La Russia contro la comunità lgbtqia+: vietata la bandiera arcobaleno

Una donna è stata accusata di aver “esibito i simboli di un’organizzazione estremista” sui social: erano foto della bandiera arcobaleno. Rischia il carcere.

In Russia l’arcobaleno, simbolo della bandiera lgbtqia+, è ufficialmente un simbolo estremista. Per la prima volta, infatti, una donna residente nella regione di Saratov, nella Russia sudoccidentale, è stata accusata di aver “esibito i simboli di un’organizzazione estremista”. La sua colpa? Aver pubblicato sui social network alcune foto della bandiera multicolore. Come si legge sul sito del progetto per la difesa dei diritti umani Pervyj Otdel, si tratta del primo caso di questo tipo arrivato in tribunale. Adesso la donna rischia una multa da mille a duemila rubli (10-20 euro circa al cambio attuale) o l’arresto fino a quindici giorni, e, in caso di recidiva, un procedimento penale con reclusione fino a quattro anni. 

Questo caso svela dunque i dettagli della sentenza della corte suprema russa che il 30 novembre 2023, su invito del ministero della Giustizia, ha riconosciuto il “movimento internazionale lgbt” come estremista. Nel documento che contiene le motivazioni della sentenza, fino a prima sconosciute, si legge che il “movimento lgbt” opera in Russia dal 1984, ed è emerso negli Stati Uniti negli anni Sessanta del Ventesimo secolo “come parte della politica di controllo delle nascite, insieme ad altre proposte che incoraggiano relazioni familiari non tradizionali”.

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In Russia sono vietate le manifestazioni Lgbtqa+ © ILMARS ZNOTINS/AFP via Getty Images

Così come scrive il sito indipendente Holod, la corte suprema e il ministero della Giustizia ritengono che il movimento lgbtqia+ si sia “diffuso” nel territorio di 60 regioni russe e che 281 persone siano coinvolte nelle attività del movimento. Come simbolo lgbtqia+, il documento indica per l’appunto la bandiera arcobaleno

La caccia alle streghe nelle scuole e sulle mappe geografiche

Prosegue in tutto il Paese la “caccia alle streghe” contro chi promuove i “valori non tradizionali”, con casi estremi che talvolta sfiorano il ridicolo. Dopo i “raid” in alcuni locali della comunità lgbtqia+ di Mosca, San Pietroburgo e altre città, durante i quali la polizia ha fotografato i passaporti dei clienti parlando di normali controlli antidroga, la direzione di una scuola nell’Estremo oriente ha dovuto scusarsi perché un insegnante si era travestito da Fanciulla delle nevi durante la festa di Natale.

L’Istituto russo geologico di ricerca intitolato a Karpinskij ha poi dovuto cambiare nome perché il suo acronimo ВСЕГЕИ (vsegei) in russo richiama la parola “gay”, e per lo stesso motivo anche il nome del mar Egeo era scomparso per qualche ora dalle mappe geografiche di YandexMaps. Allo stesso modo, case di produzione cinematografiche, teatri, biblioteche e librerie hanno dovuto eliminare opere e autori potenzialmente “estremisti”. 

La “crociata” contro la cosiddetta propaganda gay in Russia si è intensificata dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina, quando il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge che rende più restrittivi i divieti di propaganda lgbtqia+ e “il cambio di genere”, che in precedenza si applicavano solo in presenza di minori.

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