Il 18 maggio in Romania si è tenuto il ballottaggio delle presidenziali e ha visto la sconfitta dell’estrema destra. Nel weekend si è votato anche in Polonia e Portogallo.
- Alle presidenziali in Romania, Nicușor Dan ha ottenuto il 53,6 per cento di voti mentre George Simion il 46,4 per cento.
- Alle presidenziali in Polonia se la vedranno al ballottaggio il filoeuropeista Rafał Trzaskowski e l’ultranazionalista Karol Nawrocki.
- Alle parlamentari in Portogallo la sorpresa è stata il partito di estrema destra Chega, che ha rotto decenni di bipolarismo.
Alla fine la Romania ha il suo presidente. Dopo l’annullamento delle elezioni presidenziali di novembre, le presunte interferenze russe, le proteste su larga scala della popolazione e diversi interventi giudiziari, il voto del 18 maggio ha decretato la vittoria di Nicușor Dan. Il candidato indipendente europeista se la vedeva al ballottaggio con l’estremista di destra ultranazionalista George Simion, che aveva vinto in modo schiacciante il primo turno elettorale di inizio maggio. L’affluenza è stata la più alta degli ultimi 20 anni per la Romania ed è proprio questa ampia mobilitazione ad aver reso possibile il ribaltone. Inizialmente Simion ha denunciato irregolarità nel voto, poi ha riconosciuto la sconfitta.
Le elezioni in Romania
Il 4 maggio 2025 in Romania si è tenuto il primo turno delle elezioni presidenziali. La chiamata alle urne è arrivata dopo l’annullamento del voto di novembre, che aveva visto l’affermazione dell’estremista di destra Călin Georgescu. Il voto era stato poi annullato dalla Corte costituzionale per presunte interferenze russe e Georgescu era stato escluso dalla nuova corsa per le indagini penali a suo carico.
Ad affermarsi al primo turno è stato George Simion, leader del partito ultranazionalista di estrema destra Alleanza per l’Unione dei Rumeni (AUR) e sostenuto dallo stesso Georgescu. Una vittoria schiacciante, con il 40,96 per cento dei voti, circa il doppio di Nicușor Dan, sindaco di Bucarest e sostenuto da una coalizione di partiti pro-europei, arrivato secondo. Il 18 maggio c’è stato il ballottaggio tra i due candidati. Ed è avvenuto il ribaltone.
Nicușor Dan ha ottenuto il 53,6 per cento di voti e Simion il 46,4 per cento. Un esito imprevedibile rispetto ai risultati del primo turno, che si può spiegare con l’altissima affluenza del ballottaggio. Se a inizio maggio aveva votato il 53,2 per cento degli aventi diritto, al secondo turno il dato si è alzato al 64,72 per cento. Una mobilitazione nata in reazione alla possibilità, o al rischio, che la presidenza della Romania potesse andare nelle mani dell’estrema destra. E che ha fatto confluire molti voti verso il candidato europeista Nicușor Dan.
Chi è Nicușor Dan
Nicușor Dan è il sindaco della capitale Bucarest, al suo secondo mandato. Si è contraddistinto per una strenua lotta alla corruzione e alla speculazione edilizia, mentre nella campagna elettorale per le presidenziali ha preso posizioni chiare a sostegno dell’europeismo, della Nato e dell’Ucraina contro l’aggressione russa.
Si tratta di una figura anti-sistema, nel senso che non appartiene ai partiti che negli ultimi tempi hanno governato la Romania e che sono stati bocciati dall’elettorato. Al primo turno Crin Antonescu, candidato della coalizione di governo, si è fermato al 20,18 per cento dei voti, piazzandosi terzo e non accedendo al ballottaggio. Questo ha provocato anche la caduta del governo.
Oltre che per l’alta affluenza contro l’estrema destra, la vittoria di Dan può essere spiegata anche per il suo profilo indipendente rispetto all’establishment politico romeno. “Il Paese vuole il dialogo, non l’odio”, ha dichiarato Dan quando è stata certificata la sua vittoria. Il candidato dell’estrema destra, George Simion, inizialmente ha denunciato irregolarità nel voto, poi ha riconosciuto la sconfitta.
Le elezioni in Polonia e Portogallo
Quelle in Romania non sono state le uniche elezioni dello scorso weekend. Anche la Polonia era chiamata al voto per il primo turno delle presidenziali. Il candidato liberare e filoeuropeista Rafał Trzaskowski, legato al partito di centrodestra Coalizione Civica che guida il governo e con posizione molto conservatrici sul tema dei diritti civili, ha ottenuto il primo posto nei consensi con il 31,2 per cento dei voti. Karol Nawrocki, candidato del partito di estrema destra Diritto e Giustizia, è arrivato secondo con il 29,7 per cento delle preferenze. Saranno loro a vedersela al ballottaggio, il 2 giugno.
Anche in Portogallo si è votato, in questo caso per le elezioni parlamentari. La vittoria è andata al partito di centrodestra di governo Alleanza Democratica, che ha ottenuto il 32,7 per cento dei voti ma ha perso la maggioranza. Al secondo posto, con il 23,2 per cento dei voti, si è piazzato il Partito Socialista, mentre la vera sorpresa è stata Chega, partito di estrema destra, che ha ottenuto con il 22,5 per cento dei voti e 52 parlamentari, gli stessi dei socialisti. Un risultato storico, che mette fine a decenni di politica portoghese all’insegna del bipolarismo. E che ha portato alle dimissioni da segretario generale del Partito Socialista di Pedro Nuno Santos.
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