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Gli Stati Uniti non hanno voluto inserire alcun riferimento alla gravità dei cambiamenti climatici nella dichiarazione finale del Consiglio artico, che pertanto non c’è stata. È la prima volta che accade dal 1996.
Riferimento blando o inutile al riscaldamento globale? E allora niente dichiarazione condivisa finale. Con questo esito inaspettato si è chiuso il Consiglio artico, il forum intergovernativo tra i paesi che si affacciano sul mar Glaciale artico e che si ritrova ogni due anni per discutere di questioni economiche e ambientali. In oltre venti anni, dal 1996, non era mai successo che il consiglio tra stati membri non trovasse un accordo sulla dichiarazione finale. La colpa sembra essere degli Stati Uniti che non hanno voluto inserire alcun riferimento ai cambiamenti climatici.
Difficile giungere a una posizione condivisa, dal momento in cui gli Stati Uniti non vogliono riconoscere gli effetti gravi ed evidenti del riscaldamento globale in atto nella regione artica, con temperature medie che aumentano al ritmo due volte maggiore rispetto al resto del mondo, come indicato dal documento messo a punto dalla presidenza finlandese.
Ed è stata proprio la Finlandia, paese ospitante dell’undicesimo incontro dei ministri a Rovaniemi, ad annunciare un cambiamento rispetto all’agenda: la dichiarazione finale comune sarebbe infatti stata sostituita da semplici dichiarazioni ministeriali.
Secondo fonti dell’agenzia di stampa Reuters, la versione della dichiarazione rifiutata dagli Stati Uniti diceva che i cambiamenti climatici costituiscono una “seria minaccia” per l’Artico.
For the 2nd time in history, all 8 foreign ministers from the Arctic States met for an #Arctic Council Ministerial. #Finland’s FM Timo Soini @Ulkoministerio: “We all are determined to show leadership in the development and governance of the Arctic region.” #ArcticMinisterial2019 pic.twitter.com/N0c22XUSt8
— Arctic Council (@ArcticCouncil) 8 maggio 2019
Oltre agli Stati Uniti fanno parte del Consiglio artico il Canada, la Danimarca, la Finlandia, l’Islanda, la Norvegia, la Russia e la Svezia. Mike Pompeo, segretario di stato americano, ha dichiarato al consiglio di non essere preoccupato per la situazione bensì soddisfatto dello scioglimento dei ghiacci dell’Artico: “Le continue riduzioni dei ghiacci stanno aprendo nuovi passaggi e nuove opportunità per il commercio. Potrebbe diminuire di quasi venti giorni il tempo necessario a viaggiare dall’Asia all’Occidente. Le vie marittime artiche potrebbero diventare i canali di Suez e di Panama del 21esimo secolo”. Ha poi concluso denunciando l’aggressività di Russia e Cina (che del Consiglio artico fa parte come paese osservatore) per le loro intenzioni di espansione sulla regione artica.
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