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L’Iucn ha pubblicato il report World Heritage Outlook: oltre un terzo dei siti Unesco versa in pessime condizioni. E nessuno di questi è italiano
Per stavolta – e solo per stavolta – chi gestisce per esempio i siti di Pompei, o di Villa Adriana o ancora di Agrigento, solo per fare qualche riferimento importante, può stare tranquillo.
Nell’ultima analisi dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), dal titolo Iucn World Heritage Outlook, pubblicata in occasione del Congresso Mondiale dei Parchi svoltosi a Sydney, nessuno dei 50 siti Unesco presenti sulla penisola è stato considerato “in grave pericolo”.
La notizia non è però questa. Dal report, che è abbastanza ottimista per il 63 per cento delle aree (di cui il 21 per cento ha una “buona prospettiva di conservazione” e il 42 per cento è considerato in “buono stato, ma con alcune preoccupazioni”), emerge una situazione allarmante per un terzo dei luoghi patrimonio dell’umanità.
Secondo lo studio, che rappresenta la prima valutazione globale dello “stato di salute” dei 228 siti naturali Unesco, il 37 per cento di essi è in grave pericolo (per la precisione il 29 per cento è descritto “con preoccupazioni significative” e l’8 per cento si trova in “pericolo critico” e con “necessità di urgenti azioni”) a causa del degrado, della presenza di specie invasive, del bracconaggio o dei cambiamenti climatici.
Delle aree patrimonio dell’umanità, finora, solo la metà sono state regolarmente monitorate attraverso la convenzione apposita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. Tra quelli in buono stato vi sono, per esempio, l’Etna, le Dolomiti e le Eolie.
Tra i luoghi più minacciati, si legge nel report, vi sono il Parco nazionale del Virunga in Congo, il Parco nazionale del Serengeti in Tanzania, la Barriera corallina australiana, Machu Picchu in Perù, e il Parco nazionale di Sundarbans in India, che ospita una popolazione di tigri in via di estinzione. In Europa, invece, nessun sito è ritenuto in pericolo critico.
Questo non significa che ci si debba dimenticare dello stato in cui versano i nostri siti…
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