Il Living planet report del Wwf testimonia che la crisi della biodiversità è reale e intrecciata alla crisi climatica. Ma possiamo invertire la rotta.
Solo quando i pipistrelli saranno tornati, il Vesuvio sarà guarito dall’incendio del 2017
I pipistrelli sono supereroi anche nella realtà. Dopo l’incendio nel Parco nazionale del Vesuvio, a partire dallo studio di questi piccoli mammiferi si possono rimarginare le ferite dell’intero ecosistema.
Se il mondo dei fumetti l’ha celebrato tanto da farne un supereroe, spesso nella realtà non viene apprezzato come dovrebbe. Stiamo parlando del pipistrello (Chiroptera), creatura notturna che si vede spesso balenare nella notte rischiarata dalla luna. Sono animali che appartengono alle tenebre, ma possono chiarire molti dubbi.
Il monitoraggio dei chirotteri – termine più corretto per indicare i pipistrelli – fornisce preziose informazioni sull’ecosistema in cui vivono. Prima di tutto si nutrono di insetti, quindi si collocano piuttosto in alto nella catena alimentare: per questo studiarne le popolazioni fornisce risposte sullo stato di salute della biodiversità di un’area. In secondo luogo, “sono specie molto suscettibili alle variazioni ambientali”, spiega Luciano Bosso, ricercatore dell’Università degli studi di Napoli Federico II.
Le conseguenze sui pipistrelli dell’incendio nel Parco nazionale del Vesuvio
Sotto la supervisione del professor Danilo Russo e di altri colleghi del dipartimento di Agraria, Bosso ha condotto il primo studio sulle conseguenze ecologiche dell’incendio che nell’estate del 2017 ha danneggiato quasi metà della superficie boschiva all’interno del parco nazionale del Vesuvio, in Campania. Il team ha elaborato modelli matematici che descrivono la potenziale distribuzione dei pipistrelli in seguito al rogo. In base alle proiezioni, alcune delle dodici specie presenti nel parco potrebbero aver perso l’80 per cento del loro habitat. A partire da questo dato verranno definite delle linee guide per favorire la ripresa delle popolazioni, inoltre si possono evincere le condizioni di salute degli altri animali per intervenire nel modo più efficace, indirizzando al tempo stesso il personale nelle aree maggiormente colpite.
Si apre la strada alla ricerca sulle risposte degli animali agli incendi
Lo studio, pubblicato sull’International journal of wildland fire, è parte di un progetto nazionale di monitoraggio dei chirotteri, la cui tutela è sancita a livello europeo dalla direttiva Habitat. Nonostante molti di noi li temano, sono in realtà amici dell’uomo: “In zone fortemente antropizzate, come quella del Parco nazionale del Vesuvio, contribuiscono alla tutela degli allevamenti e delle colture in modo efficace e sicuro per la salute umana, poiché si cibano di zanzare e insetti nocivi”, chiarisce Danilo Russo, ecologo.
La ricerca, inoltre, apre la strada alle indagini sulla risposta delle comunità animali agli incendi: come un pipistrello ha la chiave per salvare esseri viventi più grossi di lui, una piccola nazione come l’Italia potrebbe fornire informazioni vitali al resto del mondo, in particolare ai paesi che come il nostro soffrono per colpa degli incendi.
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