Politica agricola comune, la sua revisione rappresenta una vittoria degli agricoltori coi trattori

Il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura ha varato una revisione della Politica agricola comune per venire incontro alle proteste degli agricoltori.

  • Il Consiglio europeo dei ministri dell’Agricoltura ha varato una revisione della Politica agricola comune per venire incontro alle proteste degli agricoltori, scesi di nuovo in piazza a Bruxelles.
  • La modifica della Pac prevede più deroghe e minori vincoli ambientali legati al sostegno dell’Unione europea agli agricoltori.
  • L’opinione pubblica tra chi reputa la modifica un passo indietro e chi plaude alla sintesi tra sostenibilità ambientale e socioeconomica.

Dopo quella sui pesticidi, la protesta degli agricoltori in settimana ha conquistato una seconda vittoria in Europa: la revisione della Politica agricola comune (Pac) in vigore a livello comunitario dal 2021. Mentre, per la seconda volta in poche settimane, centinaia di trattori invadevano il centro di Bruxelles chiedendo politiche meno penalizzanti per gli agricoltori europei (proteste che in minima parte hanno interessato anche l’Italia), il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura approvava proprio alcune importanti modifiche alla Pac, che vanno da una parte a semplificare gli oneri amministrativi a carico degli agricoltori, e dall’altra a dare maggiore flessibilità per il rispetto di alcune condizionalità ambientali che, secondo le imprese del settore, erano troppo pesanti.

 Cosa cambia con la revisione della Politica agricola comune 

Secondo il Consiglio Agricoltura l’attenzione all’aspetto ambientale rimane comunque alto anche dopo la revisione della Politica agricola comune, ma sono proprio le modifiche agli standard relative alle buone condizioni agricole e ambientali che erano state imposte dalla Commissione europea (le Bcaa), anche nell’ambito del Green deal, il cuore della revisione effettuata. Le Bcaa sono una serie di norme per l’ambiente e il clima che gli agricoltori devono rispettare in cambio del sostegno nell’ambito della politica agricola comune.

Uno dei principali cambiamenti presenti nella revisione della Politica agricola comune è l’introduzione di una disposizione generale che consente agli Stati membri di concedere deroghe temporanee e mirate ad alcuni di questi requisiti, per esempio in caso di condizioni climatiche impreviste che impediscono agli agricoltori di rispettarli. Naturalmente gli Stati membri dovranno informare la Commissione in merito a tali deroghe.

Oltre a ciò, vengono introdotte esenzioni specifiche sul alcune buone condizioni, come ad esempio quello relativo alla copertura del suolo durante i periodi sensibili: gli Stati membri avranno maggiore flessibilità nel decidere quali suoli proteggere e in quale stagione, sulla base delle specificità nazionali e regionali. Ci sarà poi una maggiore flessibilità sulla rotazione delle colture utile per mantenere i terreni ricchi di nutrienti e fertili: rimarrà la pratica principale, ma gli Stati membri potranno utilizzare la diversificazione (più colture sullo stesso appezzamento) come alternativa, soprattutto nelle zone soggette a siccità o ad abbondanti precipitazioni.

Molto importante anche la modifica al vincolo sul mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio: salta del tutto l’obbligo a mantenere non coltivato almeno il 4 per cento dei terreni, che inizialmente era stato derogato solo per il 2024, e ora gli agricoltori ora saranno obbligati soltanto a mantenere gli elementi paesaggistici. Solamente su base volontaria, e con il sostegno dei singoli Stati, potranno decidere di mantenere i terreni a riposo o a creare nuovi elementi paesaggistici.

La revisione approvata esenta inoltre le piccole aziende agricole di meno di 10 ettari dai controlli e dalle sanzioni relative al rispetto dei requisiti di condizionalità previsti dalla Pac. Le aziende con meno 10 ettari sono il 65 per cento dei beneficiari della Pac, ricorda la Ue, quindi questa esenzione avrà un impatto positivo molto forte. Contemporaneamente però questo 65 per cento di aziende copre solo il 10 per cento dei terreni agricoli, in mano per il resto alle grandi imprese che dovranno sottostare ai vincoli, e dunque secondo il Consiglio gli obiettivi ambientali saranno comunque in gran parte salvati. Inoltre, la revisione della Politica agricola comune offre maggiore flessibilità ai Paesi membri della Ue, che potranno modificare i propri piani strategici della Pac due volte all’anno su base permanente, anziché una volta come avviene attualmente, per venire incontro a esigenze contingenti, come condizioni climatiche estreme o fattori esterni (si pensi alle crisi create dal conflitto in Ucraina).

Cosa succederà nei prossimi mesi

Per gli agricoltori sui trattori la revisione della Politica agricola comune è ancora troppo poco, per le associazioni ambientaliste di tutta Europa invece è un passo indietro rispetto agli obiettivi del Green new deal europeo perché la proposta di rimuovere le condizioni ambientali di base nella Pac è antidemocratica e alimenta la falsa narrativa secondo cui dobbiamo scegliere tra ambiente o agricoltura” quando l’evidenza “dimostra che essi dipendono l’uno dall’altro. Le misure proposte non faranno altro che compromettere proprio i posti di lavoro che la Pac dovrebbe sostenere a lungo termine”.

La posizione di mezzo è quella secondo cui, per il professor Pietro Paganini, professore in Business administration e fondatore di Competere – Policies for sustainable development, “le riforme verdi, come quelle proposte nella Pa, sono indubbiamente essenziali, ma non si possono ignorare i relativi costi” e che sia auspicabile “che la nuova Commissione e il nuovo Parlamento – attesi al rinnovo a giugno prossimo – procedano con maggiore considerazione, evitando di cadere nell’errore di favorire le corporazioni a scapito delle questioni ambientali. La vera sostenibilità si colloca all’intersezione di economia, ambiente e società”.

Nel frattempo, questa revisione della Politica agricola comune dovrà affrontare una vera lotta contro il tempo: vista la scadenza elettorale dell’8-9 giugno, la commissione per l’agricoltura del Parlamento europeo, che dovrà recepire le modifiche, ha deciso di ricorrere alla procedura d’urgenza, in modo che la posizione del Parlamento in prima lettura possa adottata nella plenaria del 22-25 aprile prossimo.  Il regolamento dovrà poi essere adottato formalmente dal Consiglio, firmato dai rappresentanti del Consiglio e del Parlamento europeo e pubblicato nella Gazzetta ufficiale. Il tutto necessariamente entro la fine di questa primavera.

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