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La regione amazzonica raccoglie gli sconfinati paesaggi della foresta pluviale più estesa al mondo. Benché dominata dalla natura, non bisogna dimenticare che gli esseri umani abitano l’Amazzonia da migliaia di anni e che la loro presenza ha modellato profondamente l’ambiente della foresta. Cos’è il progetto Past Oggi abbiamo molte informazioni su come vivono le moderne
La regione amazzonica raccoglie gli sconfinati paesaggi della foresta pluviale più estesa al mondo. Benché dominata dalla natura, non bisogna dimenticare che gli esseri umani abitano l’Amazzonia da migliaia di anni e che la loro presenza ha modellato profondamente l’ambiente della foresta.
Oggi abbiamo molte informazioni su come vivono le moderne tribù amazzoniche ma conosciamo poco di come vivevano gli indigeni nell’antichità. Il progetto Past (Pre-columbian scale transformation) dei ricercatori dell’Università di Exeter in Regno Unito sfrutta le potenzialità dei droni per capire come i suoi abitanti passati siano stati in grado di avere un’impatto sulla foresta. Grazie a una collaborazione con l’agenzia aerospaziale brasiliana, il team gestirà una serie di droni a distanza che scansioneranno il terreno utilizzando dei laser e permetteranno di capire il tipo di cambiamenti subiti. Partita a inizio ottobre, la ricerca raccoglie dati lungo tutto il bacino amazzonico per creare modelli 3d del paesaggio forestale.
Grazie a queste analisi sarà possibile capire dove la morfologia del territorio è stata anticamente modificata ed effettuare scavi archeologici per cercare eventuali rovine in luoghi precisi. In Amazzonia è sempre stato difficile individuare dove effettuare spedizioni archeologiche mirate: la paura è quella di dedicare fondi e risorse a una zona sbagliata. Per tale ragione, molti progetti sono stati archiviati o sospesi.
“La difficoltà, finora, era stata l’impossibilità di far volare un drone abbastanza a lungo da raccogliere una mole sufficiente di dati,” spiega Salman Khan, ricercatore dell’Università di Exeter. L’anno scorso i ricercatori hanno effettuato delle simulazioni, portandoli a volare per due ore e mezza di fila, coprendo un’area di circa 60 chilometri quadrati. Un tempo sufficiente a garantire un’adeguata raccolta di dati e a mappare vaste aree della foresta, grazie all’impiego simultaneo di diversi droni.
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