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Il legame tra gli italiani e la sostenibilità è positivo, è fatto da atteggiamenti concreti come la scelta di prodotti di consumo che racchiudono elementi di consapevolezza.
Il legame tra gli italiani e la sostenibilità è positivo, è fatto da atteggiamenti concreti come la scelta di prodotti di consumo che racchiudono elementi di consapevolezza. È il quadro disegnato dal primo Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile presentato il 14 maggio da LifeGate, punto di riferimento per lo sviluppo sostenibile in Italia, con la collaborazione di Eumetra, l’Istituto di ricerca sociale, economica e di opinione. La presentazione presso la Sala Buzzati, negli edifici storici che ospitano il Corriere della Sera nel cuore di Milano, ha visto la partecipazione, tra gli altri di Paolo Virtuani, giornalista del Corriere della Sera, Simona Roveda, direttore editoriale di LifeGate, il sondaggista Renato Mannheimer e il presidente della Fondazione UniVerde, Alfonso Pecoraro Scanio.
L’Osservatorio scatta una fotografia precisa grazie alla testimonianza di mille intervistati in rappresentanza della popolazione italiana e ha come obiettivo monitorare nel tempo la consapevolezza, i comportamenti e gli acquisti, aspetti che meglio rappresentano il grado di approccio verso uno stile di vita sostenibile.
Le aree di indagine
Gli aspetti, i temi presi in esame dall’inchiesta sono quattro: il livello di conoscenza, l’atteggiamento, il comportamento di consumo e il comportamento di acquisto. Inoltre si è cercato di approfondire il tema dell’alimentazione, centrale nel 2015 visto lo svolgimento di Expo Milano 2015, la prima esposizione universale dedicata alla nutrizione e al cibo.
Il quadro generale è chiaro: la maggioranza del campione intervistato lega la sostenibilità alla sfera ambientale, ecologica, mentre solo il 10 per cento ha una conoscenza più approfondita. Positivo è anche il dato sul coinvolgimento visto che quasi la metà (48 per cento) pensa che sia un tema di grande interesse e che ormai rappresenti uno stile di vita sempre più diffuso.
Chi è più sostenibile, in quale settore
L’analisi mostra come le persone con un’età compresa tra i 18 e i 34 anni sono quelle che manifestano un interesse maggiore verso la sostenibilità (37 per cento), seguite dalla fascia di età compresa tra i 35 e i 54 anni. E la crisi non sembra un freno o un ostacolo visto che il 47 per cento è interessato alla sostenibilità pur consapevole delle difficoltà economiche che riguardano l’Italia. Nel dettaglio, l’85 per cento sostiene e vede positivamente gli investimenti nelle forme di energia alternative e rinnovabili, l’80 per cento vorrebbe un potenziamento del trasporto pubblico per avere una valida alternativa all’uso dell’auto privata, il 75 per cento è interessato all’agricoltura e ai prodotti biologici. Non male anche l’omeopatia e la medicina tradizionale sostenute dal 68 per cento.
Nessun dubbio per quanto riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti la cui pratica è fondamentale per tre italiani su quattro, mentre il 65 per cento è favorevole a una trasformazione delle aree urbane edificabili in parchi e zone verdi. Un buon risultato lo ottiene anche il punto dedicato alla creazione di aree a traffico limitato e a pagamento per i veicoli, come l’Area C di Milano, sostenuta dal 41 per cento del campione.
I comportamenti e la consapevolezza
Ma nei fatti, quanti sono gli italiani che mettono in pratica ciò che dicono? Il 23 per cento si comporta effettivamente in modo sostenibile e il 24 per cento compra beni che rispettano l’ambiente, anche se a un costo superiore. LED e illuminazione a basso consumo vanno per la maggiore (37 per cent0) visto che di fronte a un costo iniziale maggiore, il risparmio nel lungo periodo è indiscutibile. Lo stesso vale per gli elettrodomestici (34 per cento).
Nella sostanza sono circa nove milioni gli italiani che sanno cos’è la sostenibilità e che ne sono coinvolti direttamente, che hanno un atteggiamento positivo verso queste pratiche e che sono disponibili a rivedere i propri acquisti e consumi nel rispetto dell’ambiente. Quello che forse ancora manca è un’informazione e una cultura adeguate in tal senso. Se solo gli italiani fossero più consapevoli, il loro approccio e coinvolgimento sarebbe senz’altro più intenso.
L’alimentazione nell’anno dell’Expo
Il cibo è forse l’unica cosa che accomuna ogni essere umano sulla Terra. E lo studio conferma tutto ciò visto che dei mille intervistati, il 48 per cento ritiene che l’alimentazione sia un fattore “impattante” anche sulla salute. L’88 per cento legge gli ingredienti che ci sono in un prodotto, così come i valori nutrizionali riportati in etichetta. L’81 per cento controlla la provenienza, la stagionalità dell’alimento. Un interesse tale che ha consentito anche di approfondire un altro aspetto solo apparentemente meno popolare, come quello relativo all’alimentazione biologica: il 75 per cento degli intervistati si pone con un atteggiamento positivo, di sostegno; il 31 per cento dichiara di consumare alimenti bio e l’83 per cento del campione sceglierebbe più facilmente questi prodotti se costassero come gli altri. Dall’altra parte, il 58 per cento verifica che l’alimento sia privo di organismi geneticamente modificati (ogm).
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