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Il rafting è uno degli sport adrenalinici da vivere nell’incantevole cornice della Valle d’Aosta: un’esperienza unica per sentirsi acqua.
Sentirsi trasportare dalla forza dell’acqua ma allo stesso tempo essere in grado di dominarla. L’esperienza del rafting su un fiume di grande portata come la Dora Baltea in Valle d’Aosta, è ciò che ci vuole per immergersi totalmente nella natura e capirne la potenza e insieme la bellezza. Uno sport per tutti, che non richiede particolari abilità se non il desiderio di mettersi alla prova, la voglia di condividere nuove esperienze e l’amore per il territorio.
Siamo in una porzione di territorio magnifica – tra antichi castelli, vette di struggente bellezza e borghi caratteristici. In pochi chilometri infatti sono concentrate tutte le tipicità della Valle d’Aosta. Una perla della regione è certamente il fiume Dora Baltea che, con i suoi oltre 40 chilometri navigabili, è uno dei fiumi più amati e adatti alla navigazione fluviale. Percorrerlo in una discesa di rafting è una delle esperienze più emozionanti che possiate vivere.
Il consiglio però è di farlo affidandovi a una realtà che sia certificata e abbia nel suo organico esclusivamente guide con attestati della Federazione italiana rafting. La sicurezza è infatti il primo fattore di cui tener conto prima di intraprendere questa avventura che può essere strepitosa ma anche pericolosa. Altro aspetto da non sottovalutare è il periodo in cui scendere in fiume sul gommone: il migliore è quello che va da fine aprile a fine settembre. E questo perché la Dora Baltea è un fiume di montagna a regime nivo-glaciale, che pesca cioè da un bacino idrico molto più vasto rispetto agli altri. Risulta quindi essere tra i primi come portata d’acqua e uno dei migliori per praticare rafting.
Tutto però dipende dall’altezza in cui si trova lo zero termico, ovvero quell’altitudine in cui la neve e i ghiacci cominciano a sciogliersi. Il periodo in cui il livello normalmente è più alto è quello compreso tra le ultime due settimane di giugno e le prime due di luglio, ed è anche quello in cui è preferibile cimentarsi in una discesa che sarà certamente più appassionante.
La discesa che abbiamo scelto con Rafting Republic, ci ha permesso di “navigare” in fiume per circa due ore piene e percorrere oltre 16 chilometri della Dora. Un primo tratto, più tranquillo e meno tecnico, serve per mettere in pratica le basilari regole che le guide certificate hanno dato a terra a tutti i partecipanti. Si tratta di informazioni semplici, importanti però per vivere l’esperienza al meglio. Indossata tutta l’attrezzatura – muta, calzari appositi, caschetto e gilet salvagente – si parte per pagaiare all’unisono seguendo i comandi dell’istruttore.
Pochi i momenti di rilassamento, specie nel secondo tratto che si intraprende dopo un trasferimento in pulmino nei pressi di Pre Saint Didier. Qui la corrente del fiume è da subito più impetuosa e occorre maggior concentrazione e reattività.
Cresce anche l’emozione e il coinvolgimento: onde, rapide e piccole cascate sono gli ingredienti per il vero divertimento. Tra una roccia da schivare e un salto che fa bere, riusciamo anche a godere del panorama circostante: uno diverso dall’altro i castelli da sogno che fanno da sfondo.
“Navighiamo” in un luogo interessante anche faunisticamente: nella Riserva naturale del Marais tra La Salle e Morgex sono infatti protetti e dunque si scorgono alcuni esemplari di germano reale, gallinella d’acqua e cannaiola verdognola. Una volta terminata la discesa, ciò che resta da fare è provare a immergersi nel fiume gelato: una scarica di adrenalina indimenticabile.
L’esperienza di rafting vi impegnerà per tutta la mattinata o il pomeriggio, rimane dunque mezza giornata per esplorare questo territorio. Oltre a visitare i numerosi castelli della zona, fate una breve tappa alla deliziosa chiesa di Saint-Léger che da subito colpisce per la facciata in trompe-l’oeil e l’antico campanile. Se invece volete salire in quota e godervi un paesaggio diverso il consiglio è di raggiungere Vetan e seguire il sentiero che conduce al Rifugio Mont Fallère a quasi 2400 metri. Sarà una sorpresa: lungo tutto il percorso, tra i rami e dietro i sassi si affacciano le sculture di piccole creature del bosco come il gufo, le civette, il falco o la marmotta, mentre tra gli alberi scorgerete degli gnomi. Mano a mano che ci si avvicina al rifugio, le opere d’arte diventano più grandi. Circa 120 opere mirabili del proprietario del rifugio Siro Viérin.
Questa zona dà parecchie soddisfazioni anche per quanto riguarda l’enogastronomia. Sono moltissimi i vigneti che disegnano precise e incantevoli geometrie tra le alture, qui infatti crescono parecchi vitigni autoctoni: il Petit Rouge, il Fumin, il Cornalin, il Mayolet e la Premetta che vengono trasformati in bottiglie di grande qualità. Per accompagnarci qualcosa di veramente tipico del territorio di Aymaville, è da provare assolutamente la favò un piatto ricco preparato con pasta, fontina, pane nero abbrustolito nel burro, salsiccia, pancetta e gustosissime fave. A fine luglio si tiene anche una festa in suo onore a Ozein, frazione di Aymavilles.
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