
Nel 2020 sono stati uccisi almeno 331 difensori dei diritti umani, spesso nella totale impunità. A dirlo è il nuovo report di Frontline defenders.
Cosa lega le donne ai cambiamenti climatici e perché il loro ruolo è fondamentale, oltre la parità di genere. L’intervista a Phumzile Mlambo-Ngcuka che dirige l’Un Women.
L’accordo globale sul clima che si sta discutendo a Parigi dovrebbe tenere alta la questione della parità di genere, sia in termini di partecipazione che di riconoscimento del ruolo che le donne hanno nel promuovere il cambiamento. A chiederlo sono le stesse Nazioni Unite attraverso l’ente per l’uguaglianza e l’empowerment femminile (Un Women). La giornata dedicata alla partecipazione della donna nel contrasto ai cambiamenti climatici e al progresso dei diritti che si è tenuta l’8 dicembre durante i lavori della Cop 21, è stata l’occasione perfetta per capire meglio questi aspetti grazie alle parole della direttrice esecutiva dell’Un Women, nonché sottosegretaria generale delle Nazioni Unite, Phumzile Mlambo-Ngcuka.
Mlambo-Ngcuka è stata anche vicepresidente del Sudafrica dal 2005 al 2008 durante la presidenza Thabo Mbeki, prima di essere scelta dall’attuale segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon per guidare l’ente dedicato alle donne. Prima di lei, la presidente del Cile, Michelle Bachelet.
Perché le donne sono più soggette agli effetti negativi del riscaldamento globale?
Le donne non sono altrettanto resilienti – in grado di adattarsi – degli uomini ai cambiamenti climatici a causa della loro condizione socioeconomica. Spesso non godono delle risorse necessarie che le aiuterebbero a ricominciare dopo che la loro vita è stata segnata da disastri collegati al clima. Ad esempio, oltre il 70 per cento delle vittime causate dallo tsunami che ha colpito l’Asia nel 2004 erano donne. Tutto questo perché le donne non hanno avuto la capacità di sopportare la tragedia e rialzarsi. Ma se fossero più istruite sarebbero in grado di trasformarsi in una forza per fare del bene perché sono più capaci di guardare oltre se stesse.
In che modo le ragazze e le donne possono essere protagoniste nel contrasto ai cambiamenti climatici?
Possono essere protagoniste del cambiamento perché sono loro a gestire la famiglia dal punto di vista energetico. Sono loro a prendere la maggior parte delle decisioni e devono occuparsi anche del fabbisogno elettrico. Quindi se una donna venisse informata sul concetto di efficienza energetica o su come produrre elettricità in modo pulito, queste diventerebbero automaticamente le sue priorità per cercare di ottenere il meglio per l’intero nucleo famigliare e per il resto della comunità.
Le donne sono anche protagoniste quando si parla di agricoltura perché si occupano della sicurezza alimentare della famiglia. Pensa che i cambiamenti climatici possano intaccare questa loro prerogativa?
Le donne sono più consapevoli degli uomini dell’importanza fondamentale di proteggere l’ambiente. E per questo sono più propense a ricoprire il ruolo di agricoltore in modo più intelligente dal punto di vista climatico. Sono coltivatrici migliori e, quindi, sono più attente alla questione della sicurezza alimentare. Pur stando così le cose, però, le donne continuano ad avere scarso accesso all’educazione, alle tecnologie, e tutto ciò fa sì che il loro ruolo in agricoltura sia meno efficace anche se sono maggioranza nel settore. Investire nelle donne, dunque, significa migliorare la qualità dell’intera filiera agroalimentare.
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