Canada, 15 anni per abbandonare il carbone e puntare su rinnovabili

Entro il 2025 tutti gli edifici del governo canadese saranno alimentati con rinnovabili. Il 2030 sarà l’anno che segna l’uscita dal carbone

Puntare su rinnovabili e addio al carbone, la svolta green del Canada sembrerebbe sempre più decisa. Entro il 2025 il Governo federale canadese si impegnerà a utilizzare solo energia da fonti rinnovabili negli edifici pubblici federali e in quelli militari, riducendo del 40 per cento le emissioni di gas serra del paese entro il 2030. Ma non solo, il paese si è dato tempo quindici anni per uscire dal carbone con l’obiettivo di arrivare a coprire il 90 per cento della domanda energetica con fonti sostenibili di energia. Lo ha annunciato il ministro canadese dell’Ambiente e del Cambiamento Climatico Catherine McKenna.

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Edificio del Parlamento canadese a Ottawa. Foto: Ingimage

Ristrutturare per risparmiare

Non solo energia rinnovabile per gli edifici federali, ma anche risparmio ed efficienza energetica. Il Governo canadese ha pianificato una serie di ristrutturazioni degli edifici pubblici in ottica di contenimento dei consumi energetici, un modo per consumare meno energia e risparmiare i soldi dei contribuenti grazie a bollette più leggere. Gli interventi costeranno alle casse del Governo 2,1 miliardi di dollari e porteranno in più di 85 edifici di Ottawa nuovi sistemi di riscaldamento e raffreddamento, con una riduzione delle loro emissioni del 45 per cento.

Il Governo federale investirà anche nella riduzione delle emissioni legate ai propri veicoli, sostituendo quelli obsoleti con altri elettrici e ibridi e installerà stazioni di ricarica elettrica nei pressi degli edifici governativi. Spingerà inoltre su altre azioni di sostenibilità, incoraggiando, dove possibile, il telelavoro per ridurre gli spostamenti e contenere le emissioni di CO2.

 

Un’opportunità per le aziende green

L’obiettivo del piano canadese non porterà solo alla riduzione delle emissioni, ma sarà anche un’occasione di sviluppo per l’economia del paese. “Stiamo agendo sul cambiamento climatico portando le rinnovabili nelle attività del nostro governo e stiamo facendo la nostra parte per compiere ulteriori progressi verso l’obiettivo di ridurre le emissioni del Canada. Faremo di più, mano a mano che sviluppiamo il nostro piano sul clima: una strategia che creerà posti di lavoro a vantaggio dei canadesi” ha detto il ministro dell’Ambiente. E così “Le aziende canadesi che forniscono beni e servizi green – ha continuato McKenna – vedranno nuove opportunità di sviluppo e guideranno la crescita in questo settore”.

“L’energia non è solo petrolio e gas” ha detto il ministro federale dell’Ambiente canadese Catherine McKenna

Il Governo deve dare l’esempio

L’energia pulita è per il Canada anche una “questione di leadership. Non possiamo dire alle province, ai territori, ai comuni e ai cittadini canadesi che tutti noi dobbiamo fare la nostra parte. Dobbiamo dare l’esempio” ha detto il ministro McKenna. E dello stesso parere è anche il suo collega Scott Brison, Presidente del Treasury Board: “Il governo deve fare la sua parte per rispondere alle sfide dei cambiamenti climatici per consegnare alle prossime generazioni un’economia prospera, sostenibile e una classe media forte”.

 

Un prezzo al carbonio per ridurre le emissioni

Le misure presentate dal ministro dell’Ambiente sono parte di una strategia più ampia varata dal Governo per promuovere lo sviluppo sostenibile nel paese. Lo scorso settembre il Primo Ministro Justin Trudeau ha deciso di imporre un prezzo sul carbonio in modo da spingere le provincie che non intervengono autonomamente a regolare le proprie emissioni inquinanti. La misura sarà attivata a partire dal 2018 e, per il primo anno, il prezzo minimo sarà di 10 dollari a tonnellata e aumenterà di 10 dollari ogni anno per arrivare al 2022 a 50 dollari per tonnellata. Un provvedimento che non solo permetterà al Canada di ridurre le sue emissioni ma che il Governo canadese ritiene un bene – ancora una volta – per l’economia, uno stimolo all’innovazione e un volano per far crescere posti di lavoro ben pagati, come dire che la crescita del Paese non può fare a meno dell’energia pulita.

 

Il primo monitor canadese Justin Trudeau ha definito il suo piano per contrastare il cambiamento climatico. Photo Credit: Ernesto Mastrascusa/LatinContent/Getty Images.
Il primo monitor canadese Justin Trudeau ha definito il suo piano per contrastare il cambiamento climatico. Photo Credit: Ernesto Mastrascusa/LatinContent/Getty Images.

Le ombre della politica energetica canadese, i sussidi ai combustibili fossili

Come succede in molti paesi, dietro a grandi proclami si celano realtà più scomode e quando si parla di energia spesso questo significa sussidi ai combustibili fossili.

Secondo quanto annunciato da Climate Action Network Canada, il governo di Trudeau stanzia 3,3 miliardi di dollari all’anno di sussidi governativi a favore dei produttori di petrolio e gas. I sussidi, secondo lo studio, si traducono in incentivi all’estrazione e ad attività di ricerca e sviluppo, equivalente a pagare gli inquinatori 19 dollari per ogni tonnellata di anidride carbonica che emettono. Una politica in contrasto con il prezzo del carbonio stabilito di 50 dollari per tonnellata entro il 2022.

Il Canada stanzia ogni anno 3,3 miliardi di dollari ai combustibili fossili. Fonte: Climate Action Network Canada
Il Canada stanzia ogni anno 3,3 miliardi di dollari ai combustibili fossili. Fonte: Climate Action Network Canada

“Questo sistema è come tassare i consumatori quando comprano sigarette dando enormi sgravi fiscali alle aziende produttrici di tabacco incoraggiandoli a produrre più sigarette. Non ha senso”, ha detto Alex Doukas di Oil Change International.

I paesi del G20, tra cui il Canada, nel 2009 avevano deciso di eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili. Ad oggi, secondo il Fondo monetario internazionale, petrolio, gas e carbone ricevono in tutto il mondo sussidi per 5.300 miliardi di dollari l’anno, equivalenti a 10mila dollari al minuto, ogni giorno.

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