Il presidente dell’Istat lo ha ribadito al Parlamento impegnato nella legge di Bilancio: le liste d’attesa sono troppo lunghe e l’alternativa è il privato.
Giornalista, scrittore, militante dell’estrema sinistra. Peppino Impastato fu ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978 a Cinisi, in provincia di Palermo.
La notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978 è stata una delle più buie della storia del nostro paese. A Roma, mentre la città ancora dorme, il presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro sta per essere giustiziato dalle Brigate rosse, dopo un rapimento durato quasi due mesi. Il suo corpo sarà ritrovato il 9 mattina nel bagagliaio di un’auto.
Mille chilometri più a sud, in Sicilia, un ragazzo di appena 30 anni viene trascinato a forza in un casolare. Sono quasi le due di notte e anche la cittadina di Cinisi dorme. Il suo corpo viene legato ai binari di una ferrovia, sopra una carica di tritolo, e fatto saltare in aria. Il ragazzo era Giuseppe Impastato, Peppino per tutti. Giornalista e militante dell’estrema sinistra. Ma soprattutto, nemico giurato della mafia.
#ciSiamo #9maggioSemprepiuvicino #peppinoImpastato #40anni #9maggio78 pic.twitter.com/bOMJgJkGjU
— Peppino Impastato (@PeppImpastato) May 5, 2018
Peppino la criminalità organizzata l’aveva conosciuta prima ancora di sapere cosa fosse, perché mafiosa era la sua stessa famiglia. Numerosi parenti erano affiliati ai clan e il cognato del padre era il boss Cesare Manzella, ammazzato con una bomba piazzata sulla sua Alfa Romeo Giulietta il 26 aprile 1963. La successione alla guida della cosca incoronò colui che divenne il padrino indiscusso della zona: Gaetano Badalamenti, incontrastato boss del traffico internazionale di droga, grazie al controllo diretto sull’aeroporto di Punta Raisi, situato proprio sul territorio del comune di Cinisi.
Peppino Impastato, però, non ci sta e decide di ribellarsi. Neanche diciottenne, fonda il giornale “L’idea socialista” e aderisce allo Psiup, il Partito socialista italiano di unità proletaria. Tre anni dopo, dirige le attività del gruppo “Nuova Sinistra”, e coordina la lotta dei contadini espropriati per l’ampliamento dell’aeroporto.
https://www.youtube.com/watch?v=fqYZ7O-hBNw
È nel corso di questi anni che matura l’idea di fondere il militantismo politico con la lotta antimafia, e di veicolarne il messaggio attraverso un mezzo d’informazione più potente: la radio. È il 1976 e Peppino Impastato fonda Radio Aut, alla quale per sempre sarà legato il suo nome. L’idea è semplice e geniale: distruggere l’immagine dei mafiosi prendendoli in giro. Nasce così la trasmissione satirica “Onda pazza”, il cui bersaglio preferito era proprio “Zu Tano”, zio Tano Badalamenti. Che viveva a poca distanza dalla casa di Peppino: i famosi “Cento passi” raccontati nel celebre film di Marco Tullio Giordana.
Il boss, a poco a poco, capì che quella radio era un pericolo. In troppi la ascoltavano e troppe informazioni venivano rese pubbliche sui business illeciti, sulle strategie criminali e sulle connivenze con la politica. Il capomafia cominciò a preoccuparsi e scattarono così gli avvertimenti, le minacce. Ma Radio Aut continuò imperterrita a rendere ridicoli “Tano Seduto”, come lo soprannominava Peppino al microfono, e la mafia, definita “una montagna di merda”.
Con la tua forza. Nel tuo esempio. Sui tuoi passi. Peppino Impastato (9 Maggio 1978 – 9 Maggio 2018) pic.twitter.com/Mmj32KTvJx — Anna Rita Leonardi (@AnnaLeonardi1) May 8, 2018
Pochi mesi prima di morire, Peppino si candidò alle elezioni comunali con Democrazia proletaria. Non riuscì a portare a termine la campagna elettorale, ma fu comunque eletto simbolicamente dai cittadini. Per il suo omicidio, Badalamenti è stato condannato all’ergastolo nel 2002, in quanto mandante. Già detenuto negli Stati Uniti per traffico di stupefacenti, il boss morì due anni dopo. A ventisei anni dall’omicidio di Peppino.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il presidente dell’Istat lo ha ribadito al Parlamento impegnato nella legge di Bilancio: le liste d’attesa sono troppo lunghe e l’alternativa è il privato.
Grande novità nella Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne. Ma salta il voto sul consenso libero, senza il quale è violenza sessuale.
Via libera alla proposta storica dell’ASviS: i provvedimenti conterranno una valutazione sull’impatto sulle prossime generazioni e sulla parità di genere.
La riforma costituzionale della giustizia, con la separazione della carriera di giudice da quella di pm, passerà al giudizio del popolo. Senza quorum.
Il capoluogo umbro obbligherà le aziende che vogliono ottenere lavori a garantire condizioni contrattuali dignitose: i famosi 9 euro lordi l’ora.
Un emendamento al cosiddetto ddl Valditara la esclude non più dalle elementari ma anche dalle secondarie di primo grado. Intanto i femminicidi continuano.
Il chiarimento dei giuristi: la missione è legittima e le acque davanti a Gaza non sono israeliane, non difendere le navi da attacchi sarebbe un crimine.
Alla Toscana si aggiunge ora un’altra regione ad aver approvato la legge dell’Associazione Luca Coscioni. La situazione nel resto del Paese.
