I piani previsti per l’abbassamento della produzione di fonti fossili sono insufficienti. A confermarlo è un nuovo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), pubblicato a poche settimane dall’avvio della ventiseiesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (Cop 26)che si terrà a Glasgow nella prima metà di novembre. Un documento che rappresenta l’ennesimo grido d’allarme, e che conferma come, allo stato attuale, non sarà possibile limitare alla fine del secolo la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 2 gradi centigradi, rimanendo il più possibile vicini agli 1,5 gradi, come previsto dall’Accordo di Parigi.
L’Unep: di qui al 2040 calo soltanto modesto della produzione di carbone
I piani di riduzione dello sfruttamento di carbone, petrolio e gas previsti dagli stati di tutto il mondo, infatti, secondo l’agenzia Onu “sono ancora pericolosamente in ritardo. La produzione mondiale di energia da fonti fossili deve cominciare a calare in modo drastico e immediato”. Al contrario, i governi “prevedono ancora, di qui al 2040, un aumento dello sfruttamento di gas e petrolio, e un calo soltanto modesto per quanto riguarda il carbone”, ha spiegato Ploie Achakulwisu, ricercatrice dello Stockholm environment institute, principale autrice del rapporto.
As this report starkly shows, there is still a long way to go to a clean energy future.
All financiers – public & private – must urgently switch their funding from coal to renewables to accelerate full decarbonization & access to renewable energy for all.https://t.co/IFzosz3nXB
Complessivamente, il risultato è che la produzione al 2030 si stima possa essere più di due volte superiore a quanto compatibile con l’obiettivo degli 1,5 gradi. E del 45 per cento se si immagina di accontentarsi del target dei 2 gradi. D’altra parte, gli scienziati dell’Ipcc hanno spiegato che per non superare il grado e mezzo occorrerebbe ridurre le emissioni mondiali di CO2 del 45 per cento, entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010, e poi raggiungere la carbon neutrality attorno al 2050.
Svelata la pressione di alcuni governi a favore delle fonti fossili
“Nel corso della Cop26 di Glasgow, e anche al di là, i governi devono agire con misure rapide e immediate per recuperare il ritardo e assicurare una transizione giusta e equa”, ha commentato la direttrice esecutiva dell’Unep Inger Anderson. Mentre secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, “gli annunci recenti delle più grandi economie del mondo, che puntano a porre fine ai finanziamenti al carbone rappresentano una tappa indispensabile per l’eliminazione progressiva dei combustibili fossili. Ma come dimostrato dal rapporto dell’Unep, la strada da fare è ancora lunga. È urgente che attori pubblici e privati, comprese le banche commerciali e i gestori di asset, trasferiscano i loro finanziamenti verso le energie rinnovabili”.
”The leak reveals Saudi Arabia, Japan and Australia are among countries asking the UN to play down the need to move rapidly away from fossil fuels.”https://t.co/C3Uvnf649M
Numerosi governi e imprese, tuttavia, stanno operando in senso diametralmente opposto. Una serie di documenti confidenziali, ai quali ha avuto accesso l’emittente britannica Bbc, indicano che Arabia Saudita, Giappone, Australia e altre nazioni stanno operando un’intensa attività di lobbying al fine di convincere le Nazioni Unite a non imporre un abbandono troppo rapido delle fonti fossili.
Non era mai accaduto che la temperatura media globale in un intero anno solare fosse di oltre 1,5 gradi centigradi superiore ai livelli pre-industriali.
Secondo i dati preliminari il 2023 è stato un anno anomalo, in cui l’assorbimento netto della CO2 da parte degli ecosistemi terrestri si è quasi azzerato.
La comunità energetica nata all’inizio degli anni Duemila è diventata un porto sicuro nella Florida esposta alla minaccia degli uragani, grazie a una pianificazione efficiente basata su innovazione e fonti rinnovabili.