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Infastidito dalla musica diffusa nel suo ristorante preferito, Ryuichi Sakamoto ha creato una playlist adatta a conciliare il pasto.
Minata ogni giorno dalle playlist indotte dallo streaming e dalla muzak dei non-luoghi, la nostra capacità di immaginare o evadere attraverso la musica sta scomparendo. I paesaggi sonori che danno forma acustica ai nostri stati mentali svaniscono nonappena mettiamo piede in un qualsiasi negozio, centro commerciale, ristorante, spazzati via dagli algoritmi e dal cattivo gusto. Ma, finalmente, la voce di un musicista e compositore autorevole come Ryuichi Sakamoto si è sollevata per dire basta.
Assiduo frequentatore di Kajitsu, un ristorante giapponese vegan di Manhattan a pochi isolati dalla sua abitazione, Sakamoto lo scorso febbraio ha comunicato al cuoco del locale il fastidio di dover ascoltare pessima musica di sottofondo durante il pasto. Il problema non era tanto il volume alto, quanto la selezione a suo avviso scriteriata. L’artista si è quindi proposto di curarla lui stesso, gratuitamente, pur di sentirsi a suo agio. Accolta la richiesta, il maestro ha creato una playlist per il ristorante, e da quel momento ne è diventata la colonna sonora.
Il curioso episodio, emerso soltanto questa estate grazie a un reportage del New York Times, accade una sera in cui Sakamoto, stanco di doversi sorbire musica di sottofondo (background o elevator music) che mischia “pop brasiliano scadente, vecchio folk americano e un po’ di jazz tipo Miles Davis”, si alza da tavola e se ne torna a casa. Scrive una mail di fuoco allo chef Odo dicendo:
Io amo il vostro cibo, rispetto te e adoro questo ristorante, ma non sopporto la musica che mettete. Chi l’ha scelta? Chi ha deciso di mettere insieme una simile accozzaglia? Lasciate che ci pensi io. Perché il vostro cibo è buono quanto è bella la villa imperiale di Katsura (palazzo millenario di Kyoto, ndr), mentre la musica del vostro ristorante sembra quella della Trump Tower
Nella selezione musicale di Sakamoto, dove non compare alcuna delle sue composizioni, c’è anche lo zampino del produttore, manager e curatore newyorkese Ryu Takahashi. Dai brani prescelti, che catturano l’attenzione pur rimanendo discreti e minimalisti, emergono assoli di pianoforte e suoni elettronici tra classica contemporanea e ambient, con sprazzi di jazz e improvvisazione, ad opera di artisti quali il compianto Jóhann Jóhannsson, Nils Frahm, Max Richter e Chilly Gonzales, ma anche Nicolas Jaar, Oneohtrix Point Never e Aphex Twin fino a John Cage e Thelonious Monk.
I pianisti jazz sono un argomento complesso per Sakamoto, anche perché “il jazz al ristorante è troppo stereotipato”, come spiega al NYT. L’ex componente del trio elettropop Yellow Magic Orchestra ha fatto almeno cinque versioni prima di arrivare alla playlist definitiva del Kajitsu. “All’inizio volevo fare una raccolta di musica ambient, non Brian Eno ma qualcosa di più recente”. Lui e la moglie Norika Sora le hanno testate al ristorante, prendendo in considerazione tutto l’ambiente e lo stile della sala, dal colore delle pareti al materiale dei mobili, non adatti a una musica dai toni cupi da ascoltare a fine serata.
Ryuichi Sakamoto ha composto e prodotto musica da ballare, per orchestra, film, videogiochi e suonerie, ma anche per iniziative di sensibilizzazione ambientale e politica, come spiega il recente documentario Ryuichi Sakamoto: Coda di Stephen Nomura Schible a lui dedicato. Non è la prima volta che sonorizza uno spazio pubblico, ma non aveva mai creato playlist con la musica di altri prima d’ora, se non per i suoi familiari.
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