarme lanciato da Gandhi.

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A Delhi adulti e bambini aspettano di ricevere acqua e cibo fuori dalla comunità di Ramakrishna © Yawar Nazir/Getty Images

L’India non sarebbe ancora entrata nella fase di trasmissione comunitaria del virus

A fine marzo il Consiglio indiano di ricerca medica, l’Indian council of medical research (Icmr), ha invece dichiarato che non c’è motivo di allarme perché l’India non è ancora entrata nella fase di trasmissione comunitaria del virus.
Il 6 aprile sono 3.370 i casi accertati di Covid-19, mentre il numero totale di decessi è salito a 77. Il governo ha per ora smentito apertamente le voci che stavano circolando sul possibile prolungamento della chiusura oltre le tre settimane previste.

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Mucche sdraiate in una strada deserta di Delhi dopo il lockdown © Yawar Nazir/Getty Images

L’esodo dalle città. In migliaia si sono accalcati pericolosamente nelle stazioni

Due giorni dopo l’annuncio del lockdown, con il terminal ferroviario di Anand Vihar a Nuova Delhi completamente gremito, il governo della regione dell’Uttar Pradesh ha annunciato l’arrivo di altri mille autobus per trasportare i lavoratori, mentre l’amministrazione di Delhi ne ha promessi altri cento a disposizione della massa di poveri che si sono incamminati ai bordi delle strade con i bambini in braccio, i pochi effetti personali caricati sulla testa e centinaia di chilometri da percorrere, perché il prezzo dei biglietti delle compagnie private è quasi raddoppiato.

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Un gruppo di lavoratori da Delhi si incammina per tornare a casa, in Uttar Pradesh, a 450 chilometri di distanza © Yawar Nazir/Getty Images

La confusione è tale che stanno giungendo all’orecchio della cronaca interventi a dir poco discutibili, come quello avvenuto nella città di Bareilly, in Uttar Pradesh: contro un gruppo di migranti, ai quali era stato detto di sedersi con la promessa dell’arrivo di un autobus, è stato spruzzato del disinfettante chimico con una pompa.

A lasciare le città sono i venditori di tè, di frutta e verdura, uomini che su un carretto di legno o per terra cuociono sabji e chapati, come se anche nell’indigenza totale, ci fosse sempre un domani. Sono soprattutto le persone che abitano i marciapiedi delle strade caotiche riempiendole di colori accesi, di profumi intensi e di sguardi che mendicano attenzione, ma anche i lavoratori precari delle piccole e grandi aziende che hanno tirato giù le saracinesche, facendoli sloggiare dalle stanze che avevano messo loro a disposizione.

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Nelle baraccopoli il rischio è che si muoia di fame prima ancora che di coronavirus © Yawar Nazir/Getty Images

I governi locali si sono mobiliti per controllare l’ingresso dei migranti, ma in molte aree la situazione è fuori controllo

Un uomo di 39 anni è morto stremato dopo aver percorso duecento chilometri a piedi da Delhi, dove effettuava consegne a domicilio per un ristorante, alla città di Agra. Le autorità hanno quindi chiesto l’intervento dei mezzi dell’esercito per cercare di portare in salvo quante più persone possibili.
Il Bihar, la regione orientale più povera di tutto il paese, ha registrato al confine l’ingresso di circa 10mila migranti, che sono stati indirizzati nei campi di accoglienza allestiti in diversi edifici pubblici – come scuole e collegi – per fornire alloggio, cibo e assistenza medica.

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Un centro di accoglienza di Delhi per i senzatetto e per i lavoratori migranti che sono rimasti senza una casa © Yawar Nazir/Getty Images

A sud, nel Tamil Nadu, la Greater Chennai corporation è invece riuscita ad evitare l’esodo dell’enorme numero di lavoratori che gravitano intorno alla Silicon valley indiana, allestendo preventivamente 51 campi di accoglienza, otto di questi riservati alle donne, che si sono subito attivate arrivando a cucire in pochi giorni tremila mascherine da distribuire agli ospiti dei centri.

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A Delhi donne e bambini aspettano l’autobus in messo alla folla © Yawar Nazir/Getty Images

Video circolati in rete denunciano i maltrattamenti della polizia nei confronti di chi viola l’isolamento

Il governo centrale è stato travolto dall’indignazione generale dopo le numerose testimonianze, confermate da immagini e video, degli interventi umilianti e violenti perpetrati in alcune città da parte degli agenti di polizia.

Il quotidiano Times of India ha riportato la notizia della morte, nella città di Pune, di un autista d’ambulanza per colpa delle pesanti percosse ricevute; il sospetto era che trasportasse illegalmente altri passeggeri sul veicolo.
Lo stesso giornale ha raccolto la testimonianza della famiglia di un ragazzo di 32 anni del Bengala occidentale, ucciso a botte perché uscito a comprare del latte. Alcuni membri dell’opposizione si sono rivolti a Modi chiedendo di fermare immediatamente questo tipo di azioni. La risposta del primo ministro è stata di scuse, ma senza ritrattazioni:
“Mi dispiace per questi duri interventi che hanno causato difficoltà – ha detto il premier –. So che qualcuno ora sarà arrabbiato con me, ma sono necessari per vincere questa battaglia”.

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I treni vengono usati per isolare i pazienti positivi al coronavirus © Yawar Nazir/Getty Images

Allestiti nuovi centri di accoglienza nelle città, mentre le carrozze dei treni si trasformano in reparti di isolamento

Nei giorni scorsi il governo di Delhi ha messo in piedi nuovi centri di accoglienza per i senzatetto e per i lavoratori migranti bloccati in città e rimasti senza alloggio dopo la chiusura delle fabbriche.
Nella regione del Gujarat, settanta carrozze dei treni sono state convertite in reparti di isolamento per chi risulta positivo alla Covid-19. Saranno dotate di dispositivi medici di base e ospiteranno i malati con sintomi più lievi. Anche le altre reti regionali stanno lavorando in questa direzione.

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