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#PlantHealth4Life, l’iniziativa che vuole sensibilizzare chi viaggia fuori dall’Europa sull’importanza di non portare con sé piante, semi, fiori, frutta o verdura.
Che la vostra prossima esperienza di viaggio includa il cicloturismo, il trekking o un’avventura in barca, che cerchiate l’avventura, il relax o un’esperienza culturale, ricordate che ogni azione che compiamo quando viaggiamo racconta qualcosa di noi. Ce lo insegnano i principi del turismo consapevole, un’idea di viaggio che soddisfi i bisogni dei viaggiatori ma anche delle regioni ospitanti e che, allo stesso tempo, protegga gli habitat, rispetti la biodiversità e, possibilmente, migliori le opportunità del futuro.
Le vacanze estive si avvicinano e quale che sia la meta o le “modalità” che sceglierete (meglio se il treno, forme di trasporto condiviso o, se sarà l’auto, meglio se elettrica), la campagna #PlantHealth4Life, promossa dall’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, dalla Commissione europea in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, ci ricorda il legame fra le persone, il viaggio, la salute delle piante e l’ambiente.
#PlantHealth4Life, giunta alla sua terza edizione, vuole contribuire con i suoi messaggi a creare una nuova tipologia di viaggiatori, “cittadini che diventino ambasciatori della salute delle piante”, si legge in una nota. A cui segue un avviso: “Attenzione a non importare piante, semi, fiori, frutta o verdura al rientro da un viaggio extra Ue: un grave rischio per le nostre piante, l’ecosistema e l’ambiente agricolo e naturale”.
E il pensiero corre subito alle passate esperienze di viaggio e a chi, magari ingenuamente, è rientrato da un viaggio portando con sé un piccolo souvenir botanico. Pensateci bene: quella piantina raccolta durante un trekking nelle Ande, il rametto di eucalipto australiano come ricordo, la frutta esotica comprata al mercato di Bangkok per condividerla con gli amici al rientro. Gesti apparentemente innocui che nascondono però un pericolo invisibile, anzi più d’uno, come ha evidenziato l’Autorità europea per la sicurezza alimentare che con #PlantHealth4Life lancia un vero allarme.
La storia della Xylella è emblematica di quanto un organismo nocivo “viaggiatore” possa essere devastante. Questo batterio patogeno, probabilmente arrivato in Europa dall’America attraverso piante importate, è stato identificato per la prima volta in Puglia nell’ottobre 2013. Il risultato? Una vera e propria catastrofe ambientale ed economica, che abbiamo documentato in passato, un serial killer che specie in Puglia ha disseccato e ucciso o, peggio, condannato all’espianto, milioni di ulivi, causando ingenti perdite economiche e minacciando il patrimonio olivicolo europeo e la biodiversità del Mediterraneo.
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La questione è che “una pianta non è solo una pianta; può anche portare con sé altri organismi viventi”, come ci ricorda Giuseppe Stancanelli dell’Efsa. “Nel nostro mondo interconnesso, le piante si spostano più che mai. Ecco perché l’Ue si affida alla valutazione del rischio su base scientifica per comprendere e gestire le potenziali minacce alla salute delle piante.”
Con l’avvicinarsi delle vacanze estive e la ripresa dei viaggi internazionali il messaggio della campagna #PlantHealth4Life si fa ancora più importante. Un messaggio forte e chiaro: non portare mai con sé piante, semi, fiori, frutta o verdura al rientro da viaggi extra Ue. E il perché è facilmente spiegabile: anche un minuscolo seme, o un frutto all’apparenza innocuo, può rappresentare un pericolo enorme per i nostri ecosistemi.
Gli organismi nocivi, come batteri, virus, funghi, ma anche insetti e acari, possono nascondersi in qualsiasi vegetale e, una volta introdotti in nuovi territori, possono proliferare senza controllo. E a chi tende a “distrarsi”, un consiglio facile facile: “Se si ha cura di fare le valigie controllando che tasche e scompartimenti non trasportino piante o prodotti vegetali, si può evitare di imbarcare ospiti indesiderati”, sottolinea Bruno Caio Faraglia, direttore del Servizio fitosanitario centrale.
Ad aiutarci c’è anche la normativa europea, molto chiara a riguardo: tutte le piante e i prodotti vegetali, compresi i fiori recisi, devono essere accompagnati da un certificato fitosanitario per poter entrare legalmente nell’Ue. Questo documento, rilasciato dalle autorità nazionali dei paesi terzi, attesta che i prodotti sono privi di organismi nocivi. Un consiglio che i giardinieri professionisti conoscono bene e che, per questo, si rivolgono di norma a rivenditori europei affidabili che devono rilasciare un passaporto delle piante che garantisca la loro sanità fitosanitaria.
I cambiamenti climatici e l’aumento dei viaggi e del commercio globale stanno intensificando la pressione sui nostri ecosistemi, anche per questo l’Unione europea ha stilato un elenco di piante ad alto rischio per aiutare a identificare le specie più pericolose.
Ma come agisce un turista consapevole? Oltre alle modalità del viaggio, l’approccio alla storia, alla cultura e allo stile di vita di un popolo, nella cui diversità risiede il valore aggiunto, è uno degli aspetti fondamentali. Un valore del rispetto che, come abbiamo spesso spiegato, non può prescindere dal rispetto dell’habitat in cui si viene a contatto, con la sua biodiversità da preservare. E qui #PlantHealth4Life ci ricorda che per diventare “ambasciatori della salute delle piante” bastano piccoli gesti.
I consigli degli esperti, prima, durante e al rientro da un viaggio:
La campagna #PlantHealth4Life, giunta al terzo anno, è cresciuta rapidamente negli anni e ad oggi coinvolge 26 stati membri dell’Unione, 5 paesi in fase di preadesione e la Svizzera. L’Italia partecipa per la prima volta, insieme ad Austria, Bulgaria, Paesi Bassi e Romania. Non resta che una cosa semplice da tenere presente ogni volta che viaggiamo: una pianta non è solo una pianta; può anche portare con sé altri organismi viventi.
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