Arredamento e Design

Come Piet Oudolf, maestro dei giardini spontanei, è diventato il più grande paesaggista del mondo

Noto per avere progettato il verde del parco High Line di New York, il paesaggista Piet Oudolf è considerato il padre dei giardini spontanei. Ora partecipa anche alla realizzazione della Biblioteca degli alberi a Milano.

È il più noto paesaggista, landscape designer in inglese, a livello internazionale, celebrato dagli ecologisti per il suo contributo al tema della biodiversità. Piet Oudolf, olandese, classe 1944, come un artista disegna giardini con prevalenza di piante graminacee ed erbacee perenni ispirati a come si associano liberamente in natura, con variazioni cromatiche belle come quadri in tutte le stagioni.

Giardino di Piet Oudolf, Serpentine Pavillion, 2011
Progetto di Piet Oudolf per il Serpentine pavilion firmato da Peter Zumthor. Londra, 2011 © Patrizia Scarzella

Piet Oudolf e la nursery delle piante a Hummelo

La sua esperienza con le piante è iniziata nel 1982 quando con la moglie Anja si è trasferito a Hummelo, un piccolo villaggio dell’Olanda orientale. Lì la coppia ha creato una vera e propria “nursery” – parola inglese che significa asilo nido – per coltivare migliaia di piante perenni, sperimentare la loro resistenza e osservare i cambiamenti cromatici ed estetici durante il corso delle stagioni.

“Da quel momento in poi ho iniziato a fare selezioni di piante che pensavo potessero avere un potenziale; o per creare un nuovo colore o perché possedevano qualità migliori – scrive Oudolf –. Questo processo ha portato a un gran numero di selezioni buone e affidabili, tutte ben note oggi nel mondo vegetale per il loro carattere specifico, la loro bellezza o il loro uso nei giardini”.

[vimeo url=”https://vimeo.com/81833686 “]

La teoria del giardino spontaneo

Oudolf ha ridefinito radicalmente ciò che i giardini e gli spazi di verde pubblico possono essere, con naturalezza e spontaneità, senza schemi fissi e prendendo le distanze dall’estetica delle piante ornamentali e dai modelli del giardino costruito. “Un giardino riuscito è un sottile equilibrio di forma e movimento. Deve sembrare naturale e spontaneo, ma mai fuori controllo”.

Il recente documentario Five seasons del regista Thomas Piper presentato al Milano design film festival a ottobre immerge gli spettatori nelle opere di Oudolf e nel suo processo creativo, dagli affascinanti disegni astratti, alle teorie sulla bellezza, alle implicazioni ecologiche delle sue idee. Il film segue anche Oudolf mentre progetta e installa un nuovo grande giardino presso Hauser & Wirth Somerset, una galleria e centro artistico nel sud-ovest dell’Inghilterra, un’area verde che considera il suo capolavoro.

Piet Oudolf per il Serpentine Pavillion 2011
Il giardino di Piet Oudolf nel Serpentine pavilion di Londra firmato da Peter Zumthor, 2011 © Patrizia Scarzella

“Per me il design del giardino non riguarda solo le piante, ma l’emozione, l’atmosfera, il senso della contemplazione. Cerco di dare qualcosa in più alle persone con quello che faccio, qualcosa che vada più in profondità rispetto a quello che si vede”, afferma Oudolf.

Oudolf trova ispirazione artistica dovunque, in natura e nella storia dell’arte, dai fiori selvatici del deserto nel Texas occidentale e delle foreste postindustriali in Pennsylvania, alle opere dei pittori, come Claude Monet, che hanno immaginato e dipinto i giardini. Ad esempio, la libertà espressiva e i mutamenti del giardino della casa di Hummelo, dove continua a vivere con la moglie, con il passare delle stagioni sono un’opera di pura poesia.

I progetti per il verde pubblico

Negli anni Ottanta Oudolf ha fondato Future Plants, azienda specializzata nella selezione, coltivazione, riproduzione e protezione di piante dotate di tutte le qualità necessarie per l’abbellimento e adatte a essere usate negli spazi verdi pubblici. “Le piante per il verde pubblico devono essere belle e attraenti. Quando queste piante attirano anche insetti, farfalle e uccelli, allora sono piante davvero ideali”, spiega il paesaggista.

Autore del verde dei parchi High Line e Battery Park di New York, Oudolf ha al suo attivo decine di opere di parchi e giardini in tutto il mondo: dal Lurie Garden del Millenium Park di Chicago al giardino botanico di Toronto, dal Serpentine pavilion firmato da Peter Zumthor a Londra, al Giardino delle vergini della 12a Biennale di Venezia.

La Biblioteca degli alberi a Milano, il progetto

Attualmente Oudolf è consulente del progetto della Biblioteca degli alberi a Milano, firmato dallo studio Inside Outside di Petra Blaisse di Amsterdam, che sarà il terzo parco pubblico più grande del centro della città. Percorsi lineari, foreste circolari e campi irregolari sono le tre sezioni del progetto del parco che sarà completato nel 2018. Quest’ultima sezione è affidata a Oudolf: sarà un giardino spontaneo in cui abbonderà l’utilizzo di piante graminacee.

Leggi anche: Una biblioteca degli alberi per Milano

La Biblioteca degli alberi di Milano
L’area che interesserà la realizzazione della Biblioteca degli alberi di Milano

Presso la Fondazione Riccardo Catella a Milano, in via Gaetano De Castillia 18, fino al 31 gennaio 2018 si può vedere Biblioteca degli alberi. A park experience, una videoinstallazione di 12 minuti che racconta, attraverso un’esperienza immersiva ed emozionale, il progetto della Biblioteca degli alberi e i temi guida che lo hanno ispirato. Immagini, filmati, parole e suoni propongono ai visitatori una riflessione sulle strette connessioni tra natura, cultura, città e i nuovi parchi pubblici che rappresentano delle vere e proprie oasi della biodiversità in grado di migliorare il microclima e la qualità della vita nelle aree urbane.

Immagine in evidenza: il Lurie Garden del Millennium Park di Chicago, verde progettato da Piet Oudolf © Esther Westerveld/Flickr

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Articoli correlati
Il 20 marzo è l’Italian design day, 100 ambasciatori del made in Italy in 100 città del mondo

L’Italian design day è giunto quest’anno alla sua terza edizione e viene celebrato ufficialmente oggi 20 marzo in tutto il mondo secondo la formula consolidata di 100 ambasciatori del design – architetti, designer, giornalisti, registi che si faranno porta bandiera internazionali del nostro paese e del nostro “sistema design” in 100 città. Nelle sedi di consolati, ambasciate, istituti italiani di

Alessandro Mendini, ricordo di un grande maestro del design e dell’architettura

Considerato l’ultimo maestro di una generazione insuperata della produzione creativa italiana, Alessandro Mendini, nato nel 1931, ha esercitato un’enorme influenza sulle tendenze estetiche del design anche a livello internazionale con le sue opere che spaziano dall’architettura al disegno industriale, dai pezzi unici all’arte, dalle performance agli scritti teorici. Ha diretto le riviste Modo, Casabella, Domus e Ollo, e creato gruppi