Renzi rilancia il progetto del ponte sullo stretto. Ma Messina dice subito di no

Il premier: “Porterà 100mila posti di lavoro e opportunità per il Sud”. Ma costerebbe oltre 4 miliardi, e il sindaco di Messina dice no: “Basta annunci”

A volte ritornano. Lo spettro del ponte torna ad aleggiare sullo stretto di Messina, grazie all’ennesimo rilancio del progetto fatto, un po’ a sorpresa, dal primo ministro Matteo Renzi dinanzi a una platea di imprenditori: “Noi siamo pronti, abbiamo dimostrato che poche cosa ci fanno paura. Se voi siete in grado di portare le carte e sistemare ciò che è fermo da dieci anni, noi lo sblocchiamo”, ha detto il premier alla Triennale di Milano, parlando a un evento organizzato per i 110 anni del gruppo industriale italiano Salini-Impregilo: una sorta di regalo di compleanno dopo che nel 2005 si era aggiudicato l’appalto per la realizzazione dell’opera poi lasciato scadere dal governo Monti nel 2013. Con tanto di penale pagata con soldi pubblici dopo che l’Unione europea aveva escluso il progetto dal costo stimato di 4,6 miliardi euro per tre chilometri e mezzo.

Dopo il referendum costituzionale, le grandi opere

Renzi però ora riapre la partita, inserendola in quella che immagina come la prossima fase del suo governo: concluso l’iter delle riforme con il referendum costituzionale del 4 dicembre, dovrebbe iniziare infatti quello delle grandi opere e secondo il premier riprendere oggi l’opera costituirebbe “una grande occasione per Sicilia e Calabria e garantirebbe 100mila posti di lavoro“. Sono in molti però a vedere nella mossa di Renzi obiettivi nascosti: il tentativo stesso di convincere l’opinione pubblica a votare sì al referendum e allontanare il rischio di ritorno alle urne, o semplicemente ricompattare la coalizione di governo rilanciando un tema caro agli attuali alleati di Area Popolare.

In effetti, non è la prima volta che Renzi rilancia il Ponte sullo Stretto da quando è premier, avendo evidentemente cambiato opinione rispetto a questo affermava nella Carta di Firenze, il suo documento programmatico stilato alla Leopolda nel 2010: “Vogliamo un Paese che preferisca la banda larga al ponte sullo Stretto; che dica no al consumo di suolo e sì al diritto di suolo”. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio lo scorso 30 agosto diceva che “il ponte sullo stretto è da prendere in considerazione quando avremo risolto i problemi più urgenti”.

Messina dice subito di no al ponte sullo stretto

Il sindaco di Messina Renato Accorinti si è detto subito contrario al ponte © GettyImages
Il sindaco di Messina Renato Accorinti si è detto subito contrario al ponte © GettyImages

Ma il giudizio più netto arriva da uno dei maggiori diretti interessati, il sindaco di Messina Renato Accorinti, secondo il quale il ponte “è una follia per il Mezzogiorno, siamo stanchi degli annunci sui posti di lavoro. Vogliono fare populismo ma la nostra città si opporrà in tutti i modi. Ho fatto 15 anni di battaglia contro questa infrastruttura per la quale sono già stati sperperati 600 milioni di euro” (tra penali pagate, progetti e lavori preparatori iniziati, ndr). Secondo Accorinti “Renzi rinnega le sue stesse parole: quando eravamo in Calabria per inaugurare Terna il premier disse che il ponte sullo stretto si sarebbe potuto fare solo dopo aver completato tutte le infrastrutture nel meridione”. Invece, dice il sindaco in un’intervista rilasciata a Radio Montecarlo, “da Salerno in giù c’è il deserto infrastrutturale e la Sicilia ha la peggiore ferrovia d’Europa”. Come dire: prima di fare il ponte, bisognerebbe mettere i cittadini in condizione di arrivare almeno a Messina e Reggio Calabria per poterlo attraversare.

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