Il Perù denuncia Greenpeace per lo scivolone sulla sabbia di Nazca

Il ministro della Cultura peruviano, Diana Alvarez, ha deciso di sporgere denuncia contro i 12 attivisti di Greenpeace che lo scorso 10 dicembre si sono introdotti nel sito archeologico della linee di Nazca per scrivere, in lettere gialle di stoffa, “Time for change – future is renewable”. La protesta è stata inscenata in occasione della

Il ministro della Cultura peruviano, Diana Alvarez, ha deciso di sporgere denuncia contro i 12 attivisti di Greenpeace che lo scorso 10 dicembre si sono introdotti nel sito archeologico della linee di Nazca per scrivere, in lettere gialle di stoffa, “Time for change – future is renewable”. La protesta è stata inscenata in occasione della Cop 20 di Lima.

 

La scritta è comparsa accanto al più importante dei geroglifici dell’area di 420 kmq, la figura del colibrì; sul sito, i cui disegni sono datati tra il 500 a.C. e il 500 d.C. e che è stato dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1994, sono raffigurati diversi altri animali e elementi geometrici.

 

Per quanto la manifestazione fosse pacifica e senza intenzione di arrecare alcun danno, secondo Alvarez e il ministero della Cultura i segni residui delle frasi in stoffa saranno comunque permanenti. Gli attivisti hanno infatti smosso la sabbia bianca sotto quella scura superficiale su cui, per l’appunto, le linee biance tracciate migliaia di anni fa compaiono come “in negativo”. La C di Greenpeace è tuttora visibile, come sono visibili resti di altre lettere.

 

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Foto ©nytimes.com

Il ministro ha chiesto aiuto alla direzione dell’Unesco perché il tribunale di Nazca non ha attuato l’arresto preventivo dei colpevoli, né ha intimato loro di non lasciare il Paese, restituendo la causa alla procura nazionale. Al momento è stato identificato solo uno degli attivisti coinvolti, Mauro Fernández.

 

Greenpeace ha rilasciato una dichiarazione chiedendo scusa per l’incidente che, probabilmente, non smetterà di attrarre i turisti verso l’area, anzi li incrementerà, grazie a questo “piccolo” aneddoto.

 

Resterà il ricordo di una bizzarra “guerra tra poveri dimenticati”: per salvaguardare la salute del pianeta, spesso ignorata dai Governi, si è rovinato un pezzo di patrimonio culturale mondiale, altrettanto bistrattato dagli Stati. Ambiente contro archeologia. Di sicuro qualcosa su cui riflettere.

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