Dai disturbi alimentari alle dipendenze, le storie vere di chi ha ripreso in mano la sua vita “grazie a un fiore”, nel libro Salvarsi con il verde di Andrea Mati.
Salvarsi con il verde – La rivoluzione del metro quadro vegetale (Giunti Editore), uscito lo scorso aprile, è il libro con cui Andrea Mati raccoglie le storie di persone che hanno ripreso in mano la propria vita grazie al contatto intenso e diretto con la natura.
Come Eugenio, risollevatosi dalla tossicodipendenza ispirandosi alla forza gentile della mimosa, e Alice, che ha sofferto di disturbi alimentari e ha trovato nel ciclamino un punto di riferimento.
A raccontare tutto questo e a presentare il libro sarà lo stesso Andrea Mati il prossimo 17 giugno, alle ore 18, nella cornice della festa per i 10 anni di Cascina Cuccagna a Milano.
Quando il profumo e la bellezza di un albero di mimosa gli restituirono sensazioni di benessere ormai perse da tempo, Eugenio non immaginava ancora quale immenso potere avrebbe esercitato su di lui la natura, riuscendo a strapparlo per sempre dal vortice oscuro della droga. Mentre giaceva in un letto di ospedale, annientata dagli effetti dell’anoressia, Alice non poteva sapere che il gracile ciclamino, portatole in dono da un amico, sarebbe diventato per lei un’ancora di salvezza e il viatico di un nuovo inizio. Queste sono solo due delle tante storie vere e straordinarie raccontate nel libro di Andrea MatiSalvarsi con il verde – La rivoluzione del metro quadro vegetale (Giunti Editore), uscito lo scorso aprile.
Salvarsi con il verde, questione di empatia biofilica
Il libro di Mati è una preziosa cronaca di vita vissuta con cui l’autore ha scelto di raccogliere e condividere quarant’anni di esperienza, passati ad accompagnare e recuperare persone afflitte da dipendenze e disabilità in un percorso di rinascita attraverso la natura e la cura del verde. Un modo per fare tesoro dei risultati raggiunti, grazie a un’immensa passione e alla collaborazione con scienziati e ricercatori, comunità di recupero e realtà impegnate nel sociale. Una comunione d’intenti messi al servizio del prossimo e basata sull’empatia biofilica, cioè, come leggiamo nel libro, “quello scambio di beneficio reciproco che ci fa sentire appagati e collegati in maniera ancestrale con la natura”.
A raccontare tutto questo e a presentare il libro Salvarsi con il verde sarà lo stesso Andrea Mati il prossimo 17 giugno, alle ore 18, nella cornice della festa per i 10 anni di Cascina Cuccagna a Milano, alla quale prenderanno parte anche il direttore scientifico di LifeGate Simone Molteni ed Elena Grandi, assessore di Ambiente e verde del Comune di Milano.
Dal 16 al 19 giugno 2022LA FESTA DEI 10 ANNI DI CASCINA CUCCAGNA4 giorni di musica, incontri, mostre, laboratori e…
Fiorire d’inverno, storie di piccoli grandi miracoli nel libro Salvarsi con il verde
Le storie di Eugenio e Alice (nomi di fantasia che proteggono l’identità di persone reali) fanno parte del secondo capitolo del libro Salvarsi con il verde che è scandito secondo i ritmi delle quattro stagioni, attraverso altrettanti capitoli dedicati ad autunno, inverno, primavera ed estate. Ad accomunare tutte le storie scelte da Andrea Mati è il rapporto salvifico e di reciprocità che esiste da sempre tra l’essere umano e la natura. Un rapporto che permette di ritrovare la speranza e fiducia nella vita anche a chi teme di averle perse per sempre. Tanti piccoli grandi miracoli di cui lo stesso autore è stato testimone e, in qualche modo, artefice nel corso della sua vita e che hanno portato alla fondazione di cooperative e vivai sperimentali, dedicati al recupero di persone vittime di dipendenze e alla creazione di veri e propri giardini terapeutici studiati per specifiche patologie, sindromi e disagi psichici.
Eugenio, la mimosa e lo spettro della droga
L’effetto salvifico della natura sulla mente umana è particolarmente evidente nei casi di persone affette da dipendenze, come droghe, gioco d’azzardo patologico e alcol. Partendo da un’esperienza di servizio civile in comunità per tossicodipendenti, Andrea Mati ha potuto sperimentare negli anni l’efficacia di questo rapporto atavico tra l’uomo e la natura anche in situazioni particolarmente difficili. Prima a San Patrignano e poi presso la Comunità Incontro di don Gelmini e il suo Centro di solidarietà di Pistoia, Mati ha potuto osservare come lavorare in giardini ad alta manutenzione aiuti chi soffre di dipendenze a scaricare l’attenzione primaria della mente dalle proprie fissazioni, aumentando il senso di responsabilità e, di riflesso, l’autostima delle persone.
La storia di Eugenio è sicuramente una delle più esemplari in questo senso e racconta in modo evidente la capacità delle piante di rieducare chi è vittima di dipendenze, contrapponendo alle false ricompense – offerte da droghe e altre sostanze – quelle vere, generate dal lavoro e dal rapporto con la natura.
Preda di una spietata dipendenza dalla droga, Eugenio si trovava in carcere quando un sacerdote lo accompagnò in giardino portandolo al cospetto di un maestoso albero di mimosa. Un incontro insolito che gli avrebbe cambiato la vita per sempre. “Era ancora inverno, ma quell’albero di mimosa era tutto fiorito. Il suo profumo e la sua bellezza rievocarono in me il ricordo di mia nonna. Qualcosa dentro di me si accese, innescando l’inizio di un profondo desiderio di cambiamento”.
