
Le aziende di elettrodomestici dovranno garantire all’utente la possibilità di ripararli entro un periodo di tempo di dieci anni.
A due anni dall’entrata in vigore del decreto “Uno contro zero”, la maggior parte degli italiani non sa che può smaltire i rifiuti elettrici ed elettronici in negozio, senza obbligo di acquisto.
È una situazione tipica, quella relativa ai rifiuti elettronici. Nonostante esistano leggi ben fatte, ci siano a disposizione servizi e strumenti, la coscienza e conoscenza da parte del cittadino è bassa, se non nulla. È quello che accade con il decreto “uno contro zero”, che permette di poter conferire gratuitamente i piccoli elettrodomestici non più funzionati ai negozi più grandi. Secondo una recente ricerca, commissionata da Ecodom – consorzio che si occupa della gestione dei Raee in Italia-, il 73 per cento degli italiani non sarebbe a conoscenza dell’opportunità.
“Il decreto ‘Uno contro zero’ offre a tutti i consumatori una modalità semplice e gratuita per smaltire i piccoli Raee in maniera corretta e sostenibile, evitando ogni danno ambientale”, spiega Maurizio Bernardi, presidente del consorzio. L’indagine, che si è svolta tra aprile e maggio 2018, ha coinvolto quasi 10mila utenti e ha permesso loro di conferire in maniera corretta oltre un migliaio di apparecchi elettrici o elettronici.
Ma quali sono le lacune del decreto? Perché così tante persone non sono a conoscenza del meccanismo? Si tratta di una mancanza da parte degli operatori? Secondo la ricerca la maggior parte dei cittadini (oltre il 35 per cento), avrebbe appreso della possibilità di smaltire questo tipo di rifiuti dagli stessi rivenditori di apparecchi elettrici ed elettronici, mentre oltre un quarto l’avrebbe letto in rete.
Nel decreto viene stabilito che siano i negozi più grandi di 400 metri quadrati a dover ritirare senza obbligo d’acquisto telefoni cellulari o vecchi lettori Cd. Secondo quanto riferito dagli intervistati, i negozi risultati più “ricettivi” sono stati Mediaworld (nel 31,1 per cento dei casi), Euronics (18,4 per cento) e Unieuro (15,6 per cento). Ma tra le varie criticità mostrate dal servizio, viene ancora riportata la richiesta da parte degli addetti del negozio di fare un nuovo acquisto in cambio o addirittura rifiutarne il ritiro perché ancora non a conoscenza dell’obbligo. In altri casi il ritiro 1 contro 0 non è stato possibile perché nei punti vendita mancavano i cassonetti per la raccolta dei Raee.
Secondo i dati più recenti, Ecodom nel 2017 ha smaltito più di 100 mila tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche e elettroniche. Di questi il 61,7 per cento dei materiali era rappresentato da lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie, forni, cappe, stufe elettriche, boiler, microonde (raggrupamento R2) e il 37,4 per cento da frigoriferi, congelatori, grandi elettrodomestici per la refrigerazione, la conservazione e il deposito di alimenti (raggruppamento R1). Dalla raccolta il consorzio ha ricavato 64.325.000 kg di ferro, 2.024.000 kg di alluminio, 2.055.000 kg di rame e 9.778.000 kg di plastica. Tutte materie prime seconde che ritorneranno ad essere utili ed utilizzate.
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