La Russia vieta qualsiasi intervento finalizzato alla transizione di genere

Aumentano le repressioni contro la comunità lgbtq+ in Russia, dove una nuova legge vieta la transizione di genere e le modifiche al sesso riportato sui documenti. Un provvedimento che va a colpire tanti ragazzi trans che speravano di evitare l’esercito – e la guerra – con il cambio di sesso.

  • A luglio 2023 il presidente russo Vladimir Putin ha approvato una legge che vieta il “cambio di sesso”, ovvero la transizione di genere e le modifiche al sesso indicato sui documenti.
  • Nel 2022 molte persone transgender avevano accelerato l’iter per diventare donna ed evitare l’arruolamento nell’esercito.
  • Con le nuove discriminazioni e il rischio di essere mandati in guerra, si teme un aumento dei suicidi e il fiorire del mercato nero dei farmaci e degli interventi chirurgici.

“Ho sperato fino all’ultimo di poter restare in Russia (…). Ma non capisco come si possa continuare a vivere qui. Mi sto già preparando ad affrontare i medici e i centri di arruolamento militare”. Renat, una ragazza transessuale di 21 anni, non ha mai avuto fretta di concludere il proprio percorso di transizione di genere. Solo ora, osservando allo specchio il suo corpo dall’aspetto femminile che non corrisponde più al sesso maschile indicato sui documenti, capisce che è tardi: a luglio 2023 il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge che vieta il “cambio di sesso”, ovvero la transizione di genere per coloro che non si identificano nel sesso assegnato alla nascita. Si tratta dell’ennesimo giro di vite contro la comunità lgbtq+ in Russia, schiacciata da anni di discriminazioni, diritti negati e leggi omofobe.

La nuova legge, approvata all’unanimità, vieta qualsiasi intervento chirurgico finalizzato al cambio di sesso, così come le modifiche al genere indicato sui documenti. Le uniche eccezioni riguardano gli interventi medici per il trattamento di anomalie riscontrate alla nascita.

Oltre a complicare l’acquisto dei farmaci per la terapia ormonale, il nuovo provvedimento annulla anche i matrimoni se uno dei due coniugi ha cambiato sesso, e impedisce alle persone transgender di diventare genitori adottivi o affidatari.

Secondo gli autori della legge, questa normativa nasce con l’obiettivo di “preservare la Russia, i suoi valori familiari e culturali e i suoi modelli tradizionali per i posteri, ostacolando la penetrazione dell’ideologia anti-familiare occidentale”.

“Pensate che negli ultimi dieci anni negli Stati Uniti gli interventi chirurgici di riassegnazione del sesso sono aumentati di cinquanta volte”, ha scritto sul proprio canale Telegram Vyacheslav Volodin, presidente della Duma, la camera bassa del parlamento, definendo questa pratica una “tendenza mostruosa”.

Dure invece le critiche sollevate dalla comunità lgbtq+, dai medici e dagli avvocati che in Russia lavorano a stretto contatto con le persone transgender: a loro avviso il provvedimento non fa altro che “discriminare e limitare l’accesso alle cure mediche per le persone con diagnosi di transessualismo” – in Russia è considerato ancora oggi un disturbo mentale. Il timore è che la legge porti a un aumento dei suicidi e al fiorire del mercato nero dei farmaci e degli interventi chirurgici.

Secondo l’avvocato Maksim Olenichev del team di “Pervyj otdel” (traducibile come “Prima divisione”, un progetto per la tutela dei diritti umani), la legge viola i diritti alla dignità umana e al rispetto della vita privata e familiare garantiti dal Patto internazionale sui diritti civili e politici, il trattato delle Nazioni unite entrato in vigore nel 1976.

Una repressione iniziata dieci anni fa

Non è la prima volta che la Russia mette in atto misure repressive contro la comunità lgbtq+. Il giro di vite è iniziato un decennio fa, quando il presidente Putin aveva annunciato per la prima volta la necessità di salvaguardare i “valori tradizionali della famiglia”. Nel 2013 il Cremlino aveva quindi adottato una legge che vietava la promozione delle “relazioni sessuali non tradizionali” in presenza di minori.

Nel 2020, poi, si è deciso di vietare il matrimonio tra persone dello stesso sesso, e l’anno scorso è stata firmata una legge che proibisce la “propaganda delle relazioni sessuali non tradizionali” anche tra gli adulti.

La guerra e lo spettro dell’arruolamento

Una chiave di lettura interessante la offrono i dati del ministero degli Interni russo elaborati dal giornale indipendente Mediazona: dopo l’invasione dell’Ucraina, in Russia si è registrato un boom di nuovi passaporti emessi proprio a seguito dei cambi di sesso: nel 2020 sono stati 428, 554 nel 2021 e quasi mille nel 2022.

Gli attivisti per i diritti umani spiegano che molti transessuali hanno accelerato l’iter del cambio di sesso per paura di essere arruolati e spediti in guerra, o perché spinti dalla necessità di aggiornare i documenti prima di emigrare, o per il timore che la transizione di genere fosse completamente vietata in Russia. Come effettivamente è accaduto.

soldati russi transgender
Dopo l’inizio della guerra con l’Ucraina molte persone hanno accelerato l’iter di transizione di genere con il timore di essere arruolati © Pixabay

Un nuovo esodo

Oggi Renat fa progetti per lasciare la Russia. Ma la partenza è ancora lontana: ci vorrà almeno un anno per mettere da parte un po’ di soldi e rifarsi una vita altrove. Al momento si è trasferita con la compagna in un villaggio sperduto nella provincia russa. E da lì racconta: “Speriamo di poter fare domanda di asilo, forse in Spagna, perché da quanto ne so è il posto più facile dove ottenerlo. Non riesco a immaginare quante persone stiano soffrendo. Io di notte non dormo quasi più… La sensazione è che attorno a noi tutto stia bruciando: siamo costretti a prendere decisioni in fretta, a cambiare e a partire”.

Dopo questa nuova stretta repressiva, varie persone transgender si stanno attivando per lasciare il Paese. “Sono in contatto con alcuni ragazzi trans che stanno progettando di emigrare — dice Jay Alberg, un ragazzo transgender di 27 anni originario della città russa di Petrozavodsk e oggi residente in Germania. Li aiuto a cercare informazioni sul trasferimento. Pensano a cosa fare, a dove andare… oppure si disperano, perché credono che all’estero non ci sarà niente ad aspettarli”.

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