La miracolosa capacità di questa pianta pioniera di fiorire in inverno diventa così il simbolo di una tenacia che l’autore descrive come la “forza gentile di una madre” e insieme la “capacità della natura di distillare vita”. Il connubio perfetto per offrire uno spiraglio di speranza a un uomo senza più nulla da perdere che da allora vive e lavora a stretto contatto con la natura, aiutando a sua volta persone vittima di dipendenze. “Chi più di me può capirle?”, ammette Eugenio. “Vedere la natura con il suo alternarsi delle stagioni è affascinante e regala sensazioni intense, soprattutto a chi le aveva perse, come me”, prosegue. “Adesso, quando vengo al lavoro e vedo le piante e i giardini che io stesso ho curato e seguito come un bambino, mi sento felice e provo una profonda soddisfazione. La bellezza della natura mi riempie il cuore”.
A distanza di tanti anni, leggere la sua storia nel libro Salvarsi con il verde è un’emozione forte per Eugenio, per il quale il rapporto con la natura è ormai una risorsa irrinunciabile. “Credo che possa essere di aiuto ad altri. Il verde ti porta a vivere un’esperienza diretta. Un quadro, per quanto bello, resta lì, appeso al muro. Un giardino è in continuo cambiamento e questo ti porta a guardare sempre oltre, sempre avanti. È uno stimolo per la mente”.
Alice, il ciclamino e la battaglia contro l’anoressia
Tra le tante patologie che possono essere curate grazie al rapporto con il verde ci sono anche quelle legate ai disturbi alimentari. Tant’è vero che, per aiutare chi ne soffre, esistono spazi verdi con aree di riabilitazione sensoriale e alimentare in cui i pazienti, prendendosi cura di piante e orti, riescono a ricostruire la propria immagine, in un percorso di scambio e riscoperta che contribuisce alla valorizzazione del sé e persino a potenziare le proprie difese immunitarie, con effetti fisiologici positivi.
Per raccontare tutto questo, Mati ha inserito nel suo libro Salvarsi con il verde la storia di Alice, “crisalide che non voleva diventare farfalla”, vittima di una patologia subdola come l’anoressia. Ridotta ormai a essere solo ombra di se stessa, Alice, era da tempo in ospedale, quando lo stesso Andrea Mati, amico di famiglia, le regalò un ciclamino. Una pianta dal forte valore simbolico che unisce bellezza e resistenza e che, come la mimosa, fiorisce in inverno quando le altre vanno in letargo.
“Non avevo più voglia di vivere e impegnarmi in niente. Anche se riuscivo molto bene negli studi, ero preda della mia malattia” racconta Alice. “Quel ciclamino fu per me un punto di svolta. Stava fiorendo in pieno inverno, mentre fuori faceva freddo. Era una pianta gracilina che mi ricordava un fiorellino di campo. A poco a poco mi sono affezionata a lei e mi ci sono identificata. Ho iniziato a curarla ed è diventata bellissima”. Questa miracolosa identificazione fu ovviamente solo un primo passo verso una lenta ma progressiva guarigione, che portò Alice a laurearsi in psicologia col massimo dei voti e a continuare a coltivare la sua grande passione per la musica classica.
Oggi, a distanza di diversi anni, Alice è una persona nuova che oggi, a sua volta, aiuta altre persone a risollevarsi o ad alleviare sofferenze dovute a disturbi e dipendenze. “Vedo tante persone cambiare la propria vita nel corso dei mesi”, racconta Alice, per la quale lavorare a contatto con il verde ha significato comprendere il valore del cibo offerto dalla terra, come dono della natura. “Lavorare a contatto con la natura tutto l’anno ti permette di vivere in una dimensione particolare e di sentirti parte di un disegno più grande”, prosegue Alice. “È un lavoro gratificante, ma anche duro, perché le piante hanno bisogno di cure costanti. In cambio, però, ti danno molto di più”.
Il ciclamino è rimasto un punto di riferimento nella sua vita: “Ora ne ho una grande collezione che coltivo in serra e che mi fa compagnia tutto l’inverno. È come avere un caro amico accanto, o un animale domestico. Parlo con loro, come se potessero rispondermi davvero. È un rapporto quasi infantile, ma credo funzioni perché li vedo crescere ogni anno, sempre più belli”.
Dopo essersi risollevata dal momento più buio, Alice non ha più avuto ricadute. “Avendo avuto un problema molto grave per quindici anni, il rischio c’è sempre e, come nelle dipendenze, il fantasma rimane. Una volta che ne hai preso coscienza, però, hai tanti strumenti per arginarlo, qualora dovesse ripresentarsi”. In questa sfida “la natura continua ad essere la più grande risorsa, perché ti permette di scoprire i ritmi della vita e di capire cosa è davvero importante”, prosegue Alice. “Vedere le persone che riprendono in mano la loro vita, dopo che tutto sembrava distrutto e perso, è una grande soddisfazione per me. È un motore forte per andare sempre avanti”.
Anche per lei, come per Eugenio, rileggere la propria storia nel libro di Andrea Mati è stato commovente. “Andrea l’ha scritta e raccontata molto bene, perché ha colto gli aspetti più importanti con tatto e delicatezza, ma anche sottolineando gli aspetti più crudi della malattia che vanno detti, senza troppi filtri. Sono passati tanti anni, ma lui si ricorda tutto nei particolari, come si ricorda di tutte le persone che ha aiutato, perché sono cose che lo toccano sempre nel profondo”. Le tante storie raccolte nel suo libro ne sono una chiara e toccante testimonianza.
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