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Prima vittoria per il lupo italiano. Il responso politico sul piano di gestione del lupo che ne autorizza l’abbattimento, è stato rinviato.
Che il lupo non sia un animale come gli altri è evidente, suscita reazioni diametralmente opposte, o si ama o si odia. Anche in passato la sua concezione era ambivalente, nella tradizione medioevale era visto come l’incarnazione del pericolo e del male, nelle antiche tradizioni nordiche evocava invece conoscenza e rivelazioni epifaniche. Oggi a dividere è il Piano di conservazione del lupo del ministero dell’Ambiente che prevede, tra le varie contromisure per mitigare il conflitto tra uomo e lupo, l’abbattimento di un numero di lupi non superiore al 5 per cento del numero complessivo in Italia.
L’approvazione politica del piano, quella definitiva, era attesa per il 2 febbraio, è invece stato deciso di rinviare la decisione. La presidenza della Conferenza stato–regioni ha infatti comunicato che il Piano di conservazione del lupo non verrà votato dalle regioni e sarà rimandato al ministro dell’Ambiente Galletti. “Vogliamo approfondire la discussione – ha dichiarato Stefano Bonaccini, leader dei governatori. – Ci sarà così il tempo per comprendere meglio visto che ci sono alcune misure che rischiano di non essere convincenti”.
L’approvazione del piano, già slittata a inizio febbraio, era attesa per giovedì 23 febbraio, in occasione della Conferenza stato-regioni. Invece il piano non sarà votato neanche il 23, la notizia ora è ufficiale ed è stata resa nota da fonti del ministero dell’Ambiente. Non si conosce invece ancora la nuova data dell’incontro fra il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e i presidenti delle regioni per discutere del piano, in particolare della misura che prevede l’abbattimento di un certo numero di lupi e che ha suscitato numerose polemiche.
Le associazioni per la tutela degli animali e dell’ambiente Lav, Lega nazionale del cane, Enpa, Lac e Lipu hanno lanciato nei giorni scorsi l’hashtag #cacciaunNO per chiedere al governo e alle regioni di non approvare il piano che, dopo 46 anni, riaprirebbe la caccia al lupo. Giovedì 2 febbraio le associazioni hanno consegnato ai rappresentanti del governo e ai presidenti delle regioni l’ultimo appello per la bocciatura della parte del piano che prevede l’uccisione dei lupi.
Alcune regioni si sono già schierate dalla parte del lupo, come il Lazio e il Friuli Venezia Giulia. “I lupi fanno i lupi e le esperienze di pacifica convivenza non mancano, ad esempio nel Parco nazionale della Majella, come documentato anche di recente”, ha dichiarato Debora Serracchiani, presidente della regione Friuli Venezia Giulia. Le associazioni ambientaliste invitano tutti i presidenti delle regioni a votare contro l’uccisione dei lupi.
EcoRadicali, l’associazione ecologista di Radicali Italiani, reputa il Piano di conservazione del lupo illegale, “in quanto viola leggi nazionali e direttive europee – ha dichiarato Fabrizio Cianci, segretario degli EcoRadicali. – L’Italia è già stata condannata per mancato rispetto delle norme in materia di protezione della fauna selvatica ed è attualmente sotto procedura d’infrazione proprio per violazione della stessa direttiva”. Per protestare contro l’abbattimento dei lupi EcoRadicali promuove un digiuno a cui hanno aderito 138 cittadini, i partecipanti invieranno una foto del loro piatto vuoto al ministro con l’hashtag #SALVAiLUPI.
Il presidente della regione Piemonte, Sergio Chiamparino, in un tweet si è espresso contro la caccia al lupo, definito “patrimonio faunistico ma anche culturale del nostro Paese”. Chiamparino aveva previsto che sarebbe slittata l’approvazione del piano. “Il nostro assessore all’Ambiente, Alberto Valmaggia, mi ha informato che dopo lunga discussione il documento è stato approvato, salvo il punto relativo all’abbattimento selettivo dei lupi, che sarà oggetto di un approfondimento politico nelle prossime settimane”.
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