
Il rottweiler è un eccellente cane da guardia e da difesa. Attenzione, però, alla sua socializzazione di base e all’educazione durante l’infanzia.
Originario del Tibet, lo shitzu è un cagnolino sano e longevo. Scopriamone tutte le caratteristiche insieme all’educatore cinofilo.
Con il suo musetto dolce e rincagnato e la piccola taglia pochi immaginano che lo shitzu sia un valido cane da guardia. La storia di questa razza è antichissima. In origine era il cane da guardia dei monasteri tibetani. Abituato alla vita dei monaci, scarna e frugale, e temprato dal clima rigidissimo, lo shitzu ha sviluppato nei secoli un’indole versatile, ma soprattutto una salute di ferro che lo accompagna durante tutta la sua esistenza. Documenti e disegni risalenti al XVI secolo mostrano dei piccoli cani antenati della razza che somigliavano a leoni in miniatura.
Nel XVII secolo i primi esemplari furono portati dal Tibet alla Cina, dove andarono a completare la stirpe dei piccoli guardiani della Città proibita. Lo shitzu divenne così il cane preferito dalla corte imperiale cinese. Esemplari di questa razza venivano regolarmente donati dai monaci tibetani agli imperatori come prezioso omaggio accompagnato da una benedizione. Fino al 1912, anno in cui la Cina da impero divenne repubblica, questi piccoli cani non vennero mai esportati. Il primo esemplare arrivò in Inghilterra solo nel 1931. La razza venne poi riconosciuta dagli standard internazionali nel 1934.
Il carattere allegro dello shitzu e la sua indole vivace ne fanno un ottimo cane da compagnia. Ma non dimentichiamo che nel suo dna la razza ha anche l’abitudine e la propensione alla guardia del territorio. “È un cane adatto a chi cerca un soggetto che si adatti alla vita di città e sia anche un compagno allegro e sempre presente. Come tutti i cani necessità di attività, movimento e stimoli mentali, ma sicuramente la sua mole non si adatta ai lunghi trekking e a un’attività sportiva molto intensa”, spiega Bruno Ferrari, educatore cinofilo.
Nonostante la sua indole di “cane avvisatore”, lo shitzu abbaia pochissimo e mai a sproposito e riesce la legare con altri cani e diversi animali (gatti in testa) senza eccessivi problemi. Verso gli estranei il piccolo shitzu è sempre inizialmente diffidente e guardingo. Ma la frequentazione gli fa presto dimenticare ogni problema di accettazione nei confronti di chi frequenta abitualmente il suo nucleo familiare.
Lo shitzu si adatta facilmente a temperature rigide proprio perché proviene da un clima estremamente difficile come quello delle montagne tibetane. “Al contrario questo piccolo cane soffre molto il caldo e contrariamente a quanto si possa pensare il suo lungo manto diventa necessario soprattutto d’estate per proteggerlo dalle temperature elevate”, aggiunge Ferrari.
Lo shitzu perde pochissimo pelo e questa è una caratteristica che lo fa particolarmente apprezzare come cane da compagnia in appartamento. Qualche spazzolata periodica e un bagno ogni due/tre mesi – o quando è particolarmente sporco – favoriranno il ricambio del pelo e il benessere di cute e mantello. Questi cagnolini sono generalmente frugali e va evitato di farli ingrassare rimpinzandoli di cibo e bocconcini fuori pasto. Lo shitzu è un piccolo cane agile e vivace e non deve assolutamente assumere le sembianze di un nanerottolo obeso. Gli esemplari di questa razza hanno un unico punto debole: gli occhi e la zona perioculare, che deve essere sempre mantenuta pulita.
Cane fondamentalmente longevo – ci sono shitzu che arrivano in ottima forma ai 22 anni! – non ha grandi problemi di salute. Gli occhi sono il punto debole di questi piccoli cani. Visite oculistiche periodiche, soprattutto dopo gli 8 anni, saranno senz’altro una buona abitudine per scongiurare le principali malattie oculari come la cataratta, per esempio. La particolare conformazione del muso – rincagnato e corto – fa spesso soffrire lo shitzu di problemi come il respiro affannoso e il russare. Le visite periodiche del veterinario curante sono senz’altro consigliate per scongiurare patologie cardiovascolari che potrebbero colpirlo in tarda età.
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