La sciarpa della felicità

Khata o Kathak, una sciarpa del cerimoniale civile e religioso del buddismo tibetano, usata come dono alle divinità, ai Lama, alle coppie di sposi

Questa sciarpa, chiamata la Khata o Kathak, è uno degli
oggetti simbolici del cerimoniale civile e religioso, pubblico o
privato del buddismo tibetano. Viene offerta in dono alle
divinità, ai Lama, alle coppie di sposi, con un gesto carico
di significati simbolici.

Di “sciarpe della felicità” ne esistono diverse a seconda
delle dimensioni e del tessuto di cui sono fatte. Per le
autorità religiose o civili, la khata, secondo tradizione,
è ancora quella di seta, bianca – colore che contiene tutti
gli altri e simboleggia la perfezione spirituale di Buddha – ma
anche arancio o gialla, lunga ben quattro metri per un metro di
larghezza con intessuta la formula sacra dei mani e gli otto
simboli di buon augurio. Ad un Lama o ad un’altra autorità
civile deve venir offerta secondo un attento rituale che impone di
porgerla a mani giunte all’altezza della fronte, inclinando il
busto, in segno di rispetto. Se la khata viene restituita al
donatore verrà da lui conservata come prezioso talismano.
Negli ambienti agiati, al di fuori dei cerimoniali religiosi o
civili, sono diffuse altre khata sempre di seta, solo un po’ meno
lunghe. Avvolgere un dono con una di queste sciarpe non solo
è un gesto di somma eleganza, ma anche di complicità
e condivisione.

Oggi sono largamente in uso khata di cotone leggero o anche di
semplice tessuto sintetico: non per questo hanno perduto
però la loro valenza simbolica e continuano ad essere
offerte dai fedeli alle divinità come doni devozionali.

Graziella Ceruti

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