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La nutria è un grosso roditore originario del Sud America, dall’alimentazione prevalentemente vegetariana e amante dell’acqua.
Topaccio gigante o piccolo castoro? Chi la disprezza non esita a definire la nutria (Myocastor coypus) un grosso ratto, ma a dire il vero assomiglia più al simpatico castoro, almeno nell’aspetto. Appartenente all’ordine dei roditori, la nutria è originaria del Sud e Centro America, ma dopo la sua introduzione per l’utilizzo in pellicceria, si è rapidamente diffusa anche in diversi paesi d’Europa, tra cui l’Italia. Grazie alla capacità di adattamento, alle potenzialità riproduttive e alla resistenza fisica, pochi esemplari di nutria fuggiti dagli allevamenti o incautamente liberati in natura sono sufficienti per colonizzare un’area di vaste proporzioni, intorno a fiumi, laghi e zone umide, dove si insedia con un impatto ambientale non irrilevante.
La nutria predilige ambienti semi-acquatici, trascorrendo gran parte del tempo in acqua. Le aree che presentano le condizioni ottimali per la proliferazione di questa specie sono gli ambienti deltizi e palustri caratterizzati da una fitta rete di canali intercomunicanti, che gli animali utilizzano per spostarsi e per colonizzare nuove aree. Vive anche in prossimità di fiumi e canali irrigui, lungo le sponde di laghi e paludi, ove sia presente la tipica vegetazione palustre. La nostra “castorina”, infatti, passa gran parte del suo tempo in acqua, dove si muove rapidamente e con agilità grazie alla robuste zampe palmate.
A causa della sua voracità che minaccia, oltre alla fauna acquatica, anche colture di barbabietole da zucchero, mais, patate e altre colture, la nutria è diventata in alcune zone un animale davvero scomodo che si tenta, con scarso successo, di eliminare. Tra le accuse mosse alla nutria, anche quella di essere veicolo di contagio, dopo che alcuni esemplari sono stati trovati positivi al virus della leptospirosi. Tuttavia – dicono gli esperti del Ministero dell’Ambiente – il suo ruolo epidemiologico quale diffusore ambientale dell’infezione risulta solo secondario ed occasionale.
La nutria è stata introdotta in Italia all’inizio degli anni Venti del secolo scorso, per la prima volta in Piemonte, per la produzione di pellicce. Quando il mercato di queste pellicce entrò in crisi le aziende chiusero e, anziché affrontare i costi di abbattimento degli animali ancora presenti negli allevamenti, li liberarono in natura, ignorando la determinazione e la capacità di adattamento delle nutrie che colonizzarono diversi ambienti naturali. Attualmente la nutria è molto diffusa nel centro e nord Italia, ed è anche presente, seppur in numero limitato, nell’Italia meridionale e nelle isole.
In Italia si è tentato diverse volte di arginare la diffusione della nutria tramite l’abbattimento ma con risultati infruttuosi. Questo animale gode dello status di specie naturalizzata e quindi, secondo la Legge 157/92, non cacciabile. Nel 2014 i direttori generali del Ministero della Salute, Silvio Borrello e delle Politiche Agricole, Giuseppe Cacopardi, emanarono una circolare che legalizzava lo sterminio e la tortura delle nutrie, anche all’interno delle aree protette e al di fuori del periodo di caccia. Tuttavia nel febbraio del 2016 tali ordinanze furono revocate perché giudicate illegittime. Sono in corso progetti di controllo di colonie di nutrie tramite la sterilizzazione che potrebbero rappresentare un’alternativa all’abbattimento con armi da fuoco.
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