Andrea Pastorelli, direttore generale di Teach for Italy, spiega come giovani talenti possano diventare agenti di cambiamento nelle scuole svantaggiate.
Messico, è stato ammazzato Julián Carrillo, leader indigeno che lottava per proteggere la foresta
L’uomo, leader della comunità degli indios tarahumara, è stato assassinato a colpi di arma da fuoco nella notte del 24 ottobre.
Julian Carrillo Martínez, leader della comunità tarahumara di Coloradas de la Virgen, nella località di Guadalupe y Calvo, ha dedicato la sua vita alla lotta per i diritti degli indigeni e per proteggere dal disboscamento le foreste della Sierra Madre settentrionale, luogo ancestrale della sua gente. L’uomo è stato assassinato a colpi di arma da fuoco da un gruppo di sicari non ancora identificati. Il corpo di Carrillo, crivellato di colpi, è stato ritrovato nella notte del 24 ottobre proprio sulle montagne che tanto amava.
Asesinan a defensor rarámuri en Coloradas de la Virgen, municipio de #GuadalupeyCalvo, Chihuahua.
Julián Carrillo Martínez era beneficiario del Mecanismo Nacional de Protección de Personas Defensoras de Derechos Humanos y Periodistas de la Secretaria de Gobernación (@SEGOB_mx). pic.twitter.com/nRtyl2mX4D— Raíchali (@raichali) 26 ottobre 2018
Non è un paese per attivisti
Il Messico si conferma così uno dei luoghi più pericolosi al mondo per i difensori dell’ambiente e dei diritti umani. Nel 2017 ne sono stati uccisi quindici, facendo balzare il Paese dal 14° al 4° posto nella triste classifica stilata dalla ong britannica per la difesa dei diritti umani Global Witness (in generale il numero di attivisti uccisi, soprattutto indigeni, aumenta di anno in anno). Nel gennaio del 2017 fu assassinato Isidro Baldenegro López, vincitore del Goldman Environmental Prize nel 2005, come Carrillo leader della comunità degli indios tarahumara, ma sarebbe più corretto dire rarámuri, come si definiscono tra loro, che significa “colui che cammina bene”, e membro dell’organizzazione Alianza Sierra Madre.
Leggi anche: Proteggere l’ambiente è sempre più pericoloso
Leggi anche: Chi era Berta Cáceres, l’attivista che lottava per gli indigeni dell’Honduras
Una strage di famiglia
L’assassinio di Carrillo, che aveva ricevuto molteplici minacce di morte, è solo l’ultimo di una serie di omicidi che hanno funestato la sua famiglia: il 5 febbraio 2016 è stato ucciso sotto i suoi occhi il figlio Víctor Carrillo, il 31 marzo e il 30 luglio 2017 sono stati ammazzati due suoi nipoti, Antonio Alberto Quiñones e Guadalupe Carrillo Polanco, mentre il primo luglio di quest’anno è toccato a suo genero, Francisco Chaparro Carrillo. Solo uno degli assassini, ha riportato Amnesty International, è stato identificato dalla polizia ma non è ancora stato effettuato alcun arresto, evidenziando così, oltre alla scarsa tutela delle risorse naturali, la mancanza di protezione o quantomeno l’inefficienza delle misure di protezione fornite dalle autorità messicane alle comunità indigene della Sierra Tarahumara.
⚠ #AcciónUrgente ⚠ ¡Defensor indígena rarámuri ha sido asesinado pocas semanas después de que su comunidad denunciara una concesión minera en su territorio sin su consentimiento! ¡#DefensorxsBajoAtaque! ? Exige una investigación clara e inmediata: https://t.co/aGYCP1PRcC pic.twitter.com/O0i8sQ5ttA
— Amnistía Int. México (@AIMexico) 26 ottobre 2018
Perché Carrillo è stato ucciso
Dal oltre dieci anni la comunità Coloradas de La Virgen porta avanti una battaglia legale contro grandi compagnie minerarie presso la Corte Agraria Unitaria per proteggere dallo sfruttamento le risorse naturali nel loro territorio ancestrale, minacciate dalla deforestazione e dalle concessioni minerarie. “L’omicidio di Julián è emblematico delle minacce che gli attivisti devono affrontare in tutto il Messico – ha dichiarato Ben Leather di Global Witness – dell’imposizione dello sfruttamento delle risorse naturali alle comunità senza il loro consenso e della violenza diffusa alimentata dall’impunità”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Le guerre scatenate dagli stati ci riportano a prima del 1945 e la tecnologia digitale favorisce le discriminazioni: non ci resta che la mobilitazione dal basso.
Si chiamava Saly, aveva cinque anni. Nello scatto vincitore del World press photo 2024, il concorso di fotogiornalismo più importante al mondo, non si vede un centimetro del suo corpo senza vita. E non si vede nemmeno il volto della zia, Ines Abu Maamar, che lo stringe forte a sé. Mohammad Salem, fotografo dell’agenzia Reuters,
L’Europa ha varato il nuovo Patto migrazione e asilo: solidarietà solo volontaria tra Paesi, migranti trattenuti alle frontiere esterne dell’Unione.
Il Bundestag ha depenalizzato la cannabis a scopo ricreativo, ponendo Berlino fra le capitali con le leggi più “rilassate” di tutta l’Unione europea. L’Italia resta in fondo, smarrita in un dibattito ideologico.
La procura spagnola ha chiesto due anni e mezzo per Rubiales per abuso sessuale e per aver provato a fare pressioni sulla calciatrice.
All’1:30 circa (ora locale) del 26 marzo, una nave mercantile ha urtato il ponte Francis Scott Key di Baltimora, facendolo crollare.
Oltre 300 milioni di persone hanno accolto il Nawruz, il Capodanno persiano che celebra la primavera con balli, canti, cibo e riti spettacolari.
Per la prima volta il World happiness report scorpora i risultati per età. Svelando come, negli Stati Uniti e non solo, i giovani siano sempre meno felici.