Diritti umani

Il meglio e il peggio del 2017 nelle fotografie di Medici senza frontiere

Guerre, epidemie e catastrofi. Ma anche bambini vaccinati, gravidanze portate a termine e malattie sconfitte. Le foto di un anno di lavoro di Medici senza frontiere.

Dodici foto, una per ciascun mese dell’anno. È il 2017 visto con gli occhi dell’associazione umanitaria Medici senza frontiere. Un racconto che porta a rivivere alcune delle emergenze in cui l’organizzazione è stata in prima linea per portare assistenza medica a popolazioni colpite da conflitti, epidemie, catastrofi naturali. Spesso in condizioni e contesti estremi.

L’organizzazione non governativa ha però spiegato che, in questo modo, non si è puntato solo a ricordare al mondo l’esistenza di situazioni tragiche: si è voluto, al contrario, accendere i riflettori anche su ciò che di positivo ha lasciato l’anno che si è appena chiuso. “Il meglio e il peggio del 2017”, insomma, ove tra ciò che deve farci sorridere ci sono tutti i bambini vaccinati, le gravidanze portate a termine, le epidemie contrastate negli angoli più remoti del pianeta.

Medici senza frontiere opera in 70 paesi del mondo

Al contrario, il “peggio” dell’anno passato è rappresentato soprattutto dai tremendi effetti dei conflitti armati sulle persone, dalle vittime del mancato accesso alle cure, dalle sofferenze e dalle morti in Libia e alle porte dell’Europa, nei corridoi terrestri e marittimi che i migranti cercano di aprirsi nel tentativo di guadagnare una vita migliore.

medici senza frontiere
Richiedenti asilo e migranti in un centro di detenzione in Libia © Guillaume Binet/Myop

I fotografi di Medici senza frontiere hanno accompagnato ogni passo delle azioni effettuate dall’associazione, con l’obiettivo di testimoniare le storie vissute nel 2017: il lavoro delle squadre dei medici e degli infermieri della ong in 70 paesi del mondo. “Attraverso questi scatti – ha spiegato Msf – vogliamo rendere omaggio a tutti coloro che hanno lottato per la vita, a chi ce l’ha fatta, a chi purtroppo non c’è più”.

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