
Viviamo in un mondo caratterizzato da molte crisi: sanitaria, economica e climatica. Da qui, nasce l’idea di creare una Costituzione della Terra.
L’attività principale delle comunità locali, la pastorizia delle renne, è minacciata dal clima che cambia. Per aiutarli un progetto di resilienza che unisce tradizione e innovazione.
Per le popolazioni indigene dell’Artico la transumanza delle renne, che ha una tradizione millenaria, rappresenta la principale forma di sostentamento. Le renne (Rangifer tarandus) sono infatti alla base dell’economia tradizionale di molte comunità indigene di Russia, Canada, Scandinavia e Alaska. Ma le renne non sono importanti solo dal punto di vista economico, hanno un elevato valore culturale e sono protagoniste di mitologie, feste e cerimonie. Quest’antica usanza è però oggi fortemente minacciata dai cambiamenti climatici e la sopravvivenza delle famiglie di pastori nomadi di renne e del loro mondo ancestrale è a rischio.
L’aumento globale delle temperature, che nell’Artico si sta verificando in modo significativamente più rapido rispetto al resto del mondo, sta provocando in Siberia inverni sempre più brevi e questi mutamenti stanno alterando la migrazione e l’alimentazione delle renne. Le specie vegetali si stanno infatti spostando verso nord, nelle lande più desolate della tundra, rendendo l’accesso al cibo una vera sfida per gli animali.
Per affrontare i cambiamenti climatici e sviluppare strategie di adattamento, le comunità di pastori siberiani hanno deciso di stringere partenariati mirati con la comunità scientifica. In questo modo sono riusciti a unire due mondi apparentemente agli antipodi, il sapere tradizionale degli abitanti locali, attenti osservatori del mondo naturale e dei suoi fenomeni da migliaia di anni, e le più moderne conoscenze tecnologiche, grazie, tra le altre cose, alle immagini satellitari della Nasa. Questa iniziativa senza precedenti per la salvaguardia delle renne ha portato allo sviluppo di collaborazioni internazionali e interdisciplinari con numerosi scienziati grazie al supporto del progetto Ipy Ealat, nato per valutare la vulnerabilità dei pastori di renne e offrire loro dati e informazioni per rispondere ai cambiamenti climatici attraverso una serie di differenti progetti.
Al progetto Ipy Ealat, sotto la supervisione delle istituzioni e organizzazioni indigene, lavorano pastori di renne, linguisti, meteorologi, avvocati, antropologi, biologi, geografi e filosofi, con lo scopo di aumentare la resilienza della pastorizia delle renne al cambiamento del clima. Il nome del progetto, “Ealat”, deriva dalla parola “pascolo” nella lingua Sami e riflette lo stretto legame che i nativi hanno con l’ambiente in cui vivono. I partner del progetto ritengono importante fornire ai popoli indigeni dell’Eurasia tecnologie che, combinate con le loro conoscenze, possano permettere di raggiungere uno sviluppo sostenibile dell’Artico. Per tenere sotto controllo i mutamenti del suolo e dei pascoli vengono utilizzati strumenti come satelliti e sistemi informativi geografici (Gis).
Un altro progetto, chiamato Pastorizia delle renne in un clima che cambia: conoscenza indigena e rilevamento remoto della Nasa, è nato grazie alla collaborazione con l’agenzia spaziale statunitense con l’obiettivo di tentare di prevedere con accuratezza gli eventi meteorologici, al fine di indirizzare le mandrie di renne a pascoli alternativi. I dati di telerilevamento della Nasa forniscono ai pastori informazioni preziose per affrontare al meglio la transumanza, come la qualità del foraggio, i cambiamenti del manto nevoso e lo sviluppo delle infrastrutture.
La buona riuscita dell’iniziativa, hanno affermato Mikhail Pogodaev, presidente dell’Associazione degli allevatori di renne, e Nancy Maynard, ricercatrice senior della Nasa, dipende dalla reciproca collaborazione e condivisione di informazioni tra nativi e ricercatori, con il pieno coinvolgimento delle popolazioni indigene.
Il progetto Ipy Ealat rappresenta il primo, audace e innovativo passo per consentire alle società tradizionali della Siberia di perpetuare i propri stili di vita e culture, fornendo loro l’accesso alla tecnologia moderna. A differenza di studi e iniziative precedenti, in cui le popolazioni indigene sono state spesso oggetto di ricerca, in questo caso sono proprio i nativi a condurre il progetto e la collaborazione tra indigeni e scienziati rappresenta un nuovo importante paradigma.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Viviamo in un mondo caratterizzato da molte crisi: sanitaria, economica e climatica. Da qui, nasce l’idea di creare una Costituzione della Terra.
Con l’installazione di Termoli ha preso il via la campagna “L’impronta del gigante invisibile”: ognuno di noi produce 7 tonnellate di CO2 all’anno.
Catania vive ore drammatiche a causa di un ciclone che potrebbe trasformarsi in un Medicane (Mediterranean Hurricane), un uragano paragonabile a quelli di origine tropicale.
Intervista a Gianmaria Sannino, climatologo dell’Enea: il Mediterraneo è un hotspot climatico, 50 gradi in Sicilia rischiano di diventare una consuetudine.
Nuovo rapporto del Cmcc mostra che le ondate di calore e le alluvioni saranno comuni a tutte le città, con una tendenza di crescita che appare già in atto. Ma le politiche di adattamento funzionano.
Uno studio della Banca Mondiale ha stimato il numero di migranti che potrebbero fuggire dalle loro terre, entro il 2050, per colpa del clima.
Intervista a Piera Tortora, coordinatrice del progetto Sustainable ocean for all dell’Ocse: “Si rischiano effetti globali catastrofici e irreversibili”.
Delusione dopo la video conferenza di Fridays for future con il primo ministro Conte e il ministro Costa. “Non ci hanno detto nulla di rilevante”.
A causa degli incendi che da settimane colpiscono gli Stati Uniti, il cielo dell’Oregon si è tinto di sfumature rosse dando vita a uno spettacolo surreale.