Pista di bob a Cortina, addio al lariceto. La consigliera veneta: così non si fa il bene della comunità

Addio a un lariceto di 2 ettari per la pista da bob di Cortina. La consigliera Cristina Guarda: “per me è un lutto”.

Dopo il travagliato via libera alla costruzione della nuova pista da bob a Cortina per le Olimpiadi del 2026, è iniziato l’abbattimento dei primi alberi del bosco di lariceto di Ronco, che dovrà essere completamente eliminato per far spazio a una curva della pista. Il grido di dolore sui social di Cristina Guarda, consigliera di Europa Verde della Regione Veneto, non è passato inosservato: “Questo lariceto ha più di 200 anni – ha commentato – ma vale meno di una pista da bob temporanea”. Le abbiamo chiesto perché questo lariceto è così importante, e perché questa pista non si doveva fare, proprio nel giorno in cui lei incontrava Christophe Dubi, direttore esecutivo dei Giochi per il Comitato olimpico internazionale. “Nel corso dell’incontro ho sollevato ancora una volta le criticità legate alla realizzazione della pista da bob sotto i profili della sostenibilità sociale e ambientale” dirà alla fine. “E ho esposto la preoccupazione che la pista da bob diventi una incompiuta che va ad aggiungersi alle opere incompiute e/o inutilizzate che gravano sul territorio della montagna di Cortina. Lui ha ribadito che la posizione di contrarierà del Cio non è cambiata, e che il successo di un evento olimpico non sta nell’evento in sé, quanto nel futuro dei luoghi che hanno ospitato l’evento”.

Cristina Guarda, partiamo dal lariceto: che storia ha?
Parliamo di un lariceto composto da 500 alberi, che ha una storia pluricentenaria perché abbiamo trovato delle foto, risalenti alla fine del 1800, in cui era già bello vigoroso. Parliamo di poco più di ettari di bosco. Per me è un lutto.  

Anche il Comitato Olimpico è molto preoccupato per questo progetto.
Sì, per un semplice motivo: mi occupo di questa pista da 4 anni e sin dall’inizio, in una lettera al presidente Zaia nel 2020, il Cio si era dichiarato contrario alla costruzione della pista. Erano preoccupati delle sue sorti vista anche la storia delle altre piste costruite per le passate Olimpiadi, per esempio quella di Torino. Siamo certi del fatto che sia un investimento che peserà sulle future generazioni perché non costa soltanto la realizzazione, ma costa il mantenimento. Quella di Torino delle Olimpiadi 2006, chiusa dopo 7 anni di attività, costava 2 milioni all’anno. E quindi perché andare a spendere 118 milioni (tanto è il costo stimato per l’opera, ndr)?

Per realizzare un’opera tra l’altro fatta a risparmio, definita ‘light’…
Sì, senza la copertura e tra l’altro esposta a sud, quindi anche con una previsione di spese energetiche molto importante per riuscire a mantenere il ghiaccio. Siamo di fronte a un’opera che causerà perdite. Non sarà il Comune di Cortina a pagare? Sarà comunque qualche istituzione, saranno soldi comunque che invece non verranno spesi per la comunità. La Regione del Veneto ai comuni montani destina 150mila euro: non si potevano usare per fare qualcosa di utile per le comunità montane? Per la stagionalità, per rilanciare le comunità montane? Non parlo soltanto di Cortina… ecco, questo è il senso delle battaglie di questi anni.  

Lei come li avrebbe utilizzati questi 118 milioni?
Ho fatto due calcoli: tutta l’intera rete scolastica del Veneto, dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha preso meno soldi della pista da bob. Quindi qui c’è proprio un corto circuito. Il problema è  le priorità che i politici si danno. E per me il responsabile è il presidente Luca Zaia che dice, nella sua lettera di accompagnamento al bilancio 2024-26 della Regione Veneto, che questi saranno anni di rinunce. Ma lui è il primo che fa spendere soldi pubblici, non per opere energetiche, non per iniziative per far risparmiare l’energia ai cittadini o per incrementare i servizi sanitari, che anzi probabilmente verranno ridotti. Ecco: per me il taglio del lariceto è un lutto, ma posso capire per tutti non lo sia. Però la questione è più ampia: qui non si fa il bene della comunità, si fa solo una ‘grande opera’. Mi scusi la franchezza.  

Tornando alla questione del lariceto: il presidente Zaia ha detto che il disboscamento non è un problema, perché i boschi si mangiano ogni anno tantissimo terreno lasciato incolto. È così?
È così, ma perché negli ultimi 10 anni ha ridotto all’osso gli uffici regionali che si occupano della pianificazione forestale. Diciamo le cose come stanno: i boschi stanno avanzando perché c’è uno spopolamento della montagna, perché mancano servizi e mancano opportunità per chi la montagna la abiterebbe. E poi il Veneto non ha mai puntato sulla creazione di una filiera del legno e al momento sta lasciando che metà del bosco venga mangiato dal bostrico (un coleottero che mette a forte repentaglio i boschi di abeti, perché si nutre della corteccia degli alberi, ndr). Solo dopo questa emergenza si è iniziato a fare qualcosa, ma i primi anni il governatore è stato completamente inattivo nella difesa del bosco.  

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Il team che ha promosso Milano-Cortina 2026 © Robert Hradil/Getty Images

Insomma, il bosco avanza ma nel modo e per la ragione sbagliata?
Esattamente, non è che se in alcuni posti il bosco sta avanzando perché manca una pianificazione forestale, allora possiamo andare a tagliare 500 larici per la pista da bob. Facciamo pianificazione forestale, che è una cosa diversa dal tagliare degli alberi senza ragione.  

Come state procedendo ora che il disboscamento è iniziato?
Ho appena incontrato il Comitato, che nel suo dossier aveva chiesto di organizzare queste Olimpiadi in modo ambientalmente sostenibile, mentre qui ci sono valutazioni ambientali che non sono mai state fatte, perlomeno su questo progetto ‘light’ di Salvini. E aveva chiesto anche che ci fosse una sostenibilità sociale, cioè la compartecipazione, la condivisione con i cittadini, cosa che non è mai avvenuta. Queste, secondo me, sono le cose più gravi. Dubi ha ribadito che la posizione di contrarierà del Cio non è cambiata, e che il successo di un evento olimpico non sta nell’evento in sé, quanto nel futuro dei luoghi che hanno ospitato l’evento. La pista andrà finita tassativamente entro marzo 2025: se non ci riusciranno il danno sarà fatto comunque, ma adiremo alle vie legali almeno il per danno erariale. Alla Corte dei Conti ci sentiranno…

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