Il Trentino Alto Adige contro lupi e orsi, ma in Veneto la legge non passa

Secondo le giunte regionali di Trentino e Veneto i carnivori sono diventati pericolosi o dannosi per agricoltori e allevatori. Quindi si dovrebbero abbattere, dimenticando che sono protetti dalla legge.


Via libera agli abbattimenti dunque. O forse no. La questione non è ancora dipanata del tutto perché, se da una parte le giunte regionali del Veneto e le province autonome di Trento e Bolzano, appoggiate anche dal Piemonte stanno votando piani di gestione di lupi e orsi che prevedono la cattura e l’abbattimento, dall’altro il ministero dell’Ambiente fa sapere che “esclude gli abbattimenti”. Tanto più che Ursus arctos e Canis lupus sono tra le specie particolarmente protette dalla Legge 11 febbraio 1992 n. 157.

Aggiornamento

Lo scorso 29 febbraio grazie anche alle pressioni e al lavoro di sensibilizzazione delle associazioni ambientaliste e alla mobilitazione degli attivisti della Lav,  la legge non è nemmeno arrivata alla votazione perché il relatore non era presente alla seduta. Il lupo in Veneto è salvo, per ora. 

veneto e trentino
Una copia di lupi sulla neve © Parco natura viva

I piani di gestione in Veneto e Trentino Alto Adige

Già la scorsa estate le due province autonome di Trento e Bolzano avevano dato via libera al “prelievo, la cattura o l’uccisione di esemplari” di orso e lupo in territorio alpino. Lo scorso gennaio il presidente della provincia di Trento Maurizio Fugatti, della Lega, dichiarava che: “esiste un problema di sicurezza collegato alla presenza dei lupi, soprattutto nelle aree della val di Fassa, Ala e Rumo in alta val di Non. Non possiamo accettare che i lupi possano arrivare così vicini alle case, nel fondovalle. I cittadini non possono correre simili rischi e noi dobbiamo garantire loro la sicurezza. Come ho sottolineato in Comitato, sono pronto a assumere le mie responsabilità per garantire la tranquillità e la sicurezza dei cittadini”.

Secondo i dati forniti dalla stessa provincia, in Trentino si registrano 7 branchi per una cinquantina di esemplari: 27 nell’area dei Monti Lessini, 18 esemplari in val di Fassa e 7 lupi in Alta val di Non. Branchi che avrebbero fatto registrare nel 2018, 69 casi di danni per un valore di oltre 70 mila euro. In Appennino oggi, ci sarebbero circa 2mila lupi.

Anche il Veneto vorrebbe abbattere orsi e lupi

In Veneto, dopo un’iniziale presa di distanza, si è invece arrivati alla votazione favorevole alla legge intitolata “Misure di prevenzione e di intervento concernenti i grandi carnivori”, presentata dal capogruppo della Lega Nord Nicola Finco, anche se in questo caso l’orso sarebbe stato escluso. La legge però non è nemmeno arrivata al voto del Consiglio regionale. Un nulla di fatto dunque, per ora.

Secondo gli esponenti promotori della legge “le Regioni e le Province autonome potranno effettuare un puntuale censimento dei grandi carnivori, anche in accordo con le regioni confinanti; predisporre una relazione tecnico scientifica atta a definire i livelli minimi di presenza dei grandi carnivori, necessari alla salvaguardia delle specie, come stabilito dalle direttive europee; redigere un’accurata analisi atta a definire il piano d’intervento per il contenimento del numero di esemplari presenti sui rispettivi territori, utilizzando anche le pratiche di sterilizzazione o di prelievo forzoso con messa in cattività. E infine individuare quali siano i casi in cui si possa provvedere all’abbattimento dei singoli esemplari, ritenuti pericolosi per l’incolumità pubblica”.

L’assessore all’agricoltura Giuseppe Pan quest’estate aveva fatto presente “che il Veneto si è mosso anche nei confronti della Commissione europea perché il lupo non sia più considerato animale protetto, vista la sua grande espansione in Europa”.

La risposta del ministro Costa

Ma dal ministero la risposta è sempre la stessa. Già a luglio scorso il ministro dell’Ambiente Sergio Costa era convinto che questa decisione fosse “un grave errore” da parte delle Province di Trento e Bolzano di “volersi dotare di autonomia sulla gestione della fauna, che è patrimonio indisponibile dello Stato, forzando l’equilibrio tra i poteri dello Stato e quelli delle Province autonome su temi importanti e molto delicati, che devono prevedere soluzioni scientifiche e tecniche realmente valide e molta ragionevolezza”, spiegando allo stesso tempo che “ci sono tante soluzioni alternative da poter trovare insieme”.

Per questo motivo lo scorso 22 febbraio, a margine della Conferenza Stato-Regioni è stato presentato un primo “piano lupo” che esclude gli abbattimenti e prevede 23 azioni di gestione, compresa – ed è una rilevante novità – la sperimentazione di iniziative di mitigazione a livello microterritoriale”.

Il ministro conclude che “all’attività del lupo sono attribuiti più danni di quelli che effettivamente produce. Di qui la particolare attenzione riservata al problema degli ibridi e alla sterilizzazione come opportuno strumento di intervento, anche se sugli ibridi la competenza è in capo alle autorità sanitarie”.

Quanti lupi ci sono in Italia

Secondo il piano di monitoraggio presentato dall’Ispra a dicembre, per le Alpi si fa riferimento alla presenza di 47 branchi, 6 coppie e 1 individuo solitario e un numero minimo di 293 individui (dati progetto Wolfalps). Per la restante porzione del territorio peninsulare nazionale, esistono due stime che tuttavia non derivano da un programma organico di monitoraggio e sono quindi associate ad un elevato grado di incertezza. La prima, a scala nazionale, riporta 1580 animali – con una valutazione dell’incertezza compresa tra 1070 e 2472; la seconda, un valore complessivo per il territorio italiano compreso tra un minimo di 1269 individui ed un massimo di 1800. Resta da capire quale sia il limite oggettivo in cui si possa parlare di “invasione” e di problemi di pubblica sicurezza. E soprattutto se le giunte regionali possano ritenersi al di sopra della legge nazionale.

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