
Il 24 maggio, la Commissione Petizioni del Parlamento europeo ha dato pieno sostegno alla petizione depositata da Animal Equality a giugno 2022 che chiede di porre fine allo sfruttamento dei polli a rapido accrescimento.
Un milione di polli muore ogni anno nel trasporto dall’allevamento verso il macello. Ma il Regno Unito potrebbe cambiare presto le proprie leggi.
“Muoiono come mosche”. È così che un informatore del quotidiano britannico Guardian ha descritto la situazione del trasporto di animali vivi, in questo caso dei polli, nel paese. Circa un milione di animali muore ogni anno nel tragitto che dagli allevamenti li porta verso i macelli in condizioni raccapriccianti, senza cibo né acqua, sottoposti a temperature insostenibili e molto spesso senza aria per respirare.
È una sensazione claustrofobica quella che si prova guardando le foto dei camion che trasportano i polli verso il macello. Attualmente, le leggi europee sul trasporto di animali vivi permettono alle compagnie di trasportare il pollame anche per 12 ore senza dare agli animali accesso a cibo o acqua. Viaggiano giorno e notte, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, rinchiusi in minuscole gabbie.
“Nei mesi estivi, le temperature in alcune parti dei veicoli possono arrivare oltre i 40 gradi. I polli ansimano e muoiono a causa del caldo, dello stress termico al quale sono sottoposti – ha raccontato al Guardian un veterinario che lavora in uno dei macelli dove gli animali arrivano –. In inverno invece, vengono prelevati dagli ambienti dove si trovano, che sono regolati intorno ai 21 gradi, e trasportati all’esterno dove le temperature si abbassano vertiginosamente, specialmente la notte”.
Questi viaggi della morte avvengono costantemente in tutto il paese, che da solo macella oltre un miliardo di polli all’anno. Un numero impressionante se si pensa che la popolazione umana sul pianeta è composta da circa 7,5 miliardi di persone. In pratica è come se ogni anno, un settimo della popolazione umana totale sparisse, e solo per mano del Regno Unito.
Questi dati provengono dalla Food standards agency, l’agenzia per gli standard alimentari, e sono stati analizzati e verificati dall’ufficio di inchieste giornalistiche del quotidiano, e oltretutto si teme possano essere sottostimati.
La Brexit ha permesso al Regno Unito di diventare potenzialmente il primo paese europeo a vietare l’esportazione di animali vivi per la macellazione e l’ingrasso. L’attuale normativa europea rende infatti particolarmente difficile per gli stati membri imporre delle modifiche su questi viaggi, ma con l’uscita del paese dall’Unione, le cose potrebbero cambiare. Il governo britannico ha iniziato il processo di consultazione e sembrerebbe intenzionato a vietare, entro la fine dell’anno, l’esportazione di alcuni animali vivi almeno nei territori dell’Inghilterra, della Scozia e del Galles.
Da questo piano, per il momento, è escluso tutto il pollame, per il quale si stanno ancora decidendo nuovi provvedimenti. Alcune delle proposte avanzate riguardano l’introduzione di una normativa per regolamentare almeno la temperatura dei mezzi con cui vengono effettuati i trasporti, ma le lobby locali si sono ovviamente già opposte, perché nulla è più forte della loro avidità, nemmeno il buonsenso.
Dagli allevamenti, ai macelli, passando per i camion con cui vengono spostati, animali dalla spiccata intelligenza perdono la loro identità: non sono più esseri viventi, non sono più degli individui. L’industria della carne non vuole che i consumatori li vedano come tali o il loro business cesserebbe di esistere.
